di Flavio Lotti
Liu Xiaobo è in carcere per il suo lungo impegno nonviolento per i diritti umani e la democrazia. Ma non è il solo. Come lui ci sono tantissime persone in tutto il mondo. Chi si batte per difendere i diritti umani spesso è costretto a pagare un duro prezzo per il suo impegno. Accade sempre più spesso. Minacce, violenze, arresti, torture e uccisioni sono purtroppo un dramma quotidiano per persone che, come Liu Xiaobo, hanno scelto di fare i conti con la propria coscienza e con le proprie responsabilità.
In questo senso, il Nobel a Liu Xiaobo è un premio a tutti i difensori dei diritti umani.
Mi auguro che il clamore internazionale suscitato dall’assegnazione del Premio Nobel per la pace spinga le autorità cinesi a liberare Liu Xiaobo. Ma anche noi possiamo fare qualcosa in più. Per lui e per tutti gli altri.
I diritti umani non si difendono solo con le parole. Servono politiche, strutture e strumenti operativi. Per questo chiediamo al governo italiano di:
1. chiedere al primo ministro cinese Wen Jiabao, con quale ieri ha firmato importanti accordi economici, il rilascio immediato di Liu Xiaobo;
2. non tagliare i fondi di sostegno all’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani;
3. dare finalmente attuazione alle linee guida dell’Unione Europea sui difensori dei diritti umani;
4. fare in modo che le ambasciate dell’Italia nel mondo operino attivamente per sostenere e proteggere i difensori dei diritti umani;
5. istituire la Commissione Nazionale Indipendente per i diritti umani secondo i principi di Parigi;
6. promuovere con adeguate risorse l’educazione ai diritti umani e la diffusione della dichiarazione dell'ONU sui difensori dei diritti umani.
*coordinatore nazionale della Tavola della pace