Articolo 21 - INTERNI
Un'altra tappa della crisi
di Nicola Tranfaglia
La crisi si sta avvitando ancora. Da una parte c'è una crisi economica gravissima che sta portando non solo l'Italia ma l'Europa e l'Occidente verso una inevitabile recessione;dall'altra il presidente del consiglio attuale, Silvio Berlusconi, sembra occuparsi esclusivamente della sua vita privata, e soprattutto di quella notturna. Siamo, insomma, a quella che potremmo definire la schizofrenia di governo del bel paese. E non sappiamo quando ne usciremo. Berlusconi continua a dichiarare che voteremo nel 2013 ma è difficile esserne sicuri sia per le minacce ricorrenti di Bossi sia soprattutto perché la maggioranza, a mano a mano che si va avanti, rischia di sfaldarsi di fronte alle sue forti e crescenti contraddizioni interne.
Di qui l'atmosfera di stallo e di inerzia che caratterizza in queste settimane la crisi della repubblica. Gli italiani sono,questo è ormai chiaro,stanchi del populismo autoritario che ha dominato il paese negli ultimi quindici anni ma attendono che da parte delle opposizioni parlamentari giungano finalmente messaggi più chiari e precisi di quelli che sono finora arrivati.
Che emerga con maggior chiarezza non solo la questione delle alleanze tra le forze politiche che dovranno affrontare, tra uno o due anni, l'uomo di Arcore ma anche i punti programmatici che serviranno a far capire agli italiani quale Italia si vuol costruire sulle rovine fumanti del berlusconismo. Il degrado della politica, già iniziato a partire dagli anni ottanta, si è aggravato notevolmente nell'ultimo decennio e la ricostruzione della penisola ha bisogno di personalità forti sul piano culturale e in grado di staccarsi nettamente dalla corruzione e dalla disonestà che ha caratterizzato i gruppi dirigenti negli ultimi vent'anni. Lo dimostrano i documenti ufficiali e alcune ricerche che storici italiani e stranieri hanno portato ormai all'attenzione dell'opinione pubblica.Ci vuole insomma un mutamento politico ma anche etico e culturale. Altrimenti è impossibile la crisi repubblicana in cui siamo immersi da alcuni anni.
Mi auguro che il centro-sinistra sia consapevole di questo passaggio e si comporti in maniera coerente con esso:altrimenti c'è il rischio di una ennesima operazione trasformistica di cui non abbiamo proprio bisogno nella nostra tormentata storia nazionale.Dico questo mentre sto preparando una nuova edizione di un mio libro del 1991 che si intitolava
La mafia come metodo e che metteva in luce, con molti esempi tratti dalla storia recente, come i metodi mafiosi fossero riusciti ad entrare nell'ottica e nei comportamenti delle istituzioni pubbliche, come gli italiani sono stati in grado di giudicare con particolare chiarezza soprattutto nel successivo ventennio.La questione italiana è, insomma, più difficile e complessa di come potrebbe apparire a prima vista.Siamo di fronte a una svolta non solo politica ma necessariamente etica e culturale.
Se non si terrà conto di questo potremmo trovarci a vivere un berlusconismo senza Berlusconi. E questo sarebbe il massimo della crisi e di un progressivo inarrestabile degrado.
Di qui l'atmosfera di stallo e di inerzia che caratterizza in queste settimane la crisi della repubblica. Gli italiani sono,questo è ormai chiaro,stanchi del populismo autoritario che ha dominato il paese negli ultimi quindici anni ma attendono che da parte delle opposizioni parlamentari giungano finalmente messaggi più chiari e precisi di quelli che sono finora arrivati.
Che emerga con maggior chiarezza non solo la questione delle alleanze tra le forze politiche che dovranno affrontare, tra uno o due anni, l'uomo di Arcore ma anche i punti programmatici che serviranno a far capire agli italiani quale Italia si vuol costruire sulle rovine fumanti del berlusconismo. Il degrado della politica, già iniziato a partire dagli anni ottanta, si è aggravato notevolmente nell'ultimo decennio e la ricostruzione della penisola ha bisogno di personalità forti sul piano culturale e in grado di staccarsi nettamente dalla corruzione e dalla disonestà che ha caratterizzato i gruppi dirigenti negli ultimi vent'anni. Lo dimostrano i documenti ufficiali e alcune ricerche che storici italiani e stranieri hanno portato ormai all'attenzione dell'opinione pubblica.Ci vuole insomma un mutamento politico ma anche etico e culturale. Altrimenti è impossibile la crisi repubblicana in cui siamo immersi da alcuni anni.
Mi auguro che il centro-sinistra sia consapevole di questo passaggio e si comporti in maniera coerente con esso:altrimenti c'è il rischio di una ennesima operazione trasformistica di cui non abbiamo proprio bisogno nella nostra tormentata storia nazionale.Dico questo mentre sto preparando una nuova edizione di un mio libro del 1991 che si intitolava
La mafia come metodo e che metteva in luce, con molti esempi tratti dalla storia recente, come i metodi mafiosi fossero riusciti ad entrare nell'ottica e nei comportamenti delle istituzioni pubbliche, come gli italiani sono stati in grado di giudicare con particolare chiarezza soprattutto nel successivo ventennio.La questione italiana è, insomma, più difficile e complessa di come potrebbe apparire a prima vista.Siamo di fronte a una svolta non solo politica ma necessariamente etica e culturale.
Se non si terrà conto di questo potremmo trovarci a vivere un berlusconismo senza Berlusconi. E questo sarebbe il massimo della crisi e di un progressivo inarrestabile degrado.
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