di Enzo Nucci
Un Nobel per la pace alle donne era atteso e non ci ha colti di sorpresa. Troppi i segnali offerti dagli avvenimenti per sottovalutare una scelta che suggella un comune sentire. Già lo scorso anno era partita la campagna internazionale per premiare le donne africane sulle cui gambe cammina il continente. Poi si è aggiunta la primavera araba, con il ruolo fondamentale svolto dalle donne nel risveglio delle coscienze. Il Nobel non poteva non tingersi di rosa.
L'Africa ha avuto due importanti riconoscimenti ambedue assegnati a due coraggiose donne della Liberia.
Leymah Gbowe, avvocato, guida il movimento pacifista femminile. E' soprannominata "la guerriera della pace" per la sua attività a difesa dei diritti delle donne. Fu la promotrice dello "sciopero del sesso" che costrinse il regime di James Taylor (l'ex presidente liberiano sotto processo al tribunale penale internazionale dell'Aja per crimini di guerra) ad ammetterla al tavolo delle trattative di pace.
Ellen Johnson-Sirleaf è la prima presidente donna africana che si ricandida anche alle elezioni di martedì 11 ottobre. E' nota come la Margaret Thacher africana per la sua risolutezza. 73 anni, laureata ad Harvard in economia, ha lavorato in importanti istituzioni, tra cui la Banca Mondiale. E' una delle protagoniste della vita politica del suo paese di cui è diventata presidente nelle prime elezioni libere del novembre 2005.
Come però ci ricorda la rivista "Nigrizia", sul suo passato c'è un'ombra. Con Taylor aveva stretto, nel 1990, un'alleanza "tattica" per abbattere l'ex dittatore Samuel Doe. Su questa alleanza, si espresse la Commissione verità e riconciliazione (incaricata di indagare su un periodo di 14 anni durante il quale sono morte 250mila persone), in un rapporto pubblicato nel giugno del 2009.
Il rapporto la chiamava in causa per un suo presunto finanziamento della guerra civile e raccomandava la sua ineleggibilità per 30 anni. Secondo la Commissione, Johnson-Sirleaf avrebbe finanziato la fazione di Taylor. La presidente aveva ammesso di averlo sostenuto, quando, appunto, si trattava di battersi tutti assieme per rovesciare il dittatore Doe.
Un rapporto che destò non poche preoccupazioni nel paese, anche in vista delle future elezioni. La parte più consapevole dell'opinione pubblica, tuttavia, è convinta che fare i conti con il passato è un passaggio irrinunciabile, se si vuole edificare un nuovo paese. Banca Mondiale e fondo Monetario internazionale hanno premiato il suo impegno come presidente annullando il debito estero della Liberia anche se il paese resta poverissimo, con una bassa scolarizzazione, e la corruzione che stritola le già scarse risorse. Ma il premio a queste due coraggiose africane è di un grande valore simbolico capace di cambiare il tradizionale punto di vista su un continente dimenticato.