di Stefano Corradino*
I leghisti copiano ma nemmeno quello gli riesce (altrimenti il Trota non avrebbe ripetuto tre volte l’esame di maturità). L’antefatto: nell’ultima settimana due progetti di legge statunitensi – “Stop Online Piracy Act” (SOPA) e “Protect IP Act” (PIPA) – hanno fatto sobbalzare i navigatori della rete. Le due proposte, formalmente mirate a tutelare il diritto d’autore e la proprietà intellettuale sul web in realtà minacciano gravemente la libertà di internet forzando, come scrive Reporter Senza Frontiere i siti web “a bloccare l’accesso ad altri siti sospettati anche solo vagamente di violazioni del copyright”.
Ieri, Sopa e Pipa sono stati rinviati a data da destinarsi, soprattutto per merito della diffusa contestazione sul web. I senatori e i deputati americani, in un primo tempo favorevoli a questa proposta liberticida hanno fatto dietrofront dopo la rivolta di migliaia di siti internet e del loro black out in segno di protesta.
Epilogo che deve essere sfuggito a un deputato italiano, pardon padano. Scimmiottando i colleghi censori d’oltreoceano l’onorevole Gianni Fava – nomen omen - ha presentato un emendamento che costringerebbe gli hosting provider a rimuovere determinati contenuti online sulla base delle richieste inviate “dai titolari dei diritti violati dall’attività o dall’informazione”. In parole povere “qualunque soggetto interessato”, praticamente chiunque, può chiedere la cancellazione di contenuti ritenuti illeciti.
E a chi spetterebbe il compito di stabilire il confine tra lecito e illecito? E secondo quali criteri?
Di certo non alla magistratura o alla polizia postale che già lo fa, scrupolosamente, contrastando le palesi violazioni (contenuti diffamatori o violenti, materiali pedopornografici…) Chi allora? Un’apposita commissione parlamentare? O magari un gruppo di esperti, magari capitanati dallo stesso Bossi junior, possibile candidato alla leadership della Lega, lo stesso che si divertiva ad affondare i barconi dei clandestini su un videogioco?
Quello del bavaglio alla rete è uno sport estremo pericolosamente praticato tra i banchi del Parlamento da chi, soprattutto nella destra berlusconiana-leghista teme il dissenso e la libertà di espressione e cancella perfino intere pagine dei suoi siti. Vedi alla voce “Padania” e alla rimozione integrale dei numeri del quotidiano quando nel 1998 dava del mafioso al Cavaliere.
Potranno depennare e censurare selvaggiamente. Ma i navigatori del web, purtroppo per loro, hanno buona memoria…
* Pubblicato su "Il Fatto Quotidiano"