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Processo Scaroni. Cosa accadde quel giorno?
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di Claudia Guido

Processo Scaroni. Cosa accadde quel giorno? “Certo che me lo ricordo e credo che non lo scorderò mai:  Paolo era steso su una panchina, aveva gli occhi all’indietro e il  vomito sulla bocca.” Così risponde Alessandro, uno degli amici di Paolo Scaroni alla domanda: “Si ricorda se ha visto Scaroni in stazione?” In aula si cerca di ricostruire cosa accadde il 24 Settembre 2005 al binario 1 della Stazione di Verona. Fu una giornata di scontri tra Forze dell’ordine e tifosi del Brescia in trasferta per la partita. Paolo Scaroni venne trasportato d’urgenza in ospedale dove furono riscontrate gravi lesioni che lo ridussero in coma e invalido al 100%.
Nell’ultima udienza, a giudizio ci sono otto poliziotti accusati di lesioni volontarie aggravate, le diverse testimonianze, sia delle forze dell’ordine che degli ultras bresciani ci permettono di ricostruire, anche se ancora con poca precisione, quello che accadde quel giorno.

Alessandro racconta: “Sono arrivato con il primo gruppo in stazione, eravamo tranquilli e stavamo salendo sul treno, davamo quindi le spalle alle Forze dell’Ordine. In quel momento è partita la prima carica. Io ho preso una manganellata in testa, ho visto utilizzare i manganelli anche al contrario. Ho visto un ragazzo che era stato colpito alla gola da un lacrimogeno, un altro che non riusciva a vedere perché gli era stato spruzzato dello spray urticante sugli occhi. Ho visto le forze dell’ordine usare anche spranghe di ferro, in particolare ricordo un agente che filmava e nell’altra mano aveva una spranga.
A quel punto ho visto Paolo, intorno a lui c’erano sia tifosi che funzionari dello stato di cui uno in borghese. Lo ricordo bene perché era lui a comandare. Urlava: -Continuate a massacrarli finché non lo dico io!-.  Aveva una giacca sportiva, ricordo anche la marca.

Quando Paolo è stato portato via è iniziata la terza carica, sono riuscito a salire sul treno, anche loro sono saliti ma siamo riusciti a chiudere la porta usando una cintura. Ci urlavano : Vi facciamo come a Modena-  riferendosi ad un altro episodio di scontri, lanciavano sassi contro i finestrini del treno.”
Quel giorno sul posto erano presenti numerosi rappresentanti delle forze dell’ordine: c’era la polizia,  la DIGOS, una squadra mobile di Padova e una di Bologna, c’era la polizia ferroviaria. Gli operatori della scientifica
Filmavano, tutto quanto o quasi.
Le testimonianze dei tifosi si trovano tutte d’accordo su un particolare. Quel signore in borghese con la giacca sportiva color beige, era quello che impartiva gli ordini a tutti.
Alessandro, come anche altri ragazzi ascoltati dal giudice, racconta che
la “prima carica di alleggerimento” partì senza alcuna ragione, secondo la polizia  invece la causa scatenante fu il lancio di sassi da parte dei tifosi.

Il vice questore aggiunto della Polizia di Stato (all’epoca Commissario Capo e Vicequestore della Digos) ha così testimoniato: “Sono arrivato in stazione con il secondo gruppo di tifosi, subito ho avuto segnalazione che alcuni di loro stavano raccogliendo sassi dal binario. Abbiamo tentato di convincere i tifosi a salire sul treno, dialogando con loro, dicendogli  -Per cortesia salite sul treno-.  I tifosi ci hanno risposto che non se ne sarebbero andati finché non avessimo liberato i loro amici che avevamo fermato allo stadio. Quindi hanno cominciato a lanciare sassi verso di noi ed è partita la prima carica di alleggerimento. A questo punto i tifosi si sono armati di spranghe e hanno continuato a lanciarci sassi con atteggiamento estremamente minaccioso. Per questo è partita la seconda carica che ha consentito che si allontanassero e salissero sul treno.”

L’avvocato di parte civile Mainardi chiede:
“Ha parlato di mazze. Visto che perquisite i tifosi uno ad uno prima della partita, mi spiega da dove vengono fuori queste mazze?”
“Le hanno recuperate in stazione e allo stadio, dove hanno rotto tutto”.
“Allo stadio hanno rotto tutto? Questa è una nuova informazione, non ha mai dichiarato questa circostanza”.
“Si ricorda di aver visto Paolo Scaroni?”
“No”.
“All’epoca ha riferito dello stato di salute di Scaroni. Perché ha dichiarato che non presentava ferite apparenti se non l’ha visto?”
“Non ricordo”.
“ Ha anche dichiarato- domanda ancora l’avvocato di parte civile- che il trauma era  compatibile con un sasso. Lo ha verificato direttamente?”.
“No”.
“E da chi l’ha saputo allora?”
“Non ricordo”.
“Quella del sasso è un’ipotesi?”
“Si.”

Le testimonianze più interessanti arrivano però dai due operatori della Scientifica che ebbero il compito di filmare quello che stava accadendo.
All’epoca dei fatti entrambi dichiararono che la prima carica partì senza motivo apparente e che probabilmente senza il lancio di lacrimogeni tutta la situazione sarebbe stata più gestibile. Dichiararono anche di non aver visto lancio di sassi da parte dei tifosi. Dall’indagine condotta dall’ispettrice di Polizia Penitenziaria risultano mancanti alcune parti dei filmati, questa differenza secondo gli operatori è dovuta alla fase di riversamento:
“Possono passare alcuni secondi da quando si fa partire il filmato a quando si fa partire la registrazione” .
Le cassette originali vennero quindi richieste dall’Ispettrice che in questo modo recuperò anche l’audio, anche quello “perso” in fase di riversamento.

La registrazione raccoglie questo dialogo tra i due operatori:
-”Il questore li incarna tutti. Eh, guarda subito le immagini di quando...”
E lì si blocca la registrazione.
“Ho inalato il gas dei lacrimogeni e quindi mi sono dovuto allontanare, ricorda l’operatore della telecamera, all’epoca sostituto commissario della Digos di Verona. “Altri momenti invece non li ho filmati perché non c’era niente da filmare, inoltre non ho avuto ordine di andare a filmare la parte centrale del binario”.
Quando gli viene chiesto di chiarire il contenuto del dialogo con l’altro operatore, attribuisce entrambe le frasi al collega: dichiara che la prima è una battuta e di non ricordare a cosa si riferisse la seconda frase.
Ascoltato su banco dei testimoni anche l ‘ispettore Capo della Scientifica che nei verbali d’indagine  dichiarò di aver visto partire cariche immotivate non solo in testa al treno ma lungo tutta la pensilina.  Ora ha cambiato versione e dice in riferimento alle sue dichiarazioni: “E’  strano che abbia detto queste cose, probabilmente il termine carica è esagerato”. Racconta di aver saputo di Paolo  Scaroni dai colleghi,  insieme ai quali ha fatto tre ipotesi sulle cause delle lesioni riportate: “È stato colpito da un sasso, è caduto contro il treno,  è  caduto dalle scale.
Gli viene chiesto se non avesse pensato che, per ipotesi, Scaroni avesse potuto subire un colpo  da parte delle forze dell’ordine.
“No, a questo non ho pensato”.
Alla prossima udienza, fissata per il 23 Marzo, saranno ascoltati altri testimoni. Dopo di che saranno interrogati gli 8 agenti imputati.  



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