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"Ma quale emergenza rom?" Sonora bocciatura dal Consiglio di Stato
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di Bruna Iacopino

"Ma quale emergenza rom?" Sonora bocciatura dal Consiglio di Stato

Chissà cosa ha pensato l'ormai ex-ministro Maroni di fronte alla sonora bocciatura al cosiddetto Piano nomadi, quello stesso piano da lui definito modello esportabile addirittura in tutta Europa. Come è infatti noto perchè ripreso dalla stampa di questi giorni, con sentenza del Consiglio di Stato, depositata il 16 novembre scorso, in seguito al ricorso presentato da ERCCF ( European Roma rights centre foundation) e da due famiglie reisdenti presso l'ex Casilino 900, quel piano fa acqua da tutte le parti, a partire dal pericolo “fittizio” che ha portato alla dichiarazione dello “stato di emergenza” e al Decreto emanato dal Presidente del Consiglio e prorogato fino alla fine di quest'anno. L'emergenza, scrivono i giudici, dev'essere motivata e supportata da dati oggettivi, dati che invece mancano completamente rendendo dunque vane le decisioni prese successivamente in base a un pericolo semplicemente supposto. Si legge infatti nella sentenza: “...il riferimento a “gravi episodi che mettono in pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica” non risulta supportato da una seria e puntuale analisi dell’incidenza sui territori del fenomeno considerato (quale sarebbe, in ipotesi, uno studio che documentasse l’oggettivo incremento di determinate tipologie di reati nelle zone interessate dagli insediamenti nomadi), ma soltanto dal richiamo di specifici e isolati episodi i quali, per quanto eclatanti e all’epoca non privi di risonanza sociale e mediatica, non possono dirsi ex se idonei a dimostrare l’asserita eccezionalità e straordinarietà della situazione.”

E ancora: “ … anche a voler ricollegare l’emergenza alla mera intensità e diffusività del fenomeno determinato dalla “presenza” dei nomadi, non è fuori luogo rilevare che né dal decreto né dai suoi atti prodromici è dato ricavare dati numerici che autorizzino tale conclusione: in particolare, mentre per le aree di Roma e Napoli non è precisato neanche approssimativamente quanti siano i nomadi ivi stabilmente insediati, per Milano questi sono stimati in circa seimila, cifra che – specie se rapportata alle dimensioni e alla densità abitativa dell’agglomerato urbano milanese – non appare prima facie individuare un fenomeno di dimensioni ed entità tale da rendere inefficaci gli ordinari strumenti e poteri.”
Vengono così a decadere, per effetto della sentenza, le figure dei commissari straordinari che in questo momento si troverebbero ad agire in condizioni di vuoto di potere, ma viene a cadere tutto l'impianto del piano, emblematicamente rappresentato da quanto attuato finora, per esempio, nella capitale.


Già con la sentenza del Tar del Lazio depositata nel 2009 il piano era già stato in parte bocciato. Con la sentenza del Consiglio di Stato la bocciatura va a toccare, approfondendoli, diversi punti: la raccolta di rilievi segnaletici per l'identificazione dei Rom, il possesso di un tesserino di riconoscimento ( noto anche come DAST), la sottoscrizione di una sorta di “contratto” vincolante tra il rom residente nel campo e l'amministrazione preposta, un presidio di videosorveglianza atto a controllare ingressi e uscite dal campo...
Tutte disposizioni ritenute illegittime perché in conflitto con l'articolo16 della Costituzione che sancisce la libertà di circolazione... Ma non basta, respingendo le argomentazioni addotte dalle Amministrazioni promotrici del piano, la sentenza tiene e a precisare, in rapporto ai villaggi attrezzati: “ ...se deve trattarsi di una soluzione al problema della “precarietà” degli insediamenti nomadi, e quindi di creare sistemazioni abitative definitive per i soggetti interessati, allora è chiaro che per questi ultimi dovrebbe valere ciò che vale per qualsiasi soggetto in casa propria, essendo conseguentemente incongrua ogni comparazione con la condizione degli ospiti di alberghi e villaggi turistici.”


In ultima analisi, il diritto al lavoro. L'abitante di un campo attrezzato, stando al regolamento interno, ha infatti l'obbligo di accettare le proposte di inserimento lavorativo che gli vengono offerte, pena ( in seguito a reiterato rifiuto) l'espulsione dal campo.
Punto che, sottolinea la sentenza, confligge con la libertà, costituzionalmente sancita “di scegliere autonomamente il proprio lavoro...”
In poche parole una bella gatta da pelare e che avrà conseguenze ulteriori... prova ne sono le richieste di risarcimento danni che potrebbero già partire a Milano o la disputa divenuta ancora più accesa tra Roma e Ciampino per l'ampliamento del campo La Barbuta.


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