di Riccardo Cistiano
Nel cuore della Beirut cristiana, al piano terra di un bel palazzo dalla facciata di pietra, c’è la sede della Fondazione Samir Kassir. Quello di Samir Kassir non è un nome qualsiasi nel panorama culturale arabo. Editorialista del principale giornalista libanese, an-Nahar (il Giorno), autore di libri di indiscusso valore, tradotti in tutto il mondo, come “L’infelicità araba” (in Italia pubblicato da Einaudi), Kassir è stato ucciso nel 2005, durante quella terribile stagione di autobombe che ha devastato il Libano. Era stato lui uno dei motori, politico-culturali se non organizzativi, della grande manifestazione che portò in piazza un milione di libanesi subito dopo l’assassinio di Rafik Hairri e che obbligò i siriani a ritirarsi dal Paese dei Cedri. Poi uccisero anche lui.
Poco dopo la sua morta la compagna di Kassir, Giselle Khoury, giornalista della tv araba al-Arabya, ha dato vita a questa fondazione, per proseguire l’impegno di Samir contro il dispotismo, il totalitarismo, la soppressione o limitazione delle libertà, a cominciare da quella di pensiero. Entrando nella sede della Fondazione ci si trova davanti a diversi ritratti, gigantografie di Kassir, ma non solo. Accanto al suo ci sono altri volti, di altri giornalisti. “Sono altri giornalisti uccisi qui a Beirut dal 1970 in poi. Sono stati uccisi tutti dai siriani”, dice guardando quei volti il direttore della Fondazione, Saad Kiwan. La Siria non è un’ossessione per chi lavora alla Fondazione, ma uno dei punti centrali del problema arabo. Kassir era un sostenitore del’idea che la democrazia deve essere autoprodotta, ma anche che non può affermarsi in un solo paese. Per questo scrisse anche un manifesto che molto intellettuali siriani firmarono, e per quella firma finirono in prigione.
Domani, sul Lungomare di Beirut, all’hotel Riviera, si aprirà il convegno annuale contro la censura promosso dalla Fondazione Samir Kassir. Tra le organizzazioni europee invitate c’è anche Aritcolo21. Giselle Khoury vi porterà il rapporto annuale che la Fondazione redige sulle condizioni e gli ostacoli che i giornalisti arabi incontrano nello svolgimento del loro lavoro. Un convegno che però ha voluto allargare a rappresentanti del mondo dei media europei, e che ha voluto a Beirut, nella convenzione che Beirut, come ha scritto tante volte Samir Kassir, sia una metropoli araba mediterranea occidentalizzata , cioè il luogo del possibile incontro del Levante con l’Occidente e la modernità.
Al convegno interverranno delegati siriani, libanesi, palestinesi, giordani, egiziani, tunisini, francesi, olandesi e italiani.
I lavori sono organizzati in sessioni su “censura politica”, “censura culturale”, “monitoraggio finanziario”, “censura religiosa”, “censura e internet”, “libertà di parola e auto-censura”.
Dei delegati italiani interverranno Tana de Zulueta per Articolo21 e Stefano Marcelli per Isf.