di Gian Mario Gillio e Umberto Brancia*
Una rivista come “ Confronti”, impegnata da più di un decennio sui temi del pluralismo delle fedi e del dialogo fra le fedi e le culture, è spinta ad aderire alla Marcia Perugia-Assisi del 25 Settembre 2011 non solo dalla propria storia passata, ma da una profonda, intima preoccupazione per il futuro dell'Italia, dell' Europa e del mondo.
Da tempo ormai l'intreccio tra crisi economica e crisi sociale minaccia la vita e la stessa sopravvivenza di milioni di persone. Mentre si continua a mantenere inalterato l'attuale livello di spese militari, in troppi paesi si chiedono a milioni di lavoratori, di giovani e di pensionati sacrifici economici pesanti, che abbassano la qualità di vita e le aspettative future.
Allo stesso tempo, dall'Asia all'Africa si continuano a combattere guerre sanguinose, che spesso non hanno altra giustificazione se non la necessità di reperire nuove materie prime e garantire questo modello di sviluppo, fondato sul benessere di ristrette zone dell'Occidente. Per mutare questa situazione, che vede ancora dominanti fame e sottosviluppo, occorre l'impegno, la presa di coscienza individuale di ognuno, ma anche il lavoro collettivo dei gruppi organizzati, dei movimenti e delle riviste, come spazi autonomi di ricerca e di riflessione critica.
Cinquanta anni fa Aldo Capitini volle la prima Marcia della Pace Perugia- Assisi con questo spirito di verità e di testimonianza personale, che mette al centro non le ideologie, ma le persone e i valori come orizzonte comune di una nuovo ordinamento mondiale, fondato sulla pace e i diritti umani. Aldo Capitini ispirò a questi principi tutta la sua vita di scrittore, di studioso e di militante della pace. In una bella biografia del promotore di tante iniziative culturali e politiche, ricca di dati e di riflessioni utilissime ( Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Le radici della non violenza, Il Margine, 2011), troviamo queste parole che spiegano bene il senso di questo impegno, pur nelle mutate condizioni storiche: “.. La violenza è stata l' arma della violenza e della scissione da parte di chi voleva attuare rivoluzioni. Ma gli esperimenti sanguinosissimi hanno creato un'atmosfera di diffidenza; e tra gli etsremi della reazione e della rivoluzione, entrambe armate dagli stessi mezzi, si viene collocando un centro che porta in sé le due esigenze di conservare e continuare l'idealismo contro il materialismo e di favorire istituzioni collettive, e si fascia di ardore religioso per l' attuazione di ciò: può sembrare che tale attuazione venga ritardata, ma viene intanto maturata, preparata nell'animo, attestata anche col sacrificio”. ( F. Truini, cit. p. 106).
Di questo ardore e di questo spirito di sacrificio, che animò la vita e il lavoro di Aldo Capitini, abbiamo bisogno ancora oggi, mentre il mondo sembra avvitarsi in nuove guerre e nuove tragedie. Per questo inviteremo anche i nostri lettori e gli amici a mettersi in cammino il 25 settembre.
* per la redazione di Confronti