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Sacrifici e lusso degli italiani
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di Adriano Donaggio

Sacrifici e lusso degli italiani Ha detto il Presidente della Repubblica, unico perno della nostra civile in questi momenti travagliati e insidiosi, forse drammaticamente travagliati e insidiosi, “per lunghi anni l’ Italia ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità”. E qui si è fermato. Più in là non poteva andare, il suo ruolo istituzionale non gli consentiva di andare oltre. Il compito di andare oltre resta all’analista politico, a chi si occupa di politica perché se è vero, e come è vero, che l’ Italia si è concessa lussi e spese che non si poteva permettere, è vero che questo non riguarda certo gli abitanti di Scampia, o quelli delle periferie romane,  gli operai di Porto Marghera o delle Aziende sarde. Non certo i cassaintegrati o i disoccupati. Se c’ è una malattia, occorre una terapia, ma per fare una terapia occorre una diagnosi e chi fa politica non può rinunciare a fare la sua diagnosi, specie dopo un invito così autorevole.

Cominciamo col dire che l’ Italia per lunghi anni si è permessa di mantenere e lasciare che facessero quel che volevano una moltitudine di evasori fiscali, cui è stato consentito, di riportare in patria i soldi depositati all’estero a prezzi stracciati (quando e se hanno deciso di farlo). Di avere condoni fiscali che non sono certo andati a beneficio dei lavoratori a reddito fisso che vedono le trattenute fiscali, prese dallo Stato, mese per mese, direttamente sui loro stipendi.

Certo. A chi in tutti questi anni ha goduto di privilegi, ingiustificati e molto più spesso illegittimi, conviene stravolgere le parole del Capo dello Stato, far credere che sono stati tutti gli italiani a vivere al di sopra delle nostre possibilità. Ma non sono stati, lo sappiamo bene, i cassaintegrati, i giovani senza lavoro, i pensionati,  a pasteggiare a champagne, a comprarsi ville in Costa Azzurra, Yacht, motoscafi d’ alto bordo, nel paese che ha uno dei più alti debiti pubblici del mondo.

Certo che l’ Italia è vissuta al di sopra delle proprie possibilità. Tanto per essere precisi non poteva permettersi opere pubbliche che sono costate l’ ira di Dio per pagare tangenti, rendere felici faccendieri e speculatori. E non pare si tratti di casi isolati, ma di un sistema diffuso, che andava dalle strade agli ospedali, agli interventi per le calamità naturali, alle spese più spese assurde. Il nostro Paese, con i problemi e il debito pubblico che ha, poteva permettersi il lusso di spendere 250 milioni per lavorare al progetto di un ponte sullo Stretto di Messina che, quali che siano le valutazioni di merito, non ha i soldi per costruire? E’ un Paese, il nostro, che poteva spendere in modo discutibile, a Venezia, alcune decine di milioni di euro per un Palazzo del Cinema che per ora è solo un buco ricoperto da un enorme telone, tanto che un Consigliere comunale della maggioranza, Jacopo Molina, con il garbo dovuto, ha chiesto alla Corte dei Conti se non debba valutare l’ ipotesi di danno erariale? Un esempio riferito al Sud e uno al Nord, ma quanti se ne potrebbero fare?

Oggi il nostro paese è sotto un pesantissimo  attacco della speculazione finanziaria (è messa in discussione persino la credibilità e la solvibilità dei nostri titoli pubblici e quindi le banche italiane che li detengono). E’ una speculazione che sarebbe interessante indagare per capire se ci sia del losco sottostante, quanto ci sia di guerra all’ Euro. Certo trova un terreno reso facile da un governo che è quello che è, da una gestione della cosa pubblica, ai più diversi livelli (basti pensare, per quel che riguarda la vita dei ministeri, a quel che si dice, se verrà confermato dal giudice, del consigliere Milanesi), a quello che sta succedendo in alcuni Comuni, anche del Nord, con la gente in Piazza a chiedere al Sindaco di andarsene.
Ecco. Questo è il problema. Chi si è concesso, chi ha sfruttato un paese regalandosi lussi inusitati, spesso vergognosi e penalmente perseguibili, depauperando quella parte degli Italiani che vive con lo stipendio contato, la pensione ridotta a quello che è, con in più il carico di aiutare il figlio disoccupato.

Altroché se l’ Italia è vissuta al di sopra delle proprie possibilità, con il proprio capitale divorato da mafie e squali di tutti i tipi come si legge sui giornali di tutti i giorni.

Ora siamo al redde rationem. E i sacrifici, volenti e nolenti, dobbiamo farli tutti o, comunque, saranno pagati da tutti. Resta un ultimo problema. Un ministro che viveva, inconsapevole (anche Scajola era un inconsapevole, si sta formando una nuova corrente politica, quella degli inconsapevoli), in una casa per cui venivano pagati 8500 euro al mese, che aveva a pochi metri dalla sua scrivania un collaboratore che viaggiava in Ferrari o non so quali altre macchine di lusso, ha l’ autorevolezza per guardare in faccia gli italiani e dire loro: il momento è grave, devo chiedere a tutti di fare sacrifici per il bene del Paese. Vi chiedo molti sacrifici, ma vi prego di fidarvi di me, di me che guardo al futuro del Paese, ai vostri interessi reali. Ecco, questo ministro, ha l’ autorevolezza per rivolgersi al Paese e fare questo discorso? E che abbia o non abbia questa autorevolezza, sarà creduto, troverà un paese pronto a fidarsi?

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