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Conta uno solo. Il Paese non esiste
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di Ottavio Olita

Conta uno solo. Il Paese non esiste

Drammatica fotografia del Paese: in Piazza Montecitorio centinaia di operai del Sulcis e del Veneto per chiedere di non essere condannati alla disperazione; dentro il Palazzo tutti i deputati della maggioranza, precettati dalla lettera di Cicchitto e Bocchino, presenti in modo compatto per sostenere gli illegittimi impedimenti di un uomo solo, il potentissimo Presidente del Consiglio. A quei signori, a quelle signore, una sola domanda: ma che idea avete dello Stato?  Quelle centinaia di operai rappresentavano migliaia di famiglie che, per le sempre meno giustificabili pretese della multinazionale Alcoa, rischiano di finire sul lastrico. Per quei rappresentanti scelti dal popolo sovrano – affermazione tanto cara a questa destra – le loro tende, il loro freddo, le loro paure, la loro rabbia, i loro slogan, le loro invocazioni di aiuto, che si materializzavano a poche decine di metri di distanza, non esistevano. In quel momento si è capito bene perché nelle scorse settimane  le segreterie territoriali di Cgil, Cisl e Uil del Sulcis-Iglesiente avevano rivolto un appello ad Articolo 21 per essere sostenuti, per non essere dimenticati nella loro lotta per non morire. Il portavoce dell’associazione Giuseppe Giulietti lo ha voluto ricordare intervenendo a Rai News 24 ed ha fatto bene perché in qualcosa, in qualcuno, i non tutelati di quest’Italia sempre più indefinibile devono continuare a contare.
La lunga notte in Piazza Montecitorio si è conclusa con un nulla di fatto. Formalmente c’è stato un ulteriore rinvio all’8 febbraio, ma questa scelta è stata il male minore perché al termine di quattro ore di sospensione della riunione presieduta a Palazzo Chigi dal sottosegretario Gianni Letta, dagli Stati Uniti era giunto l’ennesimo no dei proprietari dell’Alcoa alla proposta del riesame del problema delle tariffe elettriche in Commissione Europea a partire dal 10 febbraio. Letta pare abbia reagito con estrema durezza e i rappresentanti dell’azienda hanno accettato la proposta dell’ennesimo rinvio. Quando gli operai, poco dopo le 4 del mattino di mercoledì hanno saputo quel che era accaduto hanno discusso a lungo se mantenere un presidio davanti alla Camera dei Deputati o rientrare. Alla fine è prevalsa questa seconda soluzione. Hanno ripreso i loro pullman da piazzale Flaminio e sono ripartiti per il Veneto o per Civitavecchia da dove imbarcarsi e tornare a casa, con in corpo una grande frustrazione. Fin dove arriverà tanta delusione? E cosa potranno dire, domani che essa si trasformerà in rabbia, tutti quei parlamentari che dentro la calda aula della Camera dei Deputati si occupavano esclusivamente degli interessi privati di Silvio Berlusconi?
In questo Paese dove i valori stessi della vita sono rovesciati, anche la voce del Papa assume importanza solo se è riconducibile ai temi della lotta fra gli schieramenti. Quando si alza, con tutta la sua forza, a sostenere i più deboli, viene ipocritamente condivisa a parole dalla maggioranza, ignorata completamente negli atti. E che dire di quella che, a tempo e a luogo, si auto-dichiara forza d’opposizione, salvo essere pronta a mettere a disposizione tante ciambelle di salvataggio, come l’Udc. Anche i parlamentari di questo partito erano occupatissimi a sostenere il cosiddetto “legittimo impedimento”, mentre giungevano in aula gli echi della disperazione di chi metteva in campo tutta la forza pacifica possibile nella lotta per sopravvivere. E, si badi bene, tanti di questi “rappresentanti del popolo” si richiamano al cristianesimo e al cattolicesimo, fanno continue dichiarazioni dai contenuti quasi mistici. Ma cosa vogliono dire parole come solidarietà, partecipazione, aiuto se quando è necessario tradurle in azioni si preferisce occuparsi di altro, soprattutto per rispettare gli ordini di scuderia? E’ vero che si tratta di un Parlamento nominato più che eletto, ma ci sarà pure una qualche decente forma di dignità personale. E come si fa a pensare che con gente così si possa avviare, sostenere, approfondire un dialogo su temi fondamentali come le riforme o un qualche adeguamento della seconda parte della Carta Costituzionale. Come si comporteranno questi “rappresentanti del popolo sovrano” se, contemporaneamente all’inizio di un confronto  serio, riceveranno precettazioni ed ordini?
Non so se faranno mai i conti con la loro coscienza; quel che è certo è che in un Paese realmente democratico, con una seria legge elettorale, dovrebbero almeno fare i conti con l’elettorato che, avrà pure memoria corta, ma non quando in gioco c’è la vita delle famiglie e dei figli. E nel Sulcis e in Veneto sono oltre cinquemila le famiglie, collegate ai dipendenti diretti e dell’indotto degli stabilimenti Alcoa, che vedono oscurarsi sempre più il cielo. La convocazione del vertice per la sera di martedì 2 febbraio era stata decisa dopo l’occupazione per quattro ore della pista dell’aeroporto di Cagliari-Elmas. In oltre 500 si sono auto-quotati dal Sulcis per essere a Roma, per difendere il lavoro, non per chiedere privilegi. Attenzione, perché non potranno continuare a vedersi sbattere la porta in faccia senza raggiungere livelli acutissimi di esasperazione.


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