di redazione*
Esiste un antidoto al terrorismo, al Pkk, si chiama “più democrazia”. Con una perentorietà e chiarezza che tra le vittime di attentati terroristici ha usato prima di lui solo il primo ministro norvegese dopo la strage di questa estate, il premier turco Erdogan rilancia la sua politica riformatrice. Erdogan dunque ha scelto di rilanciare il piano per la “grande autonomia” dei curdi turchi, ponendo questa prospettiva di portata storica all’interno del dibattito sulla nuova costituzione turca. Una riforma alla quale il partito di Erdogan sta lavorando dalla recente campagna elettorale, quando aveva sognato di raggiungere il quorum di deputati necessario a riformarla da solo. Gli attentati del Pkk dunque non hanno fatto deragliare il progetto riformatore di Erdogan, come qualcuno aveva comprensibilmente temuto “a caldo”, cioè dopo i recenti attacchi terroristici del Pkk che avevano spinto il governo Erdogan verso una risposta militare. Ora Erdogan, soddisfatta probabilmente la richiesta di “forza” di un paese che ha avuto decenni di “cura militarista” (quei militari per i quali i curdi non esistono) torna alla sua impostazione originaria.
E anche il Pkk, privo di una strategia che non sia il sabotaggio del progetto riformatore di Erdogan, torna ai suoi vecchi amori, cioè gli Assad di Siria. Alcuni hanno contestato questa “lettura”, benché la storia ci dica che proprio la Siria sia stata la base prediletta dai “guerriglieri” del Pkk, ai tempi di babbo Hafez. Ora una fotografia pubblicata sui giornali turchi svela che le cose stanno proprio così: e quella foto lo rende evidente, a tutti fuorché a chi non vuol vedere. Si è svolta infatti recentemente una manifestazione di sostegno al regime siriano a Beirut, dove ricordiamo che recentemente si è insediato un governo filo-siriano. Il fotografo è andato a curiosare tra i vessilli issati dai sostenitori del raiss siriano, e quale riritratto vi ha trovato? Guarda caso quello di Ocalan.
La ripresa di fiamma del Pkk in Turchia ha “stranamente” coinciso con l’ufficializzazione della rottura tra Turchia e regime siriano nell’agosto scorso. Dopo un lungo sonno i “guerriglieri” di Ocalan proprio allora sono tornati a farsi sentire. Che ci sia stato lo zampino di Damasco dietro la loro ritrovata energia? La foto beirutina lo conferma.
Gli avvenimenti politici di questa portata si possono leggere in tanti modi e con tante prospettive diverse. Di certo per noi la più interessante è l’assoluta novità che Erdogan costituisce per l’Islam o per meglio dire per i “governi islamicamente orientati”. Se l’Islam scopre i diritti delle minoranze è una svolta storica, e non soltanto per i curdi.
*da Il mondo di Annibale