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La mobilita' immobile e il sogno dell'auto elettrica
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di Luca Scarnati*

La mobilita' immobile e il sogno dell'auto elettrica

Cosa pensiamo quando leggiamo mobilità sostenibile? Probabilmente il primo pensiero va al trasporto pubblico... e' già andiamo male. Secondo "Pendolaria", il rapporto di Legambiente sul trasporto pendolare in Italia, l'aumento dei prezzi e la diminuzione dei servizi hanno segnato tutto il 2011, e con i tagli previsti per il 2012 per le Regioni sarà ben difficile evitare che la situazione peggiori. Questo a fronte di una richiesta in continuo aumento, con quasi 3 milioni di pendolari che si spostano ogni giorno per studio o lavoro sui treni regionali. Il decentramento della popolazione urbana nelle aree limitrofe ai grandi centri è ormai un fenomeno evidente, una concezione dell'area urbana più ampia che crea nuove esigenze verso cui i cittadini chiedono risposte.

Anche per i trasporti urbani non ci sono buone notizie: forti aumenti in vista nel 2012 per i biglietti, a partire da Torino, Milano Roma. Aumenti che non necessariamente garantiscono un miglioramento del servizio, già non sempre all'altezza. Aggiungiamo poi i casi di "cattiva gestione", come l'ATAC di Roma, segnata dallo scandalo delle 854 assunzioni per chiamata diretta negli ultimi 2 anni, tanto che ci si chiede se i servizi pubblici non siano considerato solo come una sorta di merce di scambio per la classe politica.

Sicuramente un trasporto pubblico efficiente è alla base di una mobilità sostenibile, ossia che limiti le auto a benzina, diminuendo consumi, traffico, rumore e inquinamento. Ma la sostenibilità è legata anche ad altre soluzioni, quali il car sharing e il bike sharing, ossia l'utilizzo condiviso di auto o bici. Secondo il rapporto "2011- Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città", elaborato da Euromobility con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente, sulla carta esistono, ma poche le città dove raggiungono cifre significative. Tra queste Torino e Milano, ma in generale il servizio offerto è inferiore, se non assente, in confronto alla domanda dei cittadini.

Vi sono poi i mobility manager, ossia quelle figure che dovrebbero ottimizzare, all'interno delle grandi aziende pubbliche e private, gli spostamenti sistematici dei dipendenti, favorendo forme più sostenibili. Anche qui solo in 41 città su 50 il rapporto di Euromobility ne individua almeno uno, con 9 città in cui non ve ne è traccia. Eppure sono una figura molto utile, favorendo forme di trasporto collettivo o semplicemente prevedendo un contributo economico per chi acquista un abbonamento ai trasporti pubblci, come fa la Provincia di Roma.

Se nelle principali città italiane abbiamo circa 61 auto per 100 abitanti, importante è anche la percentuale di quelle a combustibile meno inquinante, ossia gas GPL e metano, che non superano il 7% del totale. Il dato, in progressivo aumento negli ultimi anni, ha subito un forte stop a causa dell'interruzione degli incentivi.

Un discorso a parte merita l'uso dell'auto elettrica, su cui puntano molto i francesci e soprattutto i tedeschi, il cui governo sta investendo molto sullo sviluppo di questo settore. L'Italia è l'unico paese che non ha convertito le linee guida programmatiche dell'Unione Europea in un piano operativo di supporto nel settore dell'auto elettrica.

Ma di che si tratta? Si tratta di un mezzo di trasporto con le stesse prestazioni e costi di acquisto delle attuali auto, con costi di esercizio molto più bassi, silenzioso efficiente e ad emissioni zero. Dove sta il problema? Quello più serio è la scarsa autonomia, che attualmente ogni 100 - 120 km impone una ricarica di 3 - 6 ore. Ma la ricerca e gli investimenti possono trovare una soluzione. Per ora abbiamo un'auto molto semplice, senza tutti quei complessi meccanismi legati ai motori a scoppio e alla trasmissione, senza bisogno di lubrificazione e raffreddamento, in sostanza un pianale con delle batterie e 4 ruote che comprendono ognuna un motore. Poi c'è un problema di sistema, ossia l'adeguamento della rete di rifornimento e una produzione dell'energia elettrica necessaria che non provenga da combustibili fossili. Per capirci: produrre energia elettrica da combustibili fossili, soluzione attualmente utilizzata, comporta una dispersione del 40% circa dell'energia in calore. Nonché una notevole produzione di gas serra, dannosi all'ambiente. Sebbene gli attuali motori a scoppio alimentati da combustibili fossili siano ancora meno efficienti, siano cioè anche maggiori le dispersioni di energia, in ogni caso il bilancio energetico e l'inquinamento prodotto non darebbero al trasporto elettrico quelle caratteristiche innovative che ci si aspetta. Il suo utilizzo è quindi legato alla crescita della produzione di elettricità da fonti alternative. Strada non impossibile, soprattutto buoni e inaspettati i risultati italiani sul fotovoltaico, in continua crescita e trainato dagli incentivi, ma tutta ancora in salita. In conclusione? Miliardi di spesa previsti per una TAV che sembra nessuno voglia, e che a nessuno serva, e cittadini costretti a fare i conti con una mobilità immobile.

*da Il mondo di Annibale


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