di redazione*
La tendenza è positiva, ma c'è ancora molto da fare e da lavorare a livello internazionale affinché sempre più stati divengano abolizionisti. Concorde il parere dei relatori e degli interventi succedutisi oggi presso la sede dei Radicali italiani in occasione della presentazione del rapporto di Nessuno tocchi Caino. Il premio “abolizionista dell'anno” spetta questa volta al presidente della Mongolia, per aver introdotto nel 2010 una moratoria delle esecuzioni e gli verrà consegnato a ottobre di quest'anno durante una sua visita ufficiale nel nostro paese, spiega la radicale Bonino. Accanto a lei la deputata Elisabetta Zamparutti curatrice del rapporto, a cui è spettato il compito di riassumere i dati più significativi.
La maglia nera continua ad essere indossata da tre paesi che non brillano per democrazia: al primo posto la Cina con le sue 5.000 esecuzioni nel solo 2010, ovvero l'85% del totale, seguita a ruota dall'Iran con 546, che si è nuovamente distinta per aver mandato al patibolo anche dei minorenni, e infine la Corea del nord ( 60 esecuzioni capitali dato triplicato rispetto all'anno precedente, probabilmente per “rafforzare il regime durante la fase di transizione al potere di Kim Jong-un, si legge nel rapporto.)
Dei 42 paesi che ancora ammettono la pena capitale, solo 7 rientrano tra i paesi retti da democrazie liberali, anche se positive inversioni di tendenza si vanno registrando anche in questi casi.
Se da un parte spicca per gli USA l'esempio positivo dell'Illinois dove il 1° luglio di quest'anno è entrata in vigore la legge abolizionista, dall'altra non bisogna dimenticare il caso del Penthotal ( farmaco usato per le iniezioni letali e prodotto in Italia, il cui blocco ha rappresentato un precedente e un segnale importante già a partire dal nostro paese). Sono diminuite le esecuzioni in Giappone, mentre non ce ne sono state né in Indonesia, né in India.
Un trend positivo appunto, che adesso guarda con estrema attenzione e grandi aspettative ai paesi della “primavera araba”. Fra i primi spicca la Tunisia che, con il suo Governo di transizione ha già ratificato lo Statuto di Roma sull'istituzione della Corte penale internazionale e il protocollo addizionale che sancisce l'abolizione della pena di morte. Impegno ribadito anche oggi e con fermezza dal Ministro dell'educazione e portavoce del Governo tunisino di transizione Gannouche.
L'augurio, caldeggiato dall'on D'Elia, è che ora, la strada tracciata dalla Tunisia e dal Marocco, con la sua nuova costituzione, possa essere percorsa anche dagli altri, primo fra tutti l'Egitto, visto il processo che vede imputato l'ex presidente Hosni Mubarak.
Un reale segno di svolta, ecco cosa si chiede e ci si aspetta dai paesi della primavera araba, appello rilanciato anche dal Ministro Frattini, tra gli illustri ospiti della mattinata, e che promette pieno sostegno da parte del Governo per il prosieguo della campagna.
E' infatti in programma per i prossimi due anni un nuovo progetto rivolto a 17 paesi del nord Africa, Medio-Oriente, Est e sud-est asiatico, il cui scopo fondamentale sarà quello di arrivare quanto meno al superamento del segreto di stato ( ancora vigente in molti paesi) sulla pena di morte. Progetto ambizioso che avrà come tappe principali due seminari, uno a Tunisi e l'altro a Tokio e si avvarrà della collaborazione del Segretariato Sociale della Rai e di Oliviero Toscani, il tutto in vista delle prossime sessioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ( 2012- 2014).
Ma, di fronte alle parole e alle promesse del Ministro degli esteri, cariche di buone intenzioni nei confronti del mondo, ai messaggi pervenuti dalla presidenza della Repubblica, della Camera e del Senato, suona come una nota stridente, una contraddizione viva, la presenza, silente per quasi tutto il tempo, di Marco Pannella, protagonista di una lunga e tenace lotta per denunciare le drammatiche condizioni delle carceri italiane, una lotta per la Giustizia con la G maiuscola, per i diritti violati nella nostra civile Italia, lotta ripresa in questi giorni di nuovo sotto forma di sciopero della fame.
Perchè, come purtroppo sappiamo, esistono condanne anche condanne a morte non scritte e non decretate da nessuno... e questo è sempre bene ricordarlo.
*B.I.