di Emma Persia
Dal tetto dell'ISPRA rivolgiamo un appello a Voi di Articolo21, affinchè attraverso la vostra azione mediatica, non si spenga la nostra protesta perché: la ricerca precaria è una ricerca sotto ricatto, e non fa bene al paese. La crisi della ricerca pubblica ambientale italiana non è solo nell'espulsione dagli enti, in particolare dall'ISPRA (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) di centinaia di lavoratori, ma sopratutto nel danno che in questo modo viene fatto alla collettività e al territorio, senza più controlli adeguati e studi che rivelino il reale stato dei nostri mari, dell'aria che si respira nelle nostre città, di un intero paese a rischio frane e dissesto idrogeologico, sempre più concreto con i cambiamenti climatici che portano piogge meno frequenti ma più violente. Questo è il ruolo di un istituto come l'ISPRA, questi i motivi per cui dovrebbe essere potenziato e rilanciato, non ridimensionato come invece si cerca di fare, allontanando i suoi ricercatori e tecnici giovani, smantellando i laboratori, chiudendo le sedi o riducendole in stato di abbandono. Il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, dice di essere interessata alla ricerca e alla protezione ambientale: se è così lo dimostri, rimuovendo tutti gli ostacoli, dall'emorragia di personale a quella di fondi, che impediscono all'ISPRA di svolgere al meglio il suo ruolo di controllore pubblico della salute del nostro territorio, che porta necessariamente con sé quella dei cittadini che lo abitano.