di Bruna Iacopino
Ieri, ore 12.00 in punto, lâ??Iraq si è fermato per tre minuti. Un silenzio quasi irreale in quella terra martoriata e scossa da continue esplosioni, da grida e pianti strazianti.
Si è fermato per ricordare i suoi tanti, troppi morti, vittime di attentati terroristici, al pari delle vittime statunitensi, di quelle spagnole e di quelle londinesi, vittime di guerra.
Si è fermato lâ??Iraq, ma lâ??Occidente ha continuato a vivere e a sbraitare come se nulla fosse.
Lâ??appello non ha avuto la risonanza dovuta, solo qualche quotidiano, ieri, ne dava notizia; il Tg3 ha dedicato un piccolo spazio allâ??evento, mentre su La Repubblica veniva reso noto il rapporto 'Dossier on Civilians Casualties in Iraq 2003-2005' stilato da dell'Oxford Reseach Group e dall'Iraq Body Count, un conteggio macabro delle vittime di questi due lunghi anni di guerra.
Le stime, parlano di 25.000 civili morti dallâ??inizio della guerra, ovvero marzo 2003, di cui il 37% sarebbe stato causato dalle truppe USA, un quinto sono donne e bambini e la metĂ di queste morti si è verificata a Baghdad.
E noi, occidentali, noi italiani, noi che siamo scesi in piazza per dire no alla guerra, per dire no alla politica aggressiva sostenuta dagli americani, noi che abbiamo urlato la nostra indignazione, dovâ??eravamo, mentre lâ??Iraq ricordava tutti i suoi morti?
Lâ??appello di Magdi Allam, dalle colonne del Corriere della Sera non è stato ascoltato.
Intanto, stamattina, la Camera votava per il si al rifinanziamento della missione Antica Babilonia, per altri sei mesi.