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Di lavoro si muore: una lunga linea di sangue e indifferenza. Martedì 6 dicembre ad Ovada conferenza pubblica
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di Redazione

Di lavoro si muore: una lunga linea di sangue e indifferenza. Martedì 6 dicembre ad Ovada conferenza pubblica

Ogni giorno,nel nostro Paese si conta, spesso in un clima di indifferenza mediatica, un numero che va da tre a quattro lavoratori che muoiono sul posto di lavoro. Secondo i dati forniti dall'Osservatorio indipendente di Bologna, il numero dei morti sul lavoro al 28 novembre è di 611, +2,2% sull'intero 2010. Si arriva a contare più di mille morti se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere o sulle strade per raggiungere il posto di lavoro. Una strage quotidiana. Una strage sulla quale lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha richiamato più volte l'attenzione dell'informazione e della politica dicendo chiaramente che non si può continuare a parlare di “ tragiche fatalità”. Nessun cedimento è ammissibile, secondo il Presidente, “nell'impegno di tutti, istituzioni pubbliche, anche locali, mondo delle imprese, pubblica opinione, affinché la sicurezza e la dignità del lavoro abbiano quella valenza primaria che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica”.

La Soms di Ovada e il Comune di Ovada vogliono richiamare l'attenzione sul tema, accogliendo l'invito del Presidente della Repubblica e aderendo alla campagna, promossa dall'Associazione Articolo 21, per cancellare l'espressione “morti bianche” che sminuisce la gravità e la responsabilità di tali morti.

L'iniziativa si terrà martedì 6 dicembre, alle ore 21, presso la sala conferenze della SOMS di Ovada e avrà come titolo “Di lavoro si muore, una lunga linea di sangue e indifferenza.”
Dopo i saluti del Vice sindaco, Sabrina Caneva, e del presidente della SOMS, Augusto Confligliacco, interverranno Stefano Corradino e Bruno Pesce.

Stefano Corradino, giornalista impegnato, direttore di Articolo 21 che spiegherà le motivazioni della campagna “non chiamiamole più morti bianche” e ci racconterà la storia di Marco Bazzoni, l'operaio metalmeccanico di Firenze che da anni denuncia inadempienze sulla sicurezza sul lavoro. Tra i destinatari delle sue missive anche la Commissione europea .E grazie alle sue denunce la Commissione europea ha messo sotto accusa l'Italia del governo Berlusconi. Una storia di indignazione e non rassegnazione, la storia dell'impegno di ogni singolo che può fare la differenza.
Bruno Pesce, Presidente dell'Associazione Vittime dell'amianto; una vita dedicata alla lunga lotta dei lavoratori di Casale per ottenere giustizia.
Bruno Pesce rappresenta la grande  maggioranza delle 6000 parti lese del processo ETERNIT, - famigliari di oltre 2200 morti e oltre 800 ammalati (asbestosi, tumore del polmone e mesotelioma). Loro da anni chiedono una politica in favore delle vittime, di cui la costituzione di un fondo in favore delle vittime dell'amianto, in particolare per i cittadini morti a causa dell'inquinamento ambientale da amianto. La denuncia di Bruno Pesce è forte:  sulle sofferenze e sul danno subito dalle vittime dei reati, non si “spende” , in sostanza, neanche un minuto delle azioni parlamentari e di governo del nostro Paese!

Le morti da amianto in Italia sono circa 3000 all'anno di cui oltre 50 solo a Casale M.to.
Bruno Pesce reclama nei confronti delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e del sistema pubblico e privato dell'informazione, di occuparsi finalmente in modo degno delle morti sul lavoro ed ambientali e quindi anche di questa che è una grande tragedia, ma anche, una grande battaglia di civiltà.
Battaglia di civiltà che Comune e SOMS vogliono condividere con la cittadinanza Martedì 6 dicembre, alle ore 21, presso la sala conferenze della SOMS di Ovada.


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