di Bruna Iacopino
Nico ha occhi profondi e riflessivi. Zaino in spalla, capelli neri come il carbone, osserva attentamente e ascolta quello che i “grandi” hanno da dire. “Cosa vuoi fare da grande?”. Mi guarda un po' titubante, pensando fra se, se deve darmi o meno la risposta, poi sorride, timido “...il poliziotto”. “ Ma sul serio vorresti fare il poliziotto? Nonostante tutto quello che vi è successo in questi giorni? anche in questi giorni?”
Non fa una piega, abbozza di nuovo un sorriso e fa cenno di si. Nico ( che non si chiama Nico nella realtà) di anni ne ha 12, e frequenta la seconda media in un istituto scolastico della capitale. Dal 29 settembre, giorno in cui è stato sgombrato con tutta la sua famiglia, si sveglia prestissimo, ogni mattina in un posto diverso, per arrivare a scuola puntuale come se nulla fosse successo, come un qualsiasi ragazzino della sua età. “E' un portento questo ragazzo” sussurra chi lo conosce “ nonostante tutto non ha perso un giorno di scuola.”
Nonostante tutto... e il tutto in questo caso è un lungo elenco di sgomberi e atti di vera e propria persecuzione subiti da una piccola comunità di rom rumeni, nel contesto del vacuo e ormai sempre più lontano e controverso Piano Nomadi di Roma. Ma procediamo per ordine.
A raccontare sono le vittime stesse facendo un excursus un po' confuso, tra le varie tappe , e fermandosi sui dettagli, a volte pesanti da digerire per un osservatore esterno.
La vicenda ha inizio il 29 settembre, quando una piccola comunità di circa duecento persone viene sgomberata ad opera di Polizia e Vigili Urbani dall'insediamento spontaneo sito in via Salaria proprio nelle adiacenze del civico 971, l' ex-cartiera ora adibita a “centro d'accoglienza”, le tende... completamente distrutte, “tagliate” raccontano. Alcuni di loro avevano preso parte all'occupazione simbolica della basilica di San Paolo. In mezzo, come sempre, un numero considerevole di bambini, molti iscritti a scuola o in procinto di iscriversi, sballottati da un campo all'altro, da un centro d'accoglienza alla strada.
La soluzione proposta è sempre la stessa ad ogni sgombero: o donne e bambini dentro i centri d'accoglienza, e uomini fuori, oppure rimpatrio assistito per tutti, ipotesi che, per chi sta in Italia da 8-9 anni e ha figli che vanno a scuola appare inaccettabile.
Inizia così l'odissea fatta di sgomberi ripetuti, almeno 4-5 nell'arco di pochi giorni. Via Papiria, poi di nuovo via Salaria, il canalone di via di Centocelle, Vigne Nuove, fino ad arrivare all'unica soluzione possibile: non si può stare tutti insieme, bisogna frammentarsi in piccolissimi nuclei sul suolo urbano per scongiurare l'ennesima irruzione da parte delle forze dell'ordine.
Helena ( anche questo è un nome di fantasia) ricorda... guanti neri infilati in fretta per effettuare lo sgombero, sirene e volanti che li inseguono... “trattati peggio degli animali” dice.
Ricorda il pianto disperato dei bambini e la paura: che fare adesso? Dove andare a dormire stanotte?
Ricorda parole pesanti da ascoltare, indegne di un paese civile... “ siete peggio della spazzatura, potete anche stare nei cassonetti”. Mentre lo dice la sua faccia assume un'espressione incredula, come se aspettasse una risposta, una spiegazione a tanto odio, gli altri ascoltano, annuiscono.
In Italia vive e lavora da 8 anni, lavoretti saltuari certo, ma che le hanno permesso di far crescere e mandare a scuola i figli, facendole conquistare l'affetto e la stima di insegnanti e dirigenti scolastici.
Qualcuno più fortunato come O. è riuscito a recuperare un vecchio camper e a sistemarvi dentro le poche cose e la famiglia per intero. Ma anche quella rimane una soluzione poco sicura. “Ogni giorno- mi dice O. che fa raccolta di metallo e rame, o va a lavorare nei mercati- sistemo il camper in un posto diverso, perchè a stare fermi nello stesso posto è pericoloso.” Il suo terrore più grande è che un giorno o l'altro qualcuno possa arrivare e portargli via i bambini.
Tutti attendono pazienti una risposta da parte dell'amministrazione o da chiunque altro. Il freddo è in arrivo, non si può pensare di dormire per strada, all'addiaccio, braccati.
In un comunicato diramato in questi giorni a puntare il dito contro le forze dell'ordine, in riferimento agli episodi appena narrati, un gruppo di cittadini ( alcuni testimoni oculari di tutta la vicenda) riuniti nell'Assemblea Vertenza Rom: “... condanniamo con forza l’abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, che durante le loro “operazioni di sgombero” non permettono a nessuno di aprire bocca, non spiegano cosa stia succedendo, sbraitano contro le persone ordinando di sparire, di disperdersi in fretta, ricorrendo anche a veri e propri inseguimenti con le volanti... Uno dei rappresentanti istituzionali sempre presente agli sgomberi di questi giorni ha commentato parole testuali : " [fare gli sgomberi] è come tagliare l'erba del prato... il problema è a che altezza si taglia" ...”
Gli sgomberi: violazione dei diritti umani e delle normative comunitarie
Durante la conferenza stampa tenuta nella mattinata di ieri da parte dell'Associazione 21 luglio in occasione della presentazione del rapporto curato in partenariato con l'ERRC (European Roma Rights Centre) per la Commissione dei diritti dell'infanzia delle Nazioni Unite un ampio capitolo è stato dedicato proprio alla questione sgomberi e trasferimenti forzati, con focus sulle città di Roma e Milano. Stando al rapporto “... da maggio 2010 a maggio 2011 a Roma sarebbero stati effettuati 430 sgomberi, che avrebbero portato alla nascita di 256 insediamenti informali. Nel solo periodo tra marzo e maggio 2011 nella Capitale se ne sono contati 154, per un totale di 1.800 persone rom coinvolte...”
Sgomberi, denuncia il rapporto, effettuati senza alcun preavviso e senza offerte alternative se non lo smembramento del nucleo famigliare e costati dall'inizio del Piano nomadi, come riferito dal presidente dell'associazione, ben 4 milioni di euro. Sgomberi che andrebbero fermati, come andrebbe fermato e completamente rivisto il cosiddetto Piano nomadi contestato a più livelli, e nei suoi vari aspetti dal mondo dell'associazionismo e non solo.
Sgomberi che tuttavia continuano senza alternativa nonostante i molteplici e ripetuti richiami anche da parte dell'Europa, non ultimo quello giunto a settembre da parte del Commissario per i diritti umani del CoE, Thomas Hammarberg in occasione della pubblicazione del rapporto stilato a seguito della visita del 26 e 27 maggio 2011 in Italia, nel corso della quale ha discusso della situazione della minoranza rom e dei migranti nordafricani.: “ La situazione dei rom e dei sinti in Italia- aveva dichiarato il commissario- resta fonte di grande preoccupazione. È opportuno porre l’accento non sui provvedimenti coercitivi, come le espulsioni e gli sgomberi forzati, ma piuttosto sull’integrazione sociale e la lotta contro la discriminazione e l’antiziganismo”... e ancora “È necessario migliorare la gestione dei reati di stampo razzista e combattere i comportamenti abusivi, di tipo razzista, da parte della polizia. Il dispositivo di controllo degli atti e dei reati a sfondo razzista dovrebbe essere maggiormente flessibile ed attento ai bisogni delle vittime”...
E se l'ha detto Hammarberg... magari possiamo fidarci...