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''Il giorno che non c'e' la 'ndrangheta''. Don Giacomo Panizza ad Articolo 21 dopo l'ennesimo attentato
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di Giulia Fresca

''Il giorno che non c'e' la 'ndrangheta''. Don Giacomo Panizza ad Articolo 21 dopo l'ennesimo attentato

«Mercoledì dovrà essere la manifestazione della Calabria. Chi sarà in piazza sarà contro la ndrangheta ed è solo con la nostra presenza che può sconfiggersi questo male che attanaglia non solo una regione ma intere comunità. Il nostro continuare ad esserci, nonostante tutto e tutti, è la forza che ci proviene da tanta gente che vuole il riscatto e vuole, con tutta se stessa, riuscire a farcela». Questo il messaggio affidato ad Articolo21 da don Giacomo Panizza presidente di Progetto Sud, la comunità che si occupa di assistenza ai disabili nella cittadina di Lamezia Terme, dopo che la scorsa notte è stato oggetto di un nuovo atto intimidatorio. Nello stesso stabile, infatti, la notte del 25 dicembre scorso, un ordigno di medio potenziale fu fatto esplodere davanti all'ingresso del centro per minori stranieri. Questa volta si è trattato di un colpo di pistola di piccolo calibro, una 7.65, sparato contro la finestra del centro "Dopo di noi", realizzato dalla comunità di don Giacomo Panizza in uno stabile confiscato alla cosca Torcasio. «E’ un’azione gravissima - ha detto don Panizza - perchè la pallottola è entrata dritta anche se erano le 4,10 di mattina e questo ti lascia inerme di fronte alla vigliaccheria. Sì ai servizi. Sì alle manifestazioni, quindi. Le cose che servono - ha aggiunto - non si possono non fare. Purtroppo è brutto dire che le pallottole fanno male e che non ci fermeranno. Ma la solidarietà va partecipata e vissuta giorno dopo giorno. È il momento di resistere tutti insieme per traghettare un'altra Calabria». Chi ha sparato lo ha fatto «dall'alto verso il basso. È questo uno degli elementi su cui stanno effettuando le verifiche gli uomini della scientifica della Polizia di Stato». A renderlo noto è stato il prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, parlando con i giornalisti nel corso del sopralluogo effettuato nella struttura di via dei Bizantini. «La traiettoria del proiettile - ha dichiarato testualmente Reppucci - è dall'alto verso il basso. Certamente non era destinato a fare male. Se è un atto simbolico rimane un atto simbolico e volevano solo intimidire. Dovrebbe essere partito da qualche casa di fronte. Si sta verificando questo. Tutto - ha aggiunto facendo riferimento all'intimidazione della notte di Natale - può essere collegato, però in mancanza di indizi e di certezze possiamo solo al limite parlarne. Se volevano collegare tutto alla marcia di mercoledì, potevano fare qualcosa di più eclatante». «È prematuro - ha concluso - dare una soluzione o un giudizio definitivo. Io dico: può essere l'atto di uno squilibrato alcolista o che ha assunto stupefacenti come può essere un atto intimidatorio. Se è un atto intimidatorio, però, non abbiamo paura di niente perché lo Stato continuerà a reagire. La Magistratura con sequestri ed arresti ha fatto un lavoro pregevole e si continuerà perché bisogna colpire nella tasca questi animali, senza nessuna offesa per gli animali. Per me rimangono delle bestie, degli ominidi senza cervello che non la vinceranno perché lo Stato non demorderà e farà sentire la sua forza e la sua energie e continuerà a sequestrare e confiscare beni, come è stato fatto nell'ultimo anno: beni per oltre 500 milioni di euro sono stati sequestrati dalla guardia di finanza tra mobili, immobili e denaro. Si continuerà con gli arresti e le operazioni». La Calabria continua però ad essere terra dove Stato ed Antistato si muovono a passi differenti. Alle innumerevoli ramificazioni della malavita organizzata non corrispondono ancora arresti e sequestri tali da poter mettere fine alla più grossa "impresa illegale" che esiste al mondo, che "produce" un fatturato annuo di 45 miliardi di euro ovvero quasi 3 punti di Pil. La ndrangheta è nelle istituzioni ed è soprattutto nei poteri politici che foraggiano azioni "legali" a società "pulite" per riciclare denari sporchi provenienti da traffici illeciti. A contrastare fortemente le illegalità ci sono le associazioni ed ancora una volta è Libera che alza la voce. «Esprimo a nome delle oltre 1600 associazioni della rete di Libera, presenza, attenzione, condivisione verso Don Panizza e la sua comunità – ha detto don Luigi Ciotti- Sparare su quella comunità, su quella realtà a servizio di tante persone, significa sparare su tutti noi. Resistere ha la stessa radice latina di esistere, resistere significa esserci, essere presente per mettersi in gioco. A nome di tutte le realtà di Libera ribadiamo che resistenza è impegno da parte di tutti a continuare ad esserci lì in Calabria e nelle tante comunità che si sporcano le mani. Davanti all'ennesimo atto intimidatorio contro la realtà di Don Panizza è necessario il richiamo alla corresponsabilità seria, continua e continuativa: occorre meno prudenza e più coraggio da parte di tutti, perchè ognuno porti il proprio contributo per continuare a far crescere il cambiamento intrapreso in terra di Calabria. Libera c'è e camminerà insieme ai tanti che parteciperanno alla manifestazione del 29 febbraio».

Mercoledì a Lamezia Terme si terrà la marcia pacifica intitolata "Il giorno che non c'è la 'ndrangheta" e don Panizza, ancora una volta, è tra i promotori di una iniziativa che scuote l'aura di invincibilità, di ineluttabile "normalità" che la 'ndrangheta ha imposto in diverse zone del paese. L’invito è che essa diventi motivo per rendere manifesto il fatto che le minacce e le intimidazioni non possono piegare la voglia di giustizia e di riscatto sociale ed economico nutrita da tantissimi cittadini calabresi.


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