di Elisabetta Viozzi
Un reality anche troppo reale si sta svolgendo in questi giorni nel’isola dell’Asinara. Non ci sono telecamere né microfoni, a riprendere i naufraghi dell’isola sarda. Ma la loro nomination l’hanno già avuta: la cassa integrazione. Da quasi quindici giorni, infatti, gli operai della Vinyls di Porto Torres portano avanti la loro battaglia in difesa del posto di lavoro dall'isola dell'Asinara. Se loro fanno l’Isola dei famosi, noi facciamo l’Isola dei cassintegrati, hanno pensato. Detto fatto: hanno preso il traghetto e, muniti di generi di primo conforto e sacchi a pelo, hanno occupato il vecchio carcere dell’isola, le celle che furono di brigatisti e mafiosi. Per loro nessun premio milionario, né nessuna promessa di fama. Quello che chiedono è solo lavoro. Il loro stabilimento di Porto Torres, un tempo Enichem, è ancora chiuso. Nessuna certezza, in prospettiva solo la speranza affidata all’intesa tra Eni e gli arabi della Ramco, che dovrebbe culminare con l’acquisizione della Vinyls. Ma nel frattempo, da novembre, hanno percepito una sola mensilità, 800 euro in 3 mesi. Naturalmente, Facebook di questi tempi non può mancare, e la pagina dell’isola dei cassintegrati ha raggiunto in breve 47.520 adesioni, tra chi esprime solidarietà e chi fa facile ironia. “Siete in vacanza?”. Una vacanza singolare, con bufere di vento e senza corrente elettrica per giorni, lontano dalle famiglie e con un futuro assai incerto. All’Asinara gli operai della Vinyls sono stati raggiunti per una visita anche da altri colleghi in lotta, quelli dell’Alcoa di Portovesme. Occhi lucidi e storie da condividere, la solidarietà di chi combatte e spera.
Ascolta intervista a Marco Olia, dall’Isola dei Cassintegrati
Ascolta l’intervista a Salvatore Corveddu, responsabile del dipartimento chimico-farmaceutico della Filcem-Cgil