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Rai: perché si sceglie la strada del più triste cerchiobottismo?
di Giuseppe Giulietti
No non ci siamo proprio. Il presidente di garanzia della Rai ci ha fatto sapere di aver chiamato la direttrice del tg3 Bianca Berlinguer, perché alcuni lanci dei servizi del tg3 sarebbero stati "faziosi". Non pensiamo affatto che il presidente non possa chiamare chiunque per manifestare la sua opinione, ma contano e come contano tempi, modi, priorità, emergenze.
Nella Vigilanza di ieri si doveva parlare della faziosità di Minzolini, delle sue carte di credito, delle denunce del presidente Fini, delle proteste in atto ai gr per "faziosità" e censure di ogni natura, della cacciata di alcuni dei migliori professionisti dalla Rai, del crollo degli ascolti sulle reti uno e due, delle intercettazioni telefoniche tra Masi e Lavitola, insomma di una Rai che ha perso la sua identità e la sua funzione di garanzia.
Su questi temi le risposte sono state deboli, incerte, contraddittorie, vaghe, inadeguate alla situazione di emergenza , per di più alla vigilia di possibili elezioni anticipate, nelle quali Berlusconi darà il peggio di sè e metterà sotto controllo l'intero polo Raiset.
Di fronte a questo perché si decide di deviare l'attenzione sul tg3? Perché si sceglie la strada del più triste cerchiobottismo, perché si vuole fingere di dare un colpo a destra e uno a sinistra? Ma davvero il problema della Rai è il Tg3?
No, non è obbligatorio svolgere una funzione di garanzia, se mancano le condizioni meglio, molto meglio, rassegnare le dimissioni, consegnarle nelle mani delle autorità di garanzia, non rendersi complici di una situazione ormai fuori controllo.
Questo vale per la Rai, vale per le autorità di garanzia del settore, alla vigilia di un durissimo scontro democratico ed elettorale.
Chi non se la sente di esercitare un ruolo di garanzia passi la mano e chieda di essere sostituito.
Non sono in gioco questioni private, ma il futuro politico di questo paese e persino quello della Rai che dovrà comunque cercare di vivere anche oltre questo governo politico ed aziendale.
Dal momento che chi dovrebbe dirigere non sembra in grado di assicurare un futuro, forse è giunto il momento che i dipendenti medesimi riprendano in mano il loro destino, e proclamino forme di lotta anche clamorose, difendano un bene comune e lo facciano andando oltre ogni confine di parte di partito di schieramento. Altrimenti lo faranno i cittadini decretando la fine di quella che un tempo era una azienda di pubblico servizio.
Se non ora quando? Rai, di tutti di più. Leggi la Proposta di Legge - di Roberto Zaccaria
Nella Vigilanza di ieri si doveva parlare della faziosità di Minzolini, delle sue carte di credito, delle denunce del presidente Fini, delle proteste in atto ai gr per "faziosità" e censure di ogni natura, della cacciata di alcuni dei migliori professionisti dalla Rai, del crollo degli ascolti sulle reti uno e due, delle intercettazioni telefoniche tra Masi e Lavitola, insomma di una Rai che ha perso la sua identità e la sua funzione di garanzia.
Su questi temi le risposte sono state deboli, incerte, contraddittorie, vaghe, inadeguate alla situazione di emergenza , per di più alla vigilia di possibili elezioni anticipate, nelle quali Berlusconi darà il peggio di sè e metterà sotto controllo l'intero polo Raiset.
Di fronte a questo perché si decide di deviare l'attenzione sul tg3? Perché si sceglie la strada del più triste cerchiobottismo, perché si vuole fingere di dare un colpo a destra e uno a sinistra? Ma davvero il problema della Rai è il Tg3?
No, non è obbligatorio svolgere una funzione di garanzia, se mancano le condizioni meglio, molto meglio, rassegnare le dimissioni, consegnarle nelle mani delle autorità di garanzia, non rendersi complici di una situazione ormai fuori controllo.
Questo vale per la Rai, vale per le autorità di garanzia del settore, alla vigilia di un durissimo scontro democratico ed elettorale.
Chi non se la sente di esercitare un ruolo di garanzia passi la mano e chieda di essere sostituito.
Non sono in gioco questioni private, ma il futuro politico di questo paese e persino quello della Rai che dovrà comunque cercare di vivere anche oltre questo governo politico ed aziendale.
Dal momento che chi dovrebbe dirigere non sembra in grado di assicurare un futuro, forse è giunto il momento che i dipendenti medesimi riprendano in mano il loro destino, e proclamino forme di lotta anche clamorose, difendano un bene comune e lo facciano andando oltre ogni confine di parte di partito di schieramento. Altrimenti lo faranno i cittadini decretando la fine di quella che un tempo era una azienda di pubblico servizio.
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