Articolo 21 - INFORMAZIONE
E' nata "Giulia", associazione di giornaliste
di Alessandra Mancuso
Al Pantheon, per dire no alla legge bavaglio. A distanza di sette giorni dalla nostra prima riunione ci siamo presentate con un nome (GIULIA, la Rete delle Giornaliste Unite Libere Autonome), una pagina facebook, uno striscione di cinque metri e i foulard lilla al collo e la nostra indignazione. Una bella occasione per dire chi siamo e per cosa lottiamo: GIULIA non vuole bavagli. Non vuole il burqa all’informazione. Non vuole la censura delle notizie che svelano il malaffare, la corruzione, la P3, la P4, la struttura Delta della Rai…e soprattutto un sistema di potere maschile che usa la donna come merce e tangente.
Ci siamo unite in una rete nazionale che rappresenta le più diverse realtà per difendere i nostri diritti . A partire dai diritti fondamentali di cittadine italiane che sono ancorati nella Costituzione (l’articolo 3, 21 e 51 in primo luogo) e che sono ossatura della democrazia.
E vogliamo cambiare le cose. Perché siamo stanche dell’idiozia sessista che impera nei giornali, in televisione, nel servizio pubblico. Vogliamo rispetto per la dignità delle donne. Per ridare alle donne una narrazione. Perché se non sono olgettine, escort o morte ammazzate, di narrazione, le donne non ne hanno.
E poi GIULIA chiede rispetto per le giornaliste.
Siamo dipendenti e free lance, precarie e disoccupate, inviate senza “fronti”, conduttrici espulse dal video, giornaliste dalla dignità calpestata. Siamo la metà dell’editoria. Con carriere bloccate, retribuzioni più basse, marginalità professionale e occupazionale, demansionamenti crescenti, discriminazioni perché non disponibili né “a disposizione”, ma donne autonome e pensanti. Mosche bianche nelle stanze dei bottoni. Poche, invisibili e senza potere negli istituti di categoria: dell’Ordine, dell’Inpgi, del sindacato … E’ anche questo uno degli obiettivi di GIULIA: equa rappresentanza e politiche di welfare
GIULIA è una Rete aperta a tutte le giornaliste che condividono i suoi valori e l’urgenza delle sue battaglie. E starà, con autonomia e soggettività, nelle reti delle donne che a partire da “Usciamo dal silenzio” di Milano fino all’esplosione di Se Non Ora Quando in 100 piazze d’Italia si sono messe in cammino per conquistare un Paese più giusto, onesto e rispettoso a misura di donna.
Ci siamo unite in una rete nazionale che rappresenta le più diverse realtà per difendere i nostri diritti . A partire dai diritti fondamentali di cittadine italiane che sono ancorati nella Costituzione (l’articolo 3, 21 e 51 in primo luogo) e che sono ossatura della democrazia.
E vogliamo cambiare le cose. Perché siamo stanche dell’idiozia sessista che impera nei giornali, in televisione, nel servizio pubblico. Vogliamo rispetto per la dignità delle donne. Per ridare alle donne una narrazione. Perché se non sono olgettine, escort o morte ammazzate, di narrazione, le donne non ne hanno.
E poi GIULIA chiede rispetto per le giornaliste.
Siamo dipendenti e free lance, precarie e disoccupate, inviate senza “fronti”, conduttrici espulse dal video, giornaliste dalla dignità calpestata. Siamo la metà dell’editoria. Con carriere bloccate, retribuzioni più basse, marginalità professionale e occupazionale, demansionamenti crescenti, discriminazioni perché non disponibili né “a disposizione”, ma donne autonome e pensanti. Mosche bianche nelle stanze dei bottoni. Poche, invisibili e senza potere negli istituti di categoria: dell’Ordine, dell’Inpgi, del sindacato … E’ anche questo uno degli obiettivi di GIULIA: equa rappresentanza e politiche di welfare
GIULIA è una Rete aperta a tutte le giornaliste che condividono i suoi valori e l’urgenza delle sue battaglie. E starà, con autonomia e soggettività, nelle reti delle donne che a partire da “Usciamo dal silenzio” di Milano fino all’esplosione di Se Non Ora Quando in 100 piazze d’Italia si sono messe in cammino per conquistare un Paese più giusto, onesto e rispettoso a misura di donna.
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