Articolo 21 - INTERNI
Le responsabilità dei giudici
di Nicola Tranfaglia
La Lega Nord si rivela sempre di più il vero partito anti-sistema nella pericolante coalizione con il populismo berlusconiano,uno dei tanti partiti personali che inquinano oggi la politica italiana. Il progetto di legge del leghista Gianluca Pini(relatore quest’anno della legge comunitaria 2010) andrà in aula appena possibile nei prossimi giorni(ci sono pochi esponenti del PDL che dissentono e non si fanno vedere in aula).
E questo avverrà malgrado il monito del Consiglio Superiore della Magistratura sul fatto che “mette seriamente a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura” modificando la legge Vassalli n.117 del 1988 che limitava la responsabilità ai casi di dolo e colpa grave e la fa invece scattare in ogni caso di “violazione manifesta del diritto” annullando la precedente salvaguardia fissata in quella legge,secondo cui “non può dar luogo a responsabilità l’attività di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove.”
Oggi sappiamo da alcuni giornali che i super-berlusconiani, Manlio Contento e Francesco Paolo Sisto, stanno cercando di presentare una formula meno dura ma c’è da dubitare che si trovi in breve tempo di fronte all’imminenza della discussione parlamentare e al recente voto del Plenum dell’organo di autogoverno dei giudici che, con diciannove sì e soltanto quattro no(dei membri laici del PDL), ha definito la riforma uno strumento legislativo che potrebbe costringere il giudice a risarcire i danni anche se ha sbagliato “senza colpa” o “per interpretazioni non conformi ai precedenti” o ancora “per mera responsabilità oggettiva”.
E questo è un effetto che va in direzione opposta a quello dell’Unione Europea e persino alla sentenza recente della Corte di Giustizia Europea che ha innescato la modifica dopo una condanna dell’Italia.
Siamo, insomma, all’ennesima ripetizione del tentativo di Berlusconi di conseguire un duplice obbiettivo politico e istituzionale:punire, con un provvedimento lampo, i giudici(e non soltanto i pubblici ministeri tanto odiati dal leader populista)e,nello stesso tempo, intimidirli in maniera durevole rispetto a future decisioni che possano toccare i potenti e i garantiti dall’attuale sistema paramafioso favorevole al governo.
All’interno della maggioranza qualcuno dice già che,se mancheranno i numeri, si dovrà rinviare l’articolo cruciale del progetto a settembre,alla comunitaria del 2011.
Ma l’ipotesi segnerebbe un’ennesima sconfitta in extremis per la coalizione PDL-Lega che afferma, ad ogni piè sospinto, di voler completare la legislatura fino al 2013 e, soltanto in quell’epoca, andare alle elezioni politiche.
Non sono rimasti ormai in tanti a credere alla favola del 2013 e la manovra economica di Tremonti, che cerca di esportare i grandi tagli contro i lavoratori dipendenti e a tempo determinato agli anni futuri, addossando l’onere alla futura maggioranza parlamentare uscita da prossime elezioni, la dice lunga sulle effettive previsioni del ministro dell’Economia e di una parte della medesima maggioranza parlamentare.
In ogni caso la legge Pini è,a mio avviso, da bloccare in parlamento e nel paese perché rischia, nello stesso tempo, di mettere i magistrati con le spalle al muro e di spingerli a difendersi invece che applicare le leggi secondo i fondamentali principi costituzionali.
Piuttosto che favorire la collaborazione leale tra i poteri e gli organi costituzionali, la proposta Pini pone all’indice i magistrati a favore di un potere esecutivo che già non si batte in maniera efficace e adeguata contro la corruzione e l’illegalità crescenti e non affronta in primo luogo i problemi urgenti che riguardano il lavoro dei giovani,l’assistenza dei non sufficienti e dei disabili,le libertà di tutti(in mancanza di una riforma del sistema radiotelevisivo e di una battaglia decisiva contro i conflitti di interessi).
E’ difficile,mi pare, pur con tutta la buona volontà,far peggio di così.
E questo avverrà malgrado il monito del Consiglio Superiore della Magistratura sul fatto che “mette seriamente a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura” modificando la legge Vassalli n.117 del 1988 che limitava la responsabilità ai casi di dolo e colpa grave e la fa invece scattare in ogni caso di “violazione manifesta del diritto” annullando la precedente salvaguardia fissata in quella legge,secondo cui “non può dar luogo a responsabilità l’attività di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove.”
Oggi sappiamo da alcuni giornali che i super-berlusconiani, Manlio Contento e Francesco Paolo Sisto, stanno cercando di presentare una formula meno dura ma c’è da dubitare che si trovi in breve tempo di fronte all’imminenza della discussione parlamentare e al recente voto del Plenum dell’organo di autogoverno dei giudici che, con diciannove sì e soltanto quattro no(dei membri laici del PDL), ha definito la riforma uno strumento legislativo che potrebbe costringere il giudice a risarcire i danni anche se ha sbagliato “senza colpa” o “per interpretazioni non conformi ai precedenti” o ancora “per mera responsabilità oggettiva”.
E questo è un effetto che va in direzione opposta a quello dell’Unione Europea e persino alla sentenza recente della Corte di Giustizia Europea che ha innescato la modifica dopo una condanna dell’Italia.
Siamo, insomma, all’ennesima ripetizione del tentativo di Berlusconi di conseguire un duplice obbiettivo politico e istituzionale:punire, con un provvedimento lampo, i giudici(e non soltanto i pubblici ministeri tanto odiati dal leader populista)e,nello stesso tempo, intimidirli in maniera durevole rispetto a future decisioni che possano toccare i potenti e i garantiti dall’attuale sistema paramafioso favorevole al governo.
All’interno della maggioranza qualcuno dice già che,se mancheranno i numeri, si dovrà rinviare l’articolo cruciale del progetto a settembre,alla comunitaria del 2011.
Ma l’ipotesi segnerebbe un’ennesima sconfitta in extremis per la coalizione PDL-Lega che afferma, ad ogni piè sospinto, di voler completare la legislatura fino al 2013 e, soltanto in quell’epoca, andare alle elezioni politiche.
Non sono rimasti ormai in tanti a credere alla favola del 2013 e la manovra economica di Tremonti, che cerca di esportare i grandi tagli contro i lavoratori dipendenti e a tempo determinato agli anni futuri, addossando l’onere alla futura maggioranza parlamentare uscita da prossime elezioni, la dice lunga sulle effettive previsioni del ministro dell’Economia e di una parte della medesima maggioranza parlamentare.
In ogni caso la legge Pini è,a mio avviso, da bloccare in parlamento e nel paese perché rischia, nello stesso tempo, di mettere i magistrati con le spalle al muro e di spingerli a difendersi invece che applicare le leggi secondo i fondamentali principi costituzionali.
Piuttosto che favorire la collaborazione leale tra i poteri e gli organi costituzionali, la proposta Pini pone all’indice i magistrati a favore di un potere esecutivo che già non si batte in maniera efficace e adeguata contro la corruzione e l’illegalità crescenti e non affronta in primo luogo i problemi urgenti che riguardano il lavoro dei giovani,l’assistenza dei non sufficienti e dei disabili,le libertà di tutti(in mancanza di una riforma del sistema radiotelevisivo e di una battaglia decisiva contro i conflitti di interessi).
E’ difficile,mi pare, pur con tutta la buona volontà,far peggio di così.
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