di redazione
Nella giornata di giovedì le forze di sicurezza siriane avrebbero arrestato ben 14 persone appartenenti al Centro siriano per l'informazione e la libertà d'espressione. A renderlo noto sono le organizzazioni internazionali Amnesty international e Reporters sans frontieres. Tra gli arrestati, riferiscono le due orgnaizzazioni, il direttore del Centro Mazen Darwish e la blogger siro-americana Razan Ghazzawi, tutt'ora detenuti presso una struttura gestita dai servizi di sicurezza dell'aeronautica. A questi due nomi si uniscono Yara Badr, compagna di Darwish, e tra dipendenti e semplici visitatori: Hanadi Zahlout, Hussein Greir, Hani Z’itani, Sana Z’itani, Rita Dayoub, Joan Farso, Bassam Al-Ahmad, Mayada Al-Khalil, Maha Al-Assablani, Mansour Hamid et Abdelrahman Hamadah.
Secondo quanto riferisce Rsf lo stesso Mazen Darwish, era già stato tratto in arresto nel marzo del 2011 per aver preso parte ad una manifestazione pacifica davanti al ministero dell'Interno a Damasco, in qualità di osservatore. Mentre il centro ( membro consultivo, del Consiglio economico e sociale dell'Onu da luglio 2011), era già finito nel mirino dalle autorità siriane nel 2005 e nel 2009 ed era stato fatto chiudere.
Sorte analoga quella toccata a diversi blogger: Razan Ghazzawi siro-americana , già stata arrestata il 4 dicembre scorso presso la frontiera siro-giordana mentre era in viaggio verso Amman per partecipare a un Forum sulla libertà di espressione e di stampa nel mondo arabo, e rilasciata solo dopo 14 giorni, Hanadi Zahlout, arrestata per la terza volta il 4 agosto 2011 e rilasciata il 30 novembre e Hussein Greir, prelevato il 24 novembre e rilasciato il 1 dicembre scorso.
Di fronte a questi arresti sommari le due Ong esprimono forte preoccupazione per l'integrità fisica e psichica degli arrestati. Amnesty inoltre ha fatto esplicita richiesta alle autorità siriane di incriminare per un reato di riconosciuta natura penale gli arrestati o, altrimenti, di rilasciarli immediatamente.
Rimane fermo l'appello alla comunità internazionale, alla quale si chiede “di deferire la situazione della Siria alla Corte penale internazionale, di istituire un embargo totale sulle armi e di congelare i beni patrimoniali del presidente Bashar al-Assad e dei suoi più stretti collaboratori.”
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