di Ottavio Olita
Del caso Morgan abbiamo conosciuto antefatti, sviluppi e conclusioni. Per fortuna questa volta non sono stati necessari plastici illustrativi della scena del delitto, ma comunque il puntualissimo Vespa ne ha discusso dettagliatamente nella sua tramissione, dopo che titoli su titoli si erano inseguiti su tutte le edizioni dei Tg Rai. Servizio pubblico sul dramma della droga, o banale gossip su personaggio televisivo? Scegliete voi. Per un altro argomento completamente diverso non c’erano dubbi che ci fossero tutte le condizioni perché la Rai espletasse completamente la propria funzione fondamentale: lo sciopero generale regionale sardo. Non accadeva da otto anni; dopo dolorose divisioni il sindacato ha ritrovato tutta la sua compattezza – Cgil, Cisl, Uil e Ugl insieme, con le loro bandiere –; gli slogan non si sono mai accaniti contro nessuno ma si sono articolati soltanto intorno ad un’unica, generale, compatta richiesta: lavoro. A tutto questo si è aggiunta una significativa unità politica perché accanto ai lavoratori esasperati ha sfilato anche un drappello di parlamentari, sindaci, consiglieri regionali del centro-destra. Perché, allora, la copertura dell’evento da parte della Rai è stata affidata solo alla Testata Regionale e al Tg3? Perché le altre testate nazionali lo hanno ignorato o gli hanno dedicato pochi secondi? E perché in nessuno dei tanti contenitori pomeridiani o mattutini è stato trovato il modo per raccontare il dramma di un apparato industriale in dissolvimento, che negli ultimi cinque anni ha perso ventimila posti di lavoro e che a catena sta causando una drammatica crisi in altri settori economici come il commercio? Quei 50mila uomini e donne in corteo, determinati, pacifici, descrivevano bene la situazione di tutta la Regione e certo non si sarebbero dovuti usare bilancini di precisione per dar loro voce.
Tre giorni prima, martedì, il presidio degli operai Alcoa in Piazza Montecitorio non aveva suscitato alcun interesse nei parlamentari del centro-destra precettati per votare il ‘Legittimo Impedimento’. In cinquecento si erano quotati, avevano affrontato il viaggio e il freddo gelido per continuare a coltivare una speranza. Andata delusa, ancora una volta, nonostante l’azione decisa del sottosegretario Gianni Letta, per la ferma determinazione di Alcoa che pare decisa a chiudere gli stabilimenti italiani e spagnoli per andarsene in Arabia Saudita. La compattezza dello sciopero, le solidarietà, le partecipazioni danno per fortuna una nuova idea di quel che può ottenere una forte unità. Un segnale importante per tutto il movimento sindacale italiano perché proprio da Cagliari, dalla Sardegna potrebbe rinascere l’esigenza che le organizzazioni dei lavoratori ritrovino le ragioni che le uniscono e non i particolari che le dividono.
La Rai che ha ignorato tutto questo nell’attualità e nella cronaca, potrebbe ancora mettere in campo iniziative perché dai 50mila sardi in piazza per il lavoro riparta una riflessione approfondita sul ruolo decisivo che ancora oggi riveste il sindacato.