di Claudio Rossoni
Francesco Saverio Borrelli, Arnoldo Mosca Mondadori, Mariastella Gelmini. Che si potessero mettere insieme questi tre nomi non era facilmente immaginabile. Il primo, idolatrato e/o odiato capo della procura di Milano nella stagione di Mani Pulite, in questi giorni ha festeggiato 80 anni (auguri!). Con la grazia e l’ironia di sempre negli occhi. Un signore dall’eloquio bello e preciso, ricco, non retorico. Una soddisfazione averlo ospite in un dibattito sulla giustizia. Ma anche appassionato (e competente) di musica e da tre anni, pensionato dalla Magistratura, presidente del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Una delle scuole più prestigiose del nostro Paese e probabilmente la più amata da chi ci ha studiato. Lui, salito a quell’incarico in un momento di turbolenza, quando cioè si decise che il finanziere Micheli (che ci aveva messo anche del suo) non andava più bene, pare che in questi tre anni abbia fatto un buon lavoro. E ci mancherebbe, col bagaglio di rigore e trasparenza accumulato… Ma il benservito gli è arrivato per sentito dire.
Il secondo, molti lo conoscono a Milano e direi che costoro… non ce n’è uno che non gli voglia bene. Arnoldo dicono che si occupa di editoria ed è vero. Ma sarebbe più vero dire che si occupa di tutto quello di cui si occuperebbe un cavaliere antico. Salva donzelle e vecchie poetesse, ha la musica dentro la testa e senza averla mai studiata può sedersi per ore al pianoforte e improvvisare, comporre. Si appassiona ai casi umani e alle sacre battaglie per i diritti… E ha gli occhi da cucciolone. Per me è come vedere suo padre, Paolo Mosca, in versione… “angelicata”: il portamento, i lineamenti, i tic sono gli stessi, ma non c’è quella furberia birichina che ti fregava sempre.
La terza è ministra dell’Istruzione, arrivata a viale Trastevere con un curriculum non esaltante, ha preso provvedimenti criticatissimi - quasi sempre poco sensati tagli di spesa - ha attaccato e si è difesa quasi sempre con eloquio affaticato, in italiano appena sufficiente, ha diffuso tra le povere ragazze la predilezione per quegli occhiali spigolosi, da donna in carriera in una fabbrichetta della Val Trompia. È diventata mamma il 10 aprile di una bambina cui il presidente del Consiglio (ipse dixit) ha imposto il nome di Emma. Prima di entrare in sala parto (ma, se la cosa può darle fastidio, preferirei dire “prima dell’inizio del travaglio”…) ha silurato Borrelli senza nemmeno un preavviso.
E quindi? Che cosa c’entra Arnoldo con la presidenza del “Giuseppe Verdi”? Non si sa, a meno che non si debba fare il tifo per lui soltanto perché Arnoldo è buono e perché ha 38 anni, meno della metà di quelli di Borrelli e allora largo ai giovani… Ma quando i non più giovani hanno competenza, lucidità ed esperienza, perché metterli fuori dal giro con tanta malagrazia? Forse perché di questi tre nomi quello che conta di più è il quarto, quello di Silvio Berlusconi. Provate a parlargli di Borrelli… e provate a dirgli che Arnoldo è figlio di Paolo, antico compagno di banco in una loggia famosa…