di Giuseppe Giulietti
"Siamo stati costretti a chiudere le trasmissioni perché ce lo impone la legge sulla par condicio...", così stanno piagnucolando i censori per giustificare un atto di squadrismo politico e mediatico che non ha precedenti. Bugiardi e ipocriti! Se la legge avesse mai detto questo perché nel precedente decennio non è mai accaduta una simile porcata? Per quali ragioni sotto tiro sono finite quasi tutte quelle trasmissioni delle quali il sultano aveva più volte invocato la soppressione? Del resto in tutti i paesi europei esistono norme tese ad assicurare un minimo di pari opportunità tra tutte le forze politiche almeno durante le campagne elettorali, al contrario invece quello che proprio non esiste è il conflitto di interessi che sta minando l'ordinamento democratico.
In altre parole se decidessimo di abrogare il conflitto di interessi, magari fosse!, la par condicio quasi automaticamente decadrebbe, se invece decidessimo di abrogare la par condicio il conflitto di interessi non solo resterebbe ma potrebbe assumere, se possibile, forme ancora più bestiali.
Di fronte alla forbice del censore, tuttavia, non possiamo limitarci alla indignazione o alla protesta, pur sacrosanta, davanti alle sedi della Rai.
Questa volta dobbiamo cercare di far ammattire il censore e di bucare in tutti i modi l'oscurità che vorrebbero imporci.
Direttori, autori, giornalisti, almeno quelli che non scodinzolano, debbono provarle tutte per andare in onda, magari fingendo di allestire un programma dedicato al cucito,alle ricette della nonna, o alle barzellette che si raccontavano sotto il fascismo, quando appunto si doveva tacere e ubbidire.
Questa volta non bisognerà tacere né obbedire all'ordine ingiusto, questa volta sarà doveroso obbedire solo e soltanto alla Costituzione e alla legge e ribellarsi invece al comando ingiusto di quel gruppo di disobbedienti incivili che vorrebbe colpire a morte lo stato di diritto e la legalità repubblicana.
Chiunque proverà a beffare il censore troverà il sostegno di Articolo21 e dei suoli legali guidati da Domenico D'Amati che, sabato scorso a piazza del popolo, ci ha regalato una vero e proprio atto d'amore nei confronti della legalità e della libertà.
Michele Santoro, infine, ha proposto di organizzare una grande trasmissione pubblica, magari in piazza, dedicata all'articolo 21 della Costituzione.
Ci sembra una idea bellissima, ci piacerebbe che su quel palco, almeno idealmente, ci fossero non solo i giornalisti e gli autori cancellati, ma anche tutti quei cittadini, quei movimenti, quelle associazioni che già sono stai cancellati perché si occupano dei tempi e delle persone che non piacciono ai censori e al loro capo supremo.
Dove sarà mai trasmessa una simile puntata? In primo luogo bisognerà impegnarsi perché sia trasmessa dalla Rai, bisognerà farsi dire di no, senza rinunciare prima. Poi, come ha proposto anche il Popolo Viola, daremo vita ad un grande network popolare che metta insieme non solo radio e tv locali, ma anche la rete, siti, blog, giornali, persino lenzuolate, letture collettive, giornali, messaggi letti da protagonisti dello spettacolo e della cultura.
L'estremo atto di oltraggio e di violenza deve essere rovesciato nel suo contrario: l'avvio di un moto travolgente, composto da mille colori, e che non si arresterà sino a quando il censore non avrà deposto le forbici e non avrà imboccato, non diciamo la strada dell'esilio, ma almeno quella del ritorno a casa e delle dimissioni da ogni carica pubblica.