Articolo 21 - INFORMAZIONE
Calabria: giornalista minacciato si costituisce parte civile
di Alberto Spampinato
Il giornalista calabrese Agostino Pantano, assistito dall’avvocato Naso, si è costituito parte civile nel processo per violenza privata contro un dipendente del Comune di Gioia Tauro che lo minacciò per telefono nel 2009, quando era redattore del quotidiano ''Calabria Ora'' e responsabile della redazione di Gioia Tauro. Il Tribunale di Palmi ha accolto la costituzione di parte civile del giornalista nel corso dell’udienza del 1 giugno. L’imputato ammette la telefonata, ma sostiene di aver formulato niente altro che proteste per un articolo sul comportamento di alcuni dipendenti comunali e del sindaco.
Le indagini hanno invece accertato che la telefonata anonima, ricevuta dal giornalista sul cellulare, il 5 giugno del 2009, conteneva frasi offensive, scurrili e minacciose. Pantano chiese invano al suo interlocutore di presentarsi con nome e cognome e di formulare una precisazione o una rettifica. La Procura ha contestato il reato di tentata violenza privata, ritenendo che l’intento fosse di intimidire il giornalista e prevenire così la pubblicazione di altri articoli.
L'episodio si verificò nel clima rovente che, seguì lo scioglimento per mafia del consiglio comunale di Gioia Tauro (aprile 2008) e l’arresto dei vertici pro tempore dell’amministrazione. Il Comune era già stato sciolto nel 1991. Neppure per Pantano era la prima volta (confronta Rapporto Ossigeno 2009). Come ricordò , in un editoriale , subito dopo la telefonata minatoria, l’allora direttore di Calabria Ora, Paolo Pollichieni, per la sua inchiesta sugli scandali al Palazzo di città (in cui erano coinvolti uomini politici e dipendenti) Pantano aveva trovato una gomma della sua autovettura tagliata. Inoltre era stato allontanato in malo modo dal Municipio durante una conferenza stampa del sindaco.
LA DICHIARAZIONE DI PANTANO: « Ringrazio gli investigatori, la Procura e il Tribunale che anche in questo caso non hanno sottovalutato la gravità della mia denuncia. Ho deciso di costituirmi parte civile perché fatti come questo di cui sono rimasto vittima non devono essere minimizzati. Questi fatti si ripetono, da qualche anno a questa parte, con cadenza impressionante, specie in Calabria, e danno il senso di una patologia eversiva ordita nell’oscurità attraverso telefonate anonime, taniche di benzina, colpi di pistola, lettere minatorie. Quando si colpisce un giornalista, non si colpisce solo il singolo, ma il principio costituzionale della libertà di stampa e con esso il sistema democratico. Lo Stato deve garantire il diritto dei cittadini di avere una informazione libera da condizionamenti di ogni genere e deve colpire chi si macchia di crimini per impedire che ciò avvenga. L'intervento dello Stato è sempre necessario per confermare la volontà delle istituzioni di non lasciare soli e senza difesa i giornalisti. Ed è utile che un osservatorio come Ossigeno per l’informazione, espressione della Federazione nazionale della stampa e dell'Ordine dei Giornalisti, racconti questi fatti quando accadono e segnali il rischio di sottovalutare le minacce e le intimidazioni contro i giornalisti, ormai molto diffuse, che si dovrebbero considerare come una questione di valenza nazionale » .
IL COMMENTO DI OSSIGENO: « Una telefonata allunga la vita, dice il celebre spot. Una telefonata come quella ricevuta da Agostino Pantano può accorciarla. Toglie tranquillità, rende eroico il lavoro di chi per mestiere deve osservare e raccontare i fatti. Perciò ha fatto bene Agostino Pantano a denunciare l’episodio, a chiedere l’identificazione e la condanna del minacciatore, a costituirsi parte civile per far valere le sue ragioni nel processo, per essere a conoscenza delle indagini e degli atti. E’ un modo concreto di non minimizzare queste cose senza nemmeno esagerarle, di fare la propria parte chiedendo allo Stato di fare la sua. Ha ragione Pantano, quando si minaccia un giornalista per ciò che scrive non si può lasciar correre, perché si tenta di oscurare il diritto di tutti di sapere ciò che accade. E non si deve lasciar solo chi sceglie questa strada. Ad Agostino va perciò la solidarietà di Ossigeno per l’Informazione »
Le indagini hanno invece accertato che la telefonata anonima, ricevuta dal giornalista sul cellulare, il 5 giugno del 2009, conteneva frasi offensive, scurrili e minacciose. Pantano chiese invano al suo interlocutore di presentarsi con nome e cognome e di formulare una precisazione o una rettifica. La Procura ha contestato il reato di tentata violenza privata, ritenendo che l’intento fosse di intimidire il giornalista e prevenire così la pubblicazione di altri articoli.
L'episodio si verificò nel clima rovente che, seguì lo scioglimento per mafia del consiglio comunale di Gioia Tauro (aprile 2008) e l’arresto dei vertici pro tempore dell’amministrazione. Il Comune era già stato sciolto nel 1991. Neppure per Pantano era la prima volta (confronta Rapporto Ossigeno 2009). Come ricordò , in un editoriale , subito dopo la telefonata minatoria, l’allora direttore di Calabria Ora, Paolo Pollichieni, per la sua inchiesta sugli scandali al Palazzo di città (in cui erano coinvolti uomini politici e dipendenti) Pantano aveva trovato una gomma della sua autovettura tagliata. Inoltre era stato allontanato in malo modo dal Municipio durante una conferenza stampa del sindaco.
LA DICHIARAZIONE DI PANTANO: « Ringrazio gli investigatori, la Procura e il Tribunale che anche in questo caso non hanno sottovalutato la gravità della mia denuncia. Ho deciso di costituirmi parte civile perché fatti come questo di cui sono rimasto vittima non devono essere minimizzati. Questi fatti si ripetono, da qualche anno a questa parte, con cadenza impressionante, specie in Calabria, e danno il senso di una patologia eversiva ordita nell’oscurità attraverso telefonate anonime, taniche di benzina, colpi di pistola, lettere minatorie. Quando si colpisce un giornalista, non si colpisce solo il singolo, ma il principio costituzionale della libertà di stampa e con esso il sistema democratico. Lo Stato deve garantire il diritto dei cittadini di avere una informazione libera da condizionamenti di ogni genere e deve colpire chi si macchia di crimini per impedire che ciò avvenga. L'intervento dello Stato è sempre necessario per confermare la volontà delle istituzioni di non lasciare soli e senza difesa i giornalisti. Ed è utile che un osservatorio come Ossigeno per l’informazione, espressione della Federazione nazionale della stampa e dell'Ordine dei Giornalisti, racconti questi fatti quando accadono e segnali il rischio di sottovalutare le minacce e le intimidazioni contro i giornalisti, ormai molto diffuse, che si dovrebbero considerare come una questione di valenza nazionale » .
IL COMMENTO DI OSSIGENO: « Una telefonata allunga la vita, dice il celebre spot. Una telefonata come quella ricevuta da Agostino Pantano può accorciarla. Toglie tranquillità, rende eroico il lavoro di chi per mestiere deve osservare e raccontare i fatti. Perciò ha fatto bene Agostino Pantano a denunciare l’episodio, a chiedere l’identificazione e la condanna del minacciatore, a costituirsi parte civile per far valere le sue ragioni nel processo, per essere a conoscenza delle indagini e degli atti. E’ un modo concreto di non minimizzare queste cose senza nemmeno esagerarle, di fare la propria parte chiedendo allo Stato di fare la sua. Ha ragione Pantano, quando si minaccia un giornalista per ciò che scrive non si può lasciar correre, perché si tenta di oscurare il diritto di tutti di sapere ciò che accade. E non si deve lasciar solo chi sceglie questa strada. Ad Agostino va perciò la solidarietà di Ossigeno per l’Informazione »
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