di Ambra Murè
L'autodifesa della Chiesa Cattolica, travolta dallo scandalo pedofilia, continua a regalare delle perle di ben scarsa saggezza. Nel suo discorso dal Cile, ieri il segretario di Stato Vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, ha cercato di portare acqua al mulino del clero con delle argomentazioni a dir poco originali. Primo: “La pedofilia è una patologia che interessa tutte le categorie sociali, e i preti in minor grado in termini percentuali”. Secondo: "Molti sociologi, molti psichiatri hanno dimostrato che non c'è relazione tra celibato e pedofilia, e invece molti altri hanno dimostrato, me lo hanno detto recentemente, che c'è una relazione tra omosessualità e pedofilia".
Nella sua analisi, il segretario di Stato Vaticano si dice dunque confortato da non ben precisati studi scientifici. Tutto falso, ribatte il presidente dell'Arcigay Paolo Patané: "Queste affermazioni - dice - non hanno alcun fondamento scientifico e contrastano con quanto ormai notoriamente affermato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità da oltre vent'anni". "Il cardinal Bertone dovrebbe anche spiegarmi in virtù di che cosa i preti pedofili lo sono perché omosessuali, però poi esercitano violenza anche su tantissime bambine". La cronaca delle ultime ore insegna: un sacerdote di origini indiane che finisce in manette a Teramo con l'accusa di aver abusato sessualmente, peraltro in tempi recenti (lo scorso Natale), di una bimba di appena 10 anni.
Ma oltre che false, le parole del cardinal Bertone suonano anche pericolose. Secondo Paolo Patanè, infatti, queste dichiarazioni nascondono un tentativo di sviare l'attenzione dal problema vero, che è, ovviamente, tutto interno alla Chiesa. E per di più rischiano di soffiare sul fuoco del pregiudizio (come se il binomio omosessuale-uguale-pedofilo non fosse già abbastanza citato nei dialoghi da bar!), col risultato (voluto?) di "criminalizzare la comunità omosessuale ed esporla ad atteggiamenti ulteriormente discriminatori e, in qualche caso, violenti".
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