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Carcere: avvocati e magistrati in rivolta
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di Bruna Iacopino

Carcere: avvocati e magistrati in rivolta

Anche i giudici comincino a pensare all'obiezione di coscienza. Di fronte al silenzio e alla stasi della politica, il giudice penale Piergiorgio Morosini, di Magistratura democratica lancia la sua provocazione. La sede: la tavola rotonda promossa da UCPI ( Unione Camere penali italiane), Magistratura democratica, associazioni che lavorano con i detenuti, per discutere del problema sovraffollamento e proporre soluzioni concrete, messe nero su bianco su un documento.
Diversi gli interventi, ma unanimi nei contenuti e nelle proposte: il carcere deve rappresentare l'estrema ratio e non l'unica soluzione possibile, perchè così facendo peggiorano le condizioni di vita dei detenuti e di chi lavora nelle carceri e aumentano i fenomeni di recidiva.

Le proposte sono quelle portate avanti da anni da diversi soggetti, dall'associazione Antigone in primis, dai Radicali, dagli stessi sindacati di polizia penitenziaria...
Come primo punto, viene sottolineato, è necessario  arrivare alla depenalizzazione di alcuni reati quali quelli legati alla droga ( legge Fini-Giovanardi) con la “ridefinizione delle tabelle ministeriali relative ai quantitativi ad uso personale", all'immigrazione clandestina ( Bossi-Fini sull'immigrazione), e ai reati di “recidiva” ( legge ex-Cirielli).
A questo bisogna aggiungere poi un passaggio ulteriore ma fondamentale: ovvero il ricorso alle misure alternative soprattutto laddove, sostengono i relatori, il 60% dei detenuti ha una pena o un residuo di pena inferiore a tre anni.
Mentre, facendo appena un passo indietro, se anche soltanto venissero fissati paletti più rigidi per l'utilizzo della custodia cautelare parte del problema sarebbe già risolto.

Una ricetta semplice, a ben vedere, e che non ha sicuramente bisogno di troppe spiegazioni per essere compresa perché troppe volte già avanzata. Ma che, ciononostante, non riesce a trovare validi interlocutori.
La novità rappresentata dall'appuntamento odierno è invece la molteplicità dei soggetti coinvolti e proponenti, Unione delle Camere penali italiane, Antigone, Ristretti orizzonti, A buon diritto, Forum delle droghe, fino all'Associazione Nazionale Magistrati che ha espresso pieno sostegno al documento presentato. Un coro che indica anche il livello di malessere crescente degli istituti di pena e che necessita soluzioni immediate, di natura politica e non certo edilizia, sottolinea il presidente ANM. Piuttosto un maggiore ricorso alle misure alternative, che ricordiamo sembrano essere a rischio proprio per mancanza di fondi.

Carenze che pesano direttamente e in maniera piuttosto grave sulla popolazione carceraria colpendo anche bisogni fondamentali come nel caso del carcere di Dozza, dove, denuncia la direttrice, da ottobre potrebbero mancare anche i soldi per coprire i pasti.
E come alla Dozza le situazioni a rischio sono molteplici, da Nord a Sud, mentre prosegue silenziosa la scia di morte dietro le sbarre: l'ultima ieri mattina nel carcere di Trani, dove una donna di 32 anni è stata trovata priva di vita. Morte per cause naturali si legge dalla cronaca locale.
E, dietro, non è difficile intravedere l'altro dramma: un'assistenza sanitaria, carente, quando non inesistente, condizioni di promiscuità eccessiva, epidemie... tutto per una riforma del sistema sanitario in carcere applicata a metà e, anche qui, per la solita, cronica, inevitabile carenza di fondi.
Tolte sporadiche dichiarazioni a mezzo stampa, e poche lodevoli eccezioni ( lo sciopero della fame di Pannella per esempio), in linea di massima la politica continua a tacere o a far finta di nulla.
Fino a quando?


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