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Norvegia, dal fondamentalismo islamico a quello cristiano. Il ruolo dei media
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di Gianni Rossi

Norvegia, dal fondamentalismo islamico a quello cristiano. Il ruolo dei media

La storia, anche la più recente, spesso non insegna  ad evitare gli errori e a non commettere nuovi orrori. Specie ai media. Per molte ore, troppe, anche a causa di rivendicazioni fasulle, il mondo è stato inondato di informazioni a senso unico: la responsabilità delle stragi ad Oslo e sull’isolotto di Utoya (almeno 92 morti, quasi tutti giovani) era della jihad islamica. Poi, si è scoperto che l’autore delle due stragi che hanno sconvolto la ricca, socialdemocratica e pacifica Norvegia, patria del multirazzialismo, governata da una coalizione “rosso-verde”, era stato un giovane biondo, Anders Behring Breivik di 32 anni, norvegese, proprietario di una fattoria di “agricoltura biologica”, sedicente  “cristiano fondamentalista, conservatore, anti-islamico e single” (dal suo profilo su Facebook). Il nemico, insomma, non è da ricercarsi tra i tanti gruppi semiclandestini che vivono in Europa e che si rifanno al fondamentalismo islamico, alle cosiddette “cellule dormienti” di Al Qaeda, ma dentro di noi, dentro alla nostra civiltà, alla nostra cultura, alla nostra religione!
 
Forse Breivik non ha agito da solo, anche perché preparare un attentato dinamitardo di quella vastità e dopo mezz’ora ritrovarsi nell’isolotto, travestito da poliziotto, sparando senza tregua e addirittura uccidendo spesso le giovani vittime con un “colpo di grazia” alla testa (come facevano i nazisti agli ebrei che venivano trucidati nelle fosse comuni), fa sospettare che sia stato aiutato da altre persone. E alcune testimonianze di giovani laburisti sopravvissuti al momento propendono per questa ipotesi. La notizia, come per altre stragi, a cominciare da quella stravolgente dell’attacco alle Torri Gemelle di New York dell’11 Settembre 2001 (siamo già al decimo anniversario fra un mese e mezzo!), ha inondato tutti i media del mondo e i siti WEB, con le immancabili disinformazioni anti-islamiche: sintomo che nella memoria collettiva ancora non è finito “lo scontro di civiltà”. Addirittura il quotidiano britannico scandalistico “Sun”, dello “Squalo” Rupert Murdoch (sotto inchiesta in Gran Bretagna, Stati Uniti ed Australia per i suoi metodi “ non ortodossi” di utilizzare i suoi giornali), titolava ancora contro Al Qaeda e il ritorno delle stragi come nell’11 settembre. Ma anche il quotidiano italiano “Libero”, nonostante le notizie sulla matrice cristiana e norvegese dell’attentatore fossero circolate in tarda serata, sabato mattina titolava ancora: "Con L'Islam il buonismo non paga. Norvegia sotto attacco:un massacro". L’orticaria antislamica è dura da debellare, specie se colpisce gli ambienti di destra!
 
Il risveglio, invece, è stato peggio dell’incubo trascorso durante la notte!
 
Il giovane “ariano” Breivik è la punta dell’iceberg che si staglia minaccioso contro la derelitta Europa, sempre più simile ad un Titanic, in preda alle tormente di crisi economica e identità culturale, di un abbrutimento politico foriero di cattivi presagi. Un’Europa dominata dall’euroscetticismo e senza più idee-guida per ritornare ad essere, invece, un baluardo di pace, prosperità e tolleranza, come è stata dal secondo dopoguerra alla nascita dell’Euro. Morti o scomparsi dalla scena i grandi leader di tradizioni socialdemocratiche o cristiano-sociali e liberali, con in testa e nel cuore la stessa identità europeista, l’Unione Europea, l’Eurozona e l’Europa geo-politica si sono come dissolte nelle nebbie atlantiche, come successe al Titanic poco prima di scontrarsi con il fatale iceberg. Da anni, ormai, un’onda lunga neo-fascista, razzista, anti-islamica, euroscettica, protezionistica, si sta impadronendo dei piccoli stati del Nord Europa, laddove per quasi un secolo la socialdemocrazia aveva impiantato le proprie bandiere di sviluppo sociale, tolleranza, welfare state diffuso, solidarismo, portando benessere crescente e diventando un esempio politico di come potessero coesistere le ricette di origine marxista con le regole dello stato capitalistico e liberista.
 
Oggi, assistiamo al diffondersi di movimenti e partiti, a volte nati sulla Rete, che si richiamano a valori ultratradizionalisti cristiani, antiabortisti, revisionisti storici (contro il riconoscimento della Shoah, ma a favore della politica militaristica ed espansionistica di Israele, a spese dei palestinesi), ferocemente contrari a qualsiasi integrazione culturale e ostili a qualsiasi forma di accoglimento di emigranti extra-comunitari, spesso identificati come “il pericolo islamico”. In questa “terra di mezzo”, dove la storia e le ideologie del passato si mescolano come in un romanzo epico, fantastorico, tipo “Il Signore degli anelli”, il vero lascia il posto al verosimile, culture e ideologie un tempo in antitesi tra di loro si fondono in una miscela esplosiva, fantascientifica e, purtroppo, anche micidiale: i riti più fantasiosi del primo periodo nazista si sovrappongono ai riti di iniziazione massonica. Come unire il diavolo all’acqua santa!
 
Il giovane Breivik andava fiero nelle sue pagine Facebook e Twitter di mostrarsi indossando i paramenti della massoneria, ma si vantava di essere anche  un esperto di videogiochi di guerra e di caccia, amante del body-building. Sulla sua pagina Twitter campeggiava una citazione del filosofo inglese, padre del liberalsocialismo, John Stuart Miller: "Una persona con un credo ha altrettanta forza di 100.000 persone che non hanno interessi". Era anche stato iscritto alla sezione giovanile del Partito del Progresso, conservatore e xenofobo, dal 1999 fino al 2006. Tra il 2001 e il 2002 avrebbe persino ricoperto alcuni incarichi, fra i quali quello di presidente di sezione. Attualmente il Partito del Progresso è il secondo partito nel Parlamento norvegese con 41 seggi e capeggia l’opposizione al governo socialdemocratico.
 
Su 4 milioni 700 mila abitanti, 400 mila (il 9% circa) sono immigrati (soprattutto da Pakistan, Iraq e Somalia) e solo il 3% dei norvegesi (141 mila persone) professa la religione islamica. Eppure, recenti sondaggi hanno evidenziato che il 54% dei norvegesi sarebbe favorevole al blocco dell’immigrazione, mentre il 48,7% considera molto scarsa l’integrazione degli immigrati musulmani. In un rapporto diffuso all'inizio dell'anno, i servizi di sicurezza interni della polizia temevano principalmente un attacco di matrice islamica, mentre consideravano "meno seria" la possibilità di un'azione dell'estrema destra: "Come gli anni precedenti, gruppuscoli di estrema destra e sinistra non rappresentano una minaccia seria per la società norvegese nel 2011. Nel 2010 si è verificato un aumento delle attività dei gruppi di estrema destra, attività che dovrebbe proseguire quest'anno". Va, inoltre ricordato, che la Norvegia, anche se non fa parte dell'Unione Europea (in due referendum ha bocciato l'ingresso) nè dell'Euro, è in prima linea, seppure con contingenti di piccolo numero, negli interventi alleati NATO in Afghanistan e in Libia.
 
Per i media e le forze dell’ordine, compresi i servizi segreti, in Europa i pericoli alla coesistenza pacifica e alla coesione sociale provengono essenzialmente da due settori: i gruppi islamici e i no-global o black bloc. E’ vero, in alcune ricorrenze o manifestazioni di piazza, questi movimenti usano tecniche di guerriglia urbana e si scontrano con la polizia. Ma finora i fatti dimostrano che la destabilizzazione strisciante proviene ancora e soprattutto dagli ambienti dell’estrema destra, a volte inglobata nelle istituzioni, “in doppiopetto”, oppure raggruppata in movimenti sociali e nei forum della Rete.
Come non rimanere preoccupati per le nuove liste di “proscrizione” antisemite apparse in Rete contro docenti universitari e commercianti ebrei italiani? Come non sentirsi minacciati dai tanti casi di violenze omofoba che specie a Roma avvengono di notte? E Che dire dei nostalgici politici, di origine neofascista, oggi al governo con Berlusconi o elevati a sindaci di alcune città, epigoni del “perdonismo” e dell’equiparazione tra i combattenti della Resistenza e i “Repubblichini”? In questo “brodo culturale”, dove la memoria storica risalente alle tragedie di 70 anni fa si affievolisce sempre più, grazie anche a un bombardamento mediatico-televisivo di bassa qualità, sta maturando anche un’opinione pubblica molto sensibile a campagne revisioniste, xenofobe e di chiusura ostile verso un mix di tradizioni culturali e religiosi mostruose. Con il tramonto delle ideologie si è passati al trionfo delle “mitologie”! Chi sta dietro ai gruppi tradizionalisti religiosi e non? Chi li finanzia e quali collegamenti europei esistono tra loro?  Chi e quanti esponenti tradizionalisti della Chiesa cattolica, del mondo politico conservatore europeo condivide le loro opinioni e ne occulta le matrici violente? E qual è il ruolo dei mass-media scandalistici, tipo quelli alla News of the World di Murdoch, da poco chiuso, nel fomentare le “moderne ossessioni” sullo “scontro di civiltà”?
Ecco, compito del giornalismo libero e maturo è documentare questa deriva che sta prendendo la nostra società, con inchieste, reportage, interviste, documentari, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa. Prima che il sonno della ragione generi altri mostri!    

Norvegia, tragedia nazionale - di Daniela De Robert


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