di Bruna Iacopino
Ministeri svuotati, esternalizzazioni, società private ma a capitale pubblico, attività di prevenzione annientate dallo spostamento di fondi o non previste perchè quello che deve prevalere è lo stato d'emergenza permanente. A denunciare questo stato di cose reso possibile da un semplice decreto legge, il 195/2009 approvato in tutta fretta a fine dicembre e al vaglio del Senato proprio in questi giorni, sono le organizzazioni sindacali autonome Rdb Cub Pubblico impiego per i Vigili del fuoco e per il Ministero dell'Ambiente. “Stiamo colando letteralmente a picco” laconico il commento conclusivo del coordinatore Rdb Cub per i Vigili del fuoco, Antonio Jiritano. La trasformazione della Protezione civile in Spa, proprio non va giù a chi l'emergenza la vive quotidianamente e negli ultimi anni anche sulla propria pelle. Contratti fermi da due anni, turni massacranti, carenza di organico e mezzi obsoleti, sono queste le condizioni in cui versa il corpo dei Vigili del fuoco. Elogiati per il lavoro svolto a L'Aquila, piuttosto che a Messina e poi messi nel dimenticatoio. 28.000 in tutta Italia, molto al di sotto della media europea e insufficienti a fare attività di prevenzione quella tanto sbandierata ma mai messa realmente in pratica. E' dura la denuncia di Jiritano: “ ...abbiamo paventato che finita l'emergenza Abruzzo saremmo stati dimenticati e difatti è stato così...”
Dimenticati dallo Stato. Anche la lettera scritta recentemente al Ministro dell'Interno Roberto Maroni è rimasta senza risposte e adesso si aggiunge il decreto 195. “ Con questa trasformazione- continua Jiritano- di fatto, il corpo dei Vigili del fuoco diventa pura manovalanza, mentre la protezione civile continuerà a godere di alti benefici anche economici... ci sono stati sottratti fondi e competenze, siamo stati estromessi dalle nostre attività. Cosa faremo? Prevenzione? Non abbiamo i mezzi e il personale per farlo... E chi lo farà? Questa nuova Spa? Siamo stati messi all'angolo...”
Interrogativi quelli di Jiritano che verranno messi in piazza il 18 febbraio in occasione di quello che è ormai stato ribattezzato, “No Bertolaso day”. Si partirà con un ist-in di protesta la mattina davanti Montecitorio, per continuare nel pomeriggio con un'assemblea aperta alla Sapienza; in piazza loro, i vigili del fuoco insieme alle associazioni, i comitati, i membri del neonato Osservatorio civile, RdB Protezione Civile, i comitati contro i "termovalorizzatori", e RdB Ambiente...
Si perchè all'interno del nostro decreto 195, all'art.17 il secondo comma è dedicato al Ministero dell'Ambiente. Nel silenzio più completo si stabilisce la creazione di un ispettorato dell'ambiente con a capo tre commissari, che di fatto sottrae fondi e competenze al Ministero stesso, ancora una volta, a discapito della prevenzione. Lo sostiene Fabio Morabito, coordinatore nazionale Rdb Pubblica Amministrazione per il Ministero dell'Ambiente: “ ...lo spirito con cui viene a formarsi questo ispettorato è lo stesso di quello che ha portato alla creazione della Protezione civile Spa, non si farà più prevenzione, non si farà più analisi, studio del territorio... si interverrà solo sull'emergenza!”
Un vero e proprio business dell'emergenza, un business che passa attraverso un marchingegno molto complesso, sostiene Morabito e che si compone di diverse strutture: dalla Protezione civile Spa, alla Difesa Spa, fino all'Ispettorato ambiente.
“Un meccanismo che tende a esternalizzare le competenze dello stato per metterle in mano a enti e società che agiscono non solo in forma autonoma, senza alcun tipo di controllo, ma che hanno anche competenze nel campo degli appalti: quando si parla di emergenze si parla automaticamente di appalti!”
Alla faccia della trasprarenza tanto decantata, il provvedimento è passato di soppiatto, senza un confronto con tutte le parti sindacali, gli stessi lavoratori del Ministero e i diretti interessati, cioè i cittadini.
“Abbiamo più volte chiesto un incontro con il Ministro Prestigiacomo ma non ci è stato concesso, è stato invece diramato un comunicato con sui si afferma che quanto sta circolando in questi giorni è infondato. Noi pensiamo piuttosto che questo sia un modo per eliminare completamente il Ministero dell'Ambiente.”
"In deroga alle leggi e alle regole ordinarie". La vera cifra del decreto 195/2009, quello che di fatto pone la parola fine allo stato di emergenza per Campania e Abruzzo, e soprattutto, sancisce la nascita della Protezione civile SPA, sembra essere per l'appunto questa. La procedura non è nuova, già col precedente decreto ( emanato nel settembre 2001) si concedeva alla stessa la possibilità di dichiarare lo “stato di emergenza” anche in occasione dei grandi eventi. Pratica che è stata abbondantemente utlizzata nel corso degli ultimi anni facendo lievitare il numero delle ordinanze emanate: “ Tra il 2001 – scrive Alberto Statera su la Repubblica- quando Bertolaso venne nominato capo della Protezione civile e i primi cinque mesi del 2009, la presidenza del Consiglio ha emesso 587 "ordinanze emergenziali", di cui solo una parte riferita a calamità naturali. Il resto a "Grandi eventi", o presunti tali.” All'emergenzialità costante, assunta come strumento di controllo del territorio anche in presenza di assembramenti numerosi, e alla conseguente militarizzazione del territorio, con il decreto 195/2009 si concede alla neonata SPA (interamente sovvenzionata con soldi pubblici) la posssibilità di: “ ... assumere partecipazioni, detenere immobili ed esercitare ogni attività strumentale, connessa o accessoria ai suoi compiti istituzionali, nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria in materia di affidamento a società a capitale interamente pubblico.” (Art.16 comma 5). Una società per azioni a tutti gli effetti di proprietà del Presidente del Consiglio dei Ministri che, ha il potere non solo di nominare il Cda dell'azienda in questione, in barba a qualsiasi principio di trasparenza, ma conservando gelosamente la facoltà di dichiarare lo stato di emergenza ad libitum, se ne trascina anche le più ampie implicazioni del caso, quelle rese possibli dall'ancor più controverso comma 3: “ La Società... ha ad oggetto lo svolgimento delle funzioni strumentali per il medesimo Dipartimento, ivi compresa la gestione della flotta aerea e delle risorse tecnologiche, e ferme restando le competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la progettazione, la scelta del contraente, la direzione lavori, la vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, nonche' l'acquisizione di forniture o servizi rientranti negli ambiti di competenza del Dipartimento della protezione civile, ivi compresi quelli concernenti le situazioni di emergenza socio-economico-ambientale dichiarate ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, quelli relativi ai grandi eventi di cui all'articolo 5-bis del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401. I rapporti tra il Dipartimento della protezione civile e la Società sono regolati da un apposito contratto di servizio.”
Più di una voce si è levata a criticare la vaghezza delle definizioni, e non pochi hanno ricordato come nel 1950 la cosiddetta legge Scelba era stata criticata per le stesse ragioni: “ Torna alla mente- scrive Burgio sul Manifesto- una legge speciale firmata da Scelba nel 1951 (VII governo De Gasperi) che, «in caso di eventi che costituiscano pericolo o danno per la incolumità pubblica delle persone e delle cose», prevedeva il conferimento dei pieni poteri al governo, compresa la facoltà di derogare alle leggi vigenti e di «requisire prestazioni personali»... sessant'anni fa in parlamento l'opposizione fu durissima. Giorgio Amendola osservò che il governo avrebbe potuto definire calamità naturale anche «il riacutizzarsi di contrasti politici», e su questa base mettere in atto un colpo di Stato.”
Un pericolo che in molti evidenziano anche nel presente decreto, tanto da decidere di promuovere una petizione popolare che ha già collezionato la bellezza di trentamila firme. A smuovere le coscienze l'Osservatorio civile, nato il 23 gennaio 2010 in quell'Aquila devastata dal sisma e che più di tutti ha avuto modo di sperimentare non solo l'emergenza, ma la sua gestione ad opera di quella che è stata ormai ribattezzata “premiata ditta B&B” (Berlusconi-Bertolaso). Promotore il comitato aquilano 3e32: “ In questi anni- scrivono nell'appello pubblicato sul sito www.osservatoriocivile.org - la Protezione Civile ha dismesso il suo ruolo originario. Ha tralasciato la previsione e prevenzione degli eventi calamitosi, lo dimostrano le numerose alluvioni e frane di quest’anno (Messina, Pisa, Liguria, Ischia). Ha gestito appalti per centinaia di milioni di euro per i grandi eventi (G8 from La Maddalena to L’Aquila, Mondiali di nuoto di Roma, giochi del Mediterraneo di Pescara). Ha permesso a sindaci e presidenti di regione di gestire il territorio con poteri commissariali, sottratti al controllo degli organi elettivi. Ha affrontato con strumenti militari, e in spregio a tutte le norme riguardanti ambiente e salute, l’emergenza rifiuti in Campania, contribuendo all’avvelenamento del territorio. Ha imposto a L’Aquila una gestione centralizzata e militarizzata dell’emergenza, lasciando, ancora oggi, 9mila sfollati negli alberghi sulla costa e imponendo il Piano C.A.S.E., che produrrà gravi danni all’assetto urbanistico e al tessuto sociale della città...”
Paventano una deriva autoritaria, un tentativo, neanche tanto mascherato di concedere massimo potere al premier, in deroga alle regole vigenti, nonostante nel Dl sia esplicitato, “sempre in conformità con le direttive europee...”
Dato, anche questo, che non collima esattamente con la realtà. A evidenziare l'incongruenza è Manuele Bonaccorsi nel suo “Potere assoluto- la protezione civile ai tempi di Bertolaso”. È la stessa Europa, vi si legge, a tuonare contro una gestione forzatamente emergenziale. La prima volta lo fa nel 2004, con una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia. Le motivazioni? “Si parla di continue deroghe alla normativa italiana ed europea sugli appalti, di frequente ricorso alla trattativa privata, di nomina di commissari e affidamento diretto di lavori. Il tutto grazie allo strumento di ordinanze che spesso contengono indicazioni generiche sugli interventi da fare.” Scrive l'Unità in un articolo datato 24 gennaio 2004. Si replica lo scorso anno. Nel marzo del 2009 l'Europa torna a farsi sentire. Nel mirino ci sono i lavori per il G8 e quelli per i 150 anni dell'Unità d'Italia, lavori che sarebbero iniziati ancor prima di una corretta valutazione di impatto ambientale, il tutto grazie ad una semplice ordinanza.
E di poca trasparenza negli appalti parla anche l'Ordine degli architetti di Roma che nei giorni scorsi ha scritto al presidente dell'Antitrust e dell'ANCE: “ In Italia, si sa – scrive Arch. Amedeo Schiattarella, Presidente Ordine Architetti PPC Roma e provincia- il concetto di emergenza, che dovrebbe motivare il ricorso alla Protezione Civile spa, è quanto mai esteso: non solo terremoti o calamità naturali ma anche gare ciclistiche, viaggi del Papa, discariche, vertici internazionali ecc. Come non ipotizzare che si ricorerrà all'"emergenza" per la gestione dell'Expò di Milano del 2015 o delle Olimpiadi del 2020 contese tra Roma e Venezia?”
Già... come non ipotizzarlo? E come non ipotizzare ancora ( lo fanno in tanti in queste ore) che lo stesso possa avvenire per le future centrali nucleari, per le discariche, per le carceri?
La trasformazione che si va profilando per la nuova protezione civile scavalca di fatto il ruolo originario, la prevenzione e il controllo del rischio sul territorio. Gli ultimi anni unitamente alle inchieste giornalistiche e alle denunce fatte da alcuni esponenti dell'opposizione il quadro che si è delineato è quello di un apparato di potere con a disposizione un ingente capitale di partenza, con dirigenti strapagati, appalti poco regolari, spese folli per la gestione di grandi eventi e ben poco destinato allo studio dei fenomeni catastrofici. Eppure, di studi, racconta Fabrizio Gatti nella sua inchiesta realizzata per l'Espresso, i cassetti della protezione civile sono letteralmene pieni.
Peccato che, nei cassetti, ci rimangano.
No alla Protezione Civile SpA – L’appello ( da www.osservatoriocivile.org)
C’è poco tempo per impedire la privatizzazione delle emergenze; per impedire che il governo porti a compimento l’opera di snaturamento di uno strumento fondamentale, in un Paese a rischio come il nostro: la Protezione Civile. Con l’obiettivo di governare il territorio, fuori da ogni controllo democratico, sfruttando le emergenze.
Il decreto legge del 30 dicembre 2009 stabilisce la costituzione della Protezione Civile Servizi S.p.A. Si afferma che ciò viene fatto per “garantire un risparmio di tempi e risorse negli interventi del Dipartimento”. In verità, si costituisce una società di diritto privato ma a capitale interamente pubblico, che può agire da general contractor, detenere immobili, produrre utili, dirigere lavori: si privatizza, così, la gestione delle emergenze e quella dei grandi eventi. Introducendo gravi elementi di discrezionalità nella gestione di ricchi appalti. Sottraendo al Parlamento, alla rete del volontariato, alle organizzazioni dei lavoratori, agli enti locali il controllo sulle azioni della Protezione Civile. Il soccorso diventa un business direttamente gestito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nello stesso decreto, inoltre, si procede ad assunzioni di dirigenti fidati con i fondi destinati ai cittadini aquilani e Vigili del fuoco dal decreto Abruzzo. Si decide l’acquisto dell’inceneritore di Acerra, pagando coi soldi dei cittadini un’impresa che ha gravemente contribuito all’emergenza rifiuti campana. Lasciando intatte tutte le deroghe ai codici ambientali, che permettono di realizzare discariche non a norma e di bruciare il “tal quale”.
In questi anni la Protezione Civile ha dismesso il suo ruolo originario. Ha tralasciato la previsione e prevenzione degli eventi calamitosi, lo dimostrano le numerose alluvioni e frane di quest’anno (Messina, Pisa, Liguria, Ischia). Ha gestito appalti per centinaia di milioni di euro per i grandi eventi (G8 from La Maddalena to L’Aquila, Mondiali di nuoto di Roma, giochi del Mediterraneo di Pescara). Ha permesso a sindaci e presidenti di regione di gestire il territorio con poteri commissariali, sottratti al controllo degli organi elettivi. Ha affrontato con strumenti militari, e in spregio a tutte le norme riguardanti ambiente e salute, l’emergenza rifiuti in Campania, contribuendo all’avvelenamento del territorio. Ha imposto a L’Aquila una gestione centralizzata e militarizzata dell’emergenza, lasciando, ancora oggi, 9mila sfollati negli alberghi sulla costa e imponendo il Piano C.A.S.E., che produrrà gravi danni all’assetto urbanistico e al tessuto sociale della città. Oggi la Protezione Civile sbarca ad Haiti, allo scopo di procurare appalti per la nuova S.p.A. e di conquistare un ruolo nel conflitto tra potenze mondiali giocato sulla pelle dei terremotati.
Contemporaneamente, con ordinanza di Protezione Civile, si decide di gestire l’emergenza carceri prevedendo la costruzione di ulteriori 27 strutture detentive sul “modello L’Aquila”.
Temiamo che con questi strumenti domani si potranno gestire le grandi inutili opere volute dal governo o la costruzione di centrali nucleari.
Non è questa la Protezione Civile che ci serve. Per questo vogliamo lanciare una grande campagna nazionale, coinvolgendo partiti, sindacati, associazioni, la rete del volontariato, enti locali e comitati dei cittadini. Per impedire che la Protezione Civile si trasformi in S.p.A. e per trasformare la Protezione Civile in uno strumento democratico di autoprotezione, utile a sostenere l’unica grande opera di cui il Paese ha bisogno: la messa in sicurezza del territorio.