Articolo 21 - IDEE IN MOVIMENTO
GIULIA: le giornaliste dicono “ ora basta”
di redazione
“Continuano a arrivare adesioni di giornaliste da tutta l’Italia al Manifesto di GIULIA, la rete delle Giornaliste Unite Libere, Autonome: sono 380. E molte sono le donne in diversi campi professionali che ci chiedono amicizia attraverso il sito. Segno che l’esigenza di un cambiamento profondo dell’informazione, chiesto da GIULIA, è largamente sentita tra le giornaliste e nella società”. Così Alessandra Mancuso, portavoce di GIULIA, alla presentazione ufficiale del network che riunisce giornaliste della carta stampata, della radio, della televisione, delle agenzie, degli uffici stampa e del web.
Tra le firmatarie, molte precarie e freelance accanto a giornaliste note: da Natalia Aspesi a Benedetta Barzini, Tiziana Ferrario, Anna Scalfati, Maria Luisa Busi, Norma Rangeri, Fiorenza Sarzanini, Michela Marzano, Giuliana Sgrena, Barbara Scaramucci, Marcelle Padovani, Lea Melandri, Silvia Tortora.
Presentato anche il nuovo sito dell’Associazione, http://giulia.globalist.it, parte di Globalist Syndication, il primo network che riunisce siti e giornalisti liberi e indipendenti.
“Siamo tutte professioniste dell’informazione, dice Silvia Garambois, responsabile del sito. Questo è il luogo in cui esercitiamo il nostro occhio critico sulla realtà e i fatti. Non ci piacciono i nostri giornali, non ci piace l’informazione come è oggi.
Sul nostro sito c’è quello che nei giornali non c’è: è questa la voce di GIULIA”. Nel sito, il dibattito e le riflessioni su come l’informazione presenta le donne e l’attualità; una sezione di documenti sulla condizione delle giornaliste e sulle leggi a favore delle donne; con contributi dedicati come la vignetta disegnata per GIULIA da Elle Kappa.
GIULIA, che ha deciso di aderire alla manifestazione dell’11 dicembre a Piazza del Popolo di Se Non Ora Quando, si impegnerà attivamente, anche attraverso campagne di opinione, contro un’informazione che fa sempre meno inchieste e dà sempre più spazio al sensazionalismo e alla cronaca-spettacolo. E che continua a rappresentare in modo distorto la donna, i giovani, la società. Per non dire delle discriminazioni che le giornaliste vivono nelle redazioni, tanto più se madri e precarie. Battaglie che GIULIA intende condurre coinvolgendo anche i giornalisti che le condividono.
“GIULIA serve per aiutarci a cambiare un modo di pensare”, dice nel suo saluto il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Roberto Natale. “Il problema della qualità dell’informazione è un tema centrale anche per il sindacato. E come sottolinea GIULIA, non è asessuata la questione dei freelance che investe in modo pesantissimo tutta la categoria ma che colpisce soprattutto le colleghe”
Tra i temi al centro dell’attenzione di GIULIA, gli stereotipi nella cultura veicolati dall’informazione, il linguaggio usato, il modo di trattare i casi di violenza sessuale, le immagini femminili utilizzate nei periodici, il modo di fare la cronaca. “Se indossano tailleur o come sono vestite, se hanno scarpe col tacco o gioielli, dice Benedetta Barzini, “è la prima cosa che viene riportata quando si parla di una donna affermata o che fa politica: tutto ciò è offensivo ed è indicativo di una cultura che va cambiata”.
Tra le firmatarie, molte precarie e freelance accanto a giornaliste note: da Natalia Aspesi a Benedetta Barzini, Tiziana Ferrario, Anna Scalfati, Maria Luisa Busi, Norma Rangeri, Fiorenza Sarzanini, Michela Marzano, Giuliana Sgrena, Barbara Scaramucci, Marcelle Padovani, Lea Melandri, Silvia Tortora.
Presentato anche il nuovo sito dell’Associazione, http://giulia.globalist.it, parte di Globalist Syndication, il primo network che riunisce siti e giornalisti liberi e indipendenti.
“Siamo tutte professioniste dell’informazione, dice Silvia Garambois, responsabile del sito. Questo è il luogo in cui esercitiamo il nostro occhio critico sulla realtà e i fatti. Non ci piacciono i nostri giornali, non ci piace l’informazione come è oggi.
Sul nostro sito c’è quello che nei giornali non c’è: è questa la voce di GIULIA”. Nel sito, il dibattito e le riflessioni su come l’informazione presenta le donne e l’attualità; una sezione di documenti sulla condizione delle giornaliste e sulle leggi a favore delle donne; con contributi dedicati come la vignetta disegnata per GIULIA da Elle Kappa.
GIULIA, che ha deciso di aderire alla manifestazione dell’11 dicembre a Piazza del Popolo di Se Non Ora Quando, si impegnerà attivamente, anche attraverso campagne di opinione, contro un’informazione che fa sempre meno inchieste e dà sempre più spazio al sensazionalismo e alla cronaca-spettacolo. E che continua a rappresentare in modo distorto la donna, i giovani, la società. Per non dire delle discriminazioni che le giornaliste vivono nelle redazioni, tanto più se madri e precarie. Battaglie che GIULIA intende condurre coinvolgendo anche i giornalisti che le condividono.
“GIULIA serve per aiutarci a cambiare un modo di pensare”, dice nel suo saluto il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Roberto Natale. “Il problema della qualità dell’informazione è un tema centrale anche per il sindacato. E come sottolinea GIULIA, non è asessuata la questione dei freelance che investe in modo pesantissimo tutta la categoria ma che colpisce soprattutto le colleghe”
Tra i temi al centro dell’attenzione di GIULIA, gli stereotipi nella cultura veicolati dall’informazione, il linguaggio usato, il modo di trattare i casi di violenza sessuale, le immagini femminili utilizzate nei periodici, il modo di fare la cronaca. “Se indossano tailleur o come sono vestite, se hanno scarpe col tacco o gioielli, dice Benedetta Barzini, “è la prima cosa che viene riportata quando si parla di una donna affermata o che fa politica: tutto ciò è offensivo ed è indicativo di una cultura che va cambiata”.
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