di redazione
Il governo ha da poco incassato il parere favorevole della commissione Lavori pubblici del Senato al decreto "tv senza frontiere". Dopo giorni di dura battaglia poche sono le modifiche apportate al testo, qualcosa in tema di quote di produzione e di diritti in favore delle produzioni indipendenti e una semplice riscrittura, che nulla cambia nella sostanza, di alcune disposizioni che riguardano la rete.
Perché è grave questo decreto? Per prima cosa un fatto: è la prima volta nell’ordinamento giuridico italiano che con un decreto del governo, in totale violazione dei limiti imposti dalla legge delega, si riscrive una parte importante delle norme in materia televisiva e si introducono limiti all’uso di internet. Diritti dei cittadini presidiati dalla costituzione (la libertà di comunicazione, la libertà di espressione del pensiero) sono soggiogati all’azione del governo. Uno dei fondamenti della democrazia con questo decreto è andato a farsi benedire e solo poche voci si sono levate a protestare.
Il testo finale cambia sulle quote cinematografiche e sui diritti ai produttori indipendenti perché forse anche in questo caso ha prevalso non il rispetto per i nostri produttori, per il nostro cinema, ma perchè Mediaset è proprietaria di Medusa e di Endemol, quest’ultima considerata produttore indipendente.
Sulla rete nulla, se non qualche aggiustamento formale. Vedremo gli effetti sciagurati delle norme scritte dal governo. Il popolo della rete, oggi l’unica realtà viva in questa nostra democrazia malata, dovrà continuare la sua lotta, vigilando e resistendo.