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I razzi di Gaza: ecco le regole del racconto
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di Hisham Abdallah

I razzi di Gaza: ecco le regole del racconto da Il mondo di Annibale
Quando l'Autorità Palestinese cominciò la sua difficile vita nel 1994 i media occidentali pubblicarono diverse fotografie dei territori "autonomi" palestinesi, soprattutto di Gaza e di Gerico: si vedevano piccoli gruppi di pecore al pascolo, ma quasi mai segni della presenza di esseri umani. Di queste fotogrfie ne ricordo centinaia, sui giornali di tutto il mondo.
Questa settimana Gaza è tornata a fare notizia. La storia è stata scritta più o meno così: " 200 razzi colpiscono Israele, la reazione provoca 23 vittime a Gaza". Le fotografie a corredo mostravano spesso e volentieri alcune pecore al pascolo, non distanti da filo spinato o pezzi bellici nei pressi, ma ancora una volta nessun volto, nessun essere umano.

Questi titoli e queste fotografie sono apparse anche sulla stampa israeliana. La foto, da un lato, ignora deliberatamente l'essere umano, il titolo o il testo dell'articolo dà la priorità ai razzi, parola che colpisce, e così giustifica le vittime; sempre miliziani, mai perosne.
Questi testi si riferiscono a Gaza come "enclave", e usano la parola città solo se bisogna parlare di Tel Aviv o di Ashdod. I palestinesi colpiti sono miliziani, gli aerei israeliani prendono di mira "obiettivi", in Israele invece i feriti sono, giustamente, "civili".
Così, leggendo questi articoli e guardando queste foto, è difificle imbattersi in un essere umano palestinese. E' una costante questa, in 45 anni di occupazione israeliana e di racconto dell'occupazione.

Chi voglia visitare la "Terra Santa" può facilmente percorrere le strade "coloniche", le cosiddette "by-pass road", vedere solo le colonie "ebraiche", costruite da Israele ovviamente per motivi di sicurezza sebbene in territori occupati, senza incappare mai in una comunità palestinese, due milioni di anime nella sola West Bank.
Questa "irrealtà" palestinese è il prodotto di anni di propaganda, della quale molti media occidentli si sono fatti docile strumento.
Nelle decadi trascorse decine di articoli di questo tipo, fotografie di questo tipo, riprese televisive di questo tipo, sono apparse in Occidente come anche nel mondo arabo.

Le notizie su di noi, i palestinesi, riguardano da sempre il sangue, e poi (dal 1994) la corruzione dei nostri governanti. Anche i "negoziati" sono stati raccontati soprattutto seguendo queste due chiavi di lettura: sangue e crruzione. Senza sprecare tempo, dal 1994 in poi la corruzione è diventata un tema centrale nel racconto della questione palestinese.
La storia dei "negoziati" è questa:gli israeliani criticavano i palestinesi per aver violato gli accordi di Oslo, i giornali criticavano i palestinesi per la loro corruzione. Potevamo meritare uno Stato?
La paralisi del processo di pace ha fatto ovviamente il gioco dei gruppi islamisti, a cominciare da Hamas, di chi ha organizzato gli attentati suicidi, aumentando la nostra percezione di "non umani".

Ironia del caso, questa volta Hamas era dall'altra parte del fronte, trattava con Israele per fermare il fuoco dei gruppi più radicali. Prima invece era l'Autorità Palestinese a trattare con Israele per fermare il fuoco di Hamas.
L'ironia è sempre la stessa: i non umani palestinesi non hanno diritto a uno stato, altrimenti come si farebbe a spiegare che c'è ancora la stessa occupazione di 45 anni fa e prendersela con gli occupati?

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