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Articolo 21 - ESTERI
Politici corrotti e apparati militari deviati dietro la morte padre Tentorio
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di redazione

Politici corrotti e apparati militari deviati dietro la morte padre Tentorio Secondo i missionari, mandanti e organizzatori dell'omicidio del missionario italiano restano a piede libero. Qaundo nell'ottobre scorso venne diffusa la notizai dell'uccisione di padre Tentorio nelle Filippine, la notizia ebbe una brevissima fortuna sui principali siti d'informazione; si dava infatti per scontato che l'assassinio del religioso fosse dovuto all'azione di qualche gruppo fondamentalista islamico. Tutto tornava, insomma. Ma la storia che sta venendo ala luce è un'altra. Il missionari era impegnato in una difficile battaglia in difesa dell'ambiente e della tutela delle popolazioni locali; contro di lui esercito, grandi apparati industriali e gruppi paramilitari. L'agenzia vaticana Fides riferisce sugil ultimi sviluppi dell'indagine.

I mandanti dell'omicidio di padre Fausto Tentorio vanno ricercati fra uomini politici corrotti e funzionari delle compagnie energetiche, responsabili del progetto di una diga sul fiume Pulangi; e negli apparati deviati dell'esercito e fra i corpi paramilitari, impegnati nella lotta ai ribelli comunisti: su questi due versanti si concentrano le indagini della Task Force, istituita dal governo filippino, per scoprire gli organizzatori dell'omicidio del missionario padre Fausto Tentorio del Pime (Pontificio istituto missioni estere), ucciso il 17 ottobre ad Arakan, presso Kidapawan, nella provincia d Nord Cotabato, sull'isola di Mindanao (Filippine Sud). E' quanto riferisce oggi l'agenzia vaticana Fides.

Nei giorni scorsi, si spiega, dopo circa tre mesi di indagini, gli inquirenti hanno arrestato i due sospetti esecutori del delitto: si tratta di Jimmy Ato, presunto killer, e di suo fratello Robert, autista della motocicletta su cui i due sono fuggiti. Secondo padre Peter Geremiah, del Pime; confratello di Tentorio e anch'egli impegnato nella pastorale delle comunità indigene di Mindanao, "i mandanti e gli organizzatori dell'omicidio restano a piede libero; per questo i testimoni hanno paura e non hanno alcuna garanzia di protezione".

Dopo i primi arresti, si afferma nella nota dell'agenzia vaticana, gli inquirenti stanno svolgendo indagini che potrebbero interessare anche funzionari della polizia e uomini politici locali, coinvolti in un vorticoso giro di tangenti e corruzione, legato al progetto di costruzione della diga "Pulangi V", (la quinta sul corso del fiume Pulangi) e di una relativa centrale idroelettrica. La centrale sarà la più grande di Mindanao, con una potenza di 300 megawatt, e fornirà energia alle province di Bukidnon e Cotabato. Il progetto - proposto da una partnership fra la compagnie privata "Greenergy" e il consorzio di due aziende pubbliche, la FIBECO (First Bukidnon Electric Cooperative) e la BUSECO (Bukidnon Second Electric Cooperative) - è in fase avanzata, dopo che il "Northern Mindanao Regional development Council" ha trasmesso parere positivo al Ministero per l'Energia.

Sul progetto padre Fausto aveva espresso forte dissenso, poiché la diga sommergerà cimiteri, luoghi sacri, terreni agricoli e di caccia delle tribù Maguindanaon e Manobo (per cui padre Tentorio lavorava), cancellando per sempre l'identità, la cultura e lo stile di vita di un milione di indigeni suddivisi in 27 comunità. Altra pista di indagine sui mandanti, è quella che conduce ai gruppi militari e paramilitari che operano nell'area di Arakan, legati all'operazione "Oplna Bantay", con cui il governo filippino ha stanziato truppe e militarizzato l'area di Kidapawan e Arakan, con l'obiettivo di stanare i ribelli comunisti del National People's Army. Le operazioni militari hanno causato uccisioni, sfollamento di migliaia di innocenti e gravi violazioni dei diritti umani, denunciate da Ong e missionari come padre Tentorio. I militari, inoltre, hanno formato e addestrato gruppi paramilitari, reclutando adepti anche fra gli indigeni, creando divisioni e conflitti interni anche fra le stesse comunità locali.

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