Articolo 21 - IDEE IN MOVIMENTO
F-35: Lockheed Martin in soccorso del ministro-ammiraglio Di Paola
di redazione*
La comparsa ieri a Roma del vice-presidente del programma F-35/JSF Tom Burbage in rappresentanza della Lockheed Martin, l'azienda statunitense capocommessa del progetto di cacciabombardiere, è emblematica della spasmodica necessità dell’azienda di incassare l’OK dell’Italia all’acquisto di 131 aerei. Al di là del'Atlantico Lochkeed Martin è infatti sotto il fuoco di fila del Pentagono che ha predisposto un dossier impietoso sull’andamento dei lavori ed ha voluto rivedere tutte le modalità contrattuali, mentre la Casa Bianca che ha deciso di tagliare il budget militare dei prossimi 10 anni. Non per nulla i corpi militari statunitensi stanno aspettando ad ordinare i propri caccia F-35 cercando di far comprare dagli alleati i primi esemplari problematici.
Una strada, quella dell'azienda a stelle e strisce, che in Italia
trova forte sponda in quanto da alcune settimane sta facendo un forte
estimatore del programma: il Ministro-Ammiraglio Di Paola che nel 2002
ha firmato il primo memorandum di cooperazione a riguardo tra USA e
Italia.
Il vice-presidente Burbage è venuto a dirci, come raccontano diverse
agenzie, che il programma procede bene e che per l’Italia si
tratterebbe di "un investimento relativamente basso ma che avrà un
ritorno molto grande": peccato che a supporto di tale fantasiosa
affermazione non abbia fornito (nemmeno dopo richieste esplicite
avanzate anche dalla nostra Campagna all'ufficio stampa) alcun dato o
evidenza documentale di contratti e di cifre di ritorno economico.
Unico numero citato, quello delle aziende italiane coinvolte nella
produzione: "oltre 20" sembra siano state le testuali parole. Peccato
che la cifra non coincida con quanto dichiarato in sede parlamentare
ufficiale dal Ministro-Ammiraglio Di Paola, che alla Camera in una
risposta ad un'interrogazione ha parlato di 40 aziende italiane
partecipanti a vario titolo nella filiera produttiva. Ennesima
dimostrazione di poca chiarezza e trasparenza, probabilmente dettata
da ritorni in realtà molto bassi e perciò imbarazzanti.
Ma si sa che le bugie hanno le gambe corte e non possono fare molta
strada; anche perché in Italia a riguardo del programma F-35/JSF
esiste una società civile molto attenta, che dal 2009 ha in corso la
campagna "Taglia le ali alle armi" per fermare l’acquisto di questo
inutile e costoso cacciabombardiere (la cifra da noi stimata e mai
smentita ci porta a 15 miliardi di euro di sola fattura di acquisto,
in piena crisi economica).
La campagna è promossa da Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci
e Tavola della Pace ed ha lanciato per tutto il prossimo febbraio un
mese di mobilitazione di respiro nazionale. Occorre esplicitare ai
contribuenti italiani come il Ministro-Ammiraglio Di Paola (aiutato da
tutti coloro che hanno interesse nel caccia F-35) voglia sprecare le
loro tasse senza fornire dati concreti, evidenziando invece le
alternative possibili tutte socialmente utili e in grado di creare
molti posti di lavoro risultando di forte stimolo per l'economia. Un
simbolo forte della problematicità in generale delle spese militari e
non solo per il programma F-35 che viene segnalato in quanto più
costoso e problematico, ma che serve soprattutto a dimostrare che le
priorità vere del nostro paese non possono passare per armi, cannoni e
cacciabombardieri.
*Tutte le informazioni sulla campagna si possono trovare sui siti delle
organizzazioni promotrici:
www.perlapace.it (Tavola della Pace) – www.sbilanciamoci.org (Campagna
Sbilanciamoci!) - www.disarmo.org (Rete Italiana per il Disarmo)
La petizione online (con i dettagli per la raccolta di firme cartacee)
è invece raggiungibile all'indirizzo www.disarmo.org/nof35,
http://www.disarmo.org/rete/a/35458.html
Una strada, quella dell'azienda a stelle e strisce, che in Italia
trova forte sponda in quanto da alcune settimane sta facendo un forte
estimatore del programma: il Ministro-Ammiraglio Di Paola che nel 2002
ha firmato il primo memorandum di cooperazione a riguardo tra USA e
Italia.
Il vice-presidente Burbage è venuto a dirci, come raccontano diverse
agenzie, che il programma procede bene e che per l’Italia si
tratterebbe di "un investimento relativamente basso ma che avrà un
ritorno molto grande": peccato che a supporto di tale fantasiosa
affermazione non abbia fornito (nemmeno dopo richieste esplicite
avanzate anche dalla nostra Campagna all'ufficio stampa) alcun dato o
evidenza documentale di contratti e di cifre di ritorno economico.
Unico numero citato, quello delle aziende italiane coinvolte nella
produzione: "oltre 20" sembra siano state le testuali parole. Peccato
che la cifra non coincida con quanto dichiarato in sede parlamentare
ufficiale dal Ministro-Ammiraglio Di Paola, che alla Camera in una
risposta ad un'interrogazione ha parlato di 40 aziende italiane
partecipanti a vario titolo nella filiera produttiva. Ennesima
dimostrazione di poca chiarezza e trasparenza, probabilmente dettata
da ritorni in realtà molto bassi e perciò imbarazzanti.
Ma si sa che le bugie hanno le gambe corte e non possono fare molta
strada; anche perché in Italia a riguardo del programma F-35/JSF
esiste una società civile molto attenta, che dal 2009 ha in corso la
campagna "Taglia le ali alle armi" per fermare l’acquisto di questo
inutile e costoso cacciabombardiere (la cifra da noi stimata e mai
smentita ci porta a 15 miliardi di euro di sola fattura di acquisto,
in piena crisi economica).
La campagna è promossa da Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci
e Tavola della Pace ed ha lanciato per tutto il prossimo febbraio un
mese di mobilitazione di respiro nazionale. Occorre esplicitare ai
contribuenti italiani come il Ministro-Ammiraglio Di Paola (aiutato da
tutti coloro che hanno interesse nel caccia F-35) voglia sprecare le
loro tasse senza fornire dati concreti, evidenziando invece le
alternative possibili tutte socialmente utili e in grado di creare
molti posti di lavoro risultando di forte stimolo per l'economia. Un
simbolo forte della problematicità in generale delle spese militari e
non solo per il programma F-35 che viene segnalato in quanto più
costoso e problematico, ma che serve soprattutto a dimostrare che le
priorità vere del nostro paese non possono passare per armi, cannoni e
cacciabombardieri.
*Tutte le informazioni sulla campagna si possono trovare sui siti delle
organizzazioni promotrici:
www.perlapace.it (Tavola della Pace) – www.sbilanciamoci.org (Campagna
Sbilanciamoci!) - www.disarmo.org (Rete Italiana per il Disarmo)
La petizione online (con i dettagli per la raccolta di firme cartacee)
è invece raggiungibile all'indirizzo www.disarmo.org/nof35,
http://www.disarmo.org/rete/a/35458.html
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