di Iv. Por.*
Sono passati cinque anni dalla tragedia alla Umbria Olii di Campello sul Clutinno. Cinque anni di accuse e polemiche e, purtroppo, di ancora tanti incidenti sul lavoro. Per richiamare l’attenzione su questa piaga, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha scritto una lettera al sindaco di Campello, Paolo Pacifici.
Il messaggio del presidente Napolitano ha espresso «vivo apprezzamento per le iniziative promosse in questi anni dall’Amministrazione comunale in ricordo delle vittime e delle drammatiche circostanze di quell’evento» e, in particolare, per la pubblicazione di un volume che raccoglie le testimonianze della sciagura: «Confido molto che l’aver raccolto in un agile volume le immagini agghiaccianti di quella tragedia, dell’immenso dolore delle famiglie delle vittime e della commossa partecipazione di tutti i cittadini, possa contribuire a sollecitare, particolarmente in questo scorcio d’anno ancora funestato da eventi gravissimi, la dovuta attenzione ai temi della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Al di là della drammatica complessità dei fatti e delle conseguenti difficoltà nell’accertamento – essenziale perché possa esservi giustizia – delle responsabilità che simili eventi spesso presentano, va in ogni caso rifiutata l’idea che si tratti comunque di inevitabili tragiche fatalità. Né alcun cedimento è ammissibile per ciò che deve essere l’impegno di tutti – istituzioni pubbliche, anche locali, mondo delle imprese, pubblica opinione – insieme con la vigile consapevolezza degli operatori, affinché la sicurezza e la dignità del lavoro abbiano quella valenza primaria che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica».
Il processo Si tornerà in aula il 13 dicembre per il processo Umbria Olii che vede imputato l’ex amministratore delegato Giorgio Del Papa, per il quale è imminente la sentenza di primo grado. Il pm ha chiesto 12 anni per Del Papa.
La tragedia di Campello Sullo sfondo rimane la tragedia di quel 25 novembre del 2006, quando nell’esplosione alla Umbra Olii di Campello sul Clitunno morirono Maurizio Manili, Tullio Mottini, Vladimr Todhe e Giuseppe Coletti. I quattro operai di una ditta metalmeccanica stavano montando una passerella in cima ad un silos pieno d’olio quando una scintilla ha causato un’esplosione. Fra i morti il titolare della ditta (Manili), mentre un quinto lavoratore si è salvato perché in quel momento si trovava nel piazzale, lontano dai silos. La vicenda e le successive polemiche sono state descritte dal giornalista Fabrizio Ricci nel libro “Se la colpa è di chi muore”.
Bravi (Cgil): nel 2011 già 18 morti Pubblichiamo l’intervento del segretario regionale dlela Cgil, Mario Bravi.
«”Bisogna rifiutare sempre l’idea che le morti sul lavoro possano essere considerate tragiche fatalità”: non possiamo trovare parole migliori di quelle del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, inviate oggi al sindaco di Campello sul Clitunno, Paolo Pacifici, in occasione del quinto anniversario della strage all’Umbria Olii, per ribadire il nostro appello a tutte le forze istituzionali e imprenditoriali affinché si interrompa questa barbarie, che, purtroppo, nella nostra regione sta al contrario vivendo una preoccupante fase di recrudescenza.
Sono già 18, infatti, i lavoratori che hanno perso la vita nel 2011 in Umbria, due in più rispetto allo scorso anno. E purtroppo questa triste contabilità non è ancora definitiva. Allora, oggi, in questo giorno che dedichiamo alla memoria di Maurizio Manili, Giuseppe Coletti, Tullio Mottini e Wladimir Todhe (e un sentito ringraziamento va al Comune di Campello sul Clitunno per l’impegno che ha sempre profuso in questa direzione), vogliamo anche ribadire con forza il nostro appello a non abbassare mai la guardia, perché è evidente che se in un momento di crisi, produttiva e occupazionale, il numero di morti sul lavoro aumenta, allora siamo chiaramente di fronte ad un imbarbarimento delle condizioni di lavoro, ad una compressione dei diritti, ad una competizione fatta sulle pelle delle persone.
Per questo, al nuovo Governo chiediamo di tracciare una netta linea di discontinuità con il passato, mettendo la difesa e il consolidamento dei diritti e della sicurezza di lavoratrici e lavoratori in cima alla sua agenda politica. Riprendendo ancora le parole del Presidente della Repubblica: “Nessun cedimento è ammissibile per ciò che deve essere l’impegno di tutti – istituzioni pubbliche, anche locali, mondo delle imprese, pubblica opinione – insieme con la vigile consapevolezza degli operatori, affinché la sicurezza e la dignità del lavoro abbiano quella valenza primaria che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica».
*tratto da http://www.umbria24.it/