di Michele Azzu*
Cresce la protesta dei lavoratori Vinyls per la mancata conclusione nei termini previsti dell’accordo Eni-Gita per il rilancio di Vinyls. Mentre ieri si è celebrato un anno di occupazione dell’isola Asinara, e mentre da due settimane sia a Ravenna che a Porto Marghera (VE) gli operai occupano le alte torce degli stabilimenti, protesta ribattezzata le “Torri Gemelle” Vinyls, stamane due operai di Marghera sono saliti su una ciminiera inaugurando un nuovo presidio, con uno striscione con scritto «Romani Eni vogliamo i fatti».
Nei giorni scorsi era stato temporaneamente occupato anche il tetto di una palazzina dell’Eni. Tra i lavoratori, a due giorni dalla scadenza dei termini per l’accordo, cresce la tensione e l’esasperazione.
In tutti e tre gli stabilimenti Vinyls italiani, da Porto Torres a Marghera a Ravenna la mobilitazione è alta, la tensione fortissima. Mentre il ministro Romani continua a chiamare gli operai confermando che la firma è solo slittata di pochi giorni per alcuni problemi tecnici, e il manager Sindyal (ENI) Leonardo Bellodi parla di un cambio del team legale degli svizzeri Gita che avrebbe rallentato la procedura delle trattative.
Più o meno le stesse parole che un anno fa Bellodi e Scajola, predecessore di Romani, pronunciavano riguardo le trattative di vedita della Vinyls, solo che allora non c’era Gita ma la Ramco, che poi, di punto in bianco e senza aver mai spiegato perchè, abbandonò le trattative, mentre il ministro Scajola si dimetteva per vicende d’affitto proprio il giorno della firma (che non ci fu), e mentre vano era ogni tentativo dell’ambasciata italiana di ricontattare la Ramco.
Per questo gli operai giorni fa hanno attaccato duramente l’operato dell’Eni, che accusano di voler intralciare le trattative (LEGGI QUI). Duro colpo per il cane a sei zampe, che nel frattempo deve fronteggiare il problema Libia, e la recente richiesta al ministero dell’Ambiente di una maxi sanatoria per bonificare low-cost (eufemismo) anni e anni di inquinamento (LEGGI QUI).
Gli operai, dunque, fanno bene a non fidarsi e a tenere alta la protesta. Il ministro Romani dice che entro febbraio ci sarà comunque la firma dei preliminari di vendita tra Eni e Gita, per cui i prossimi quattro giorni sono decisivi. Gli operai non mollano più, il MISE farà bene a valutare ogni rischio.
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