di Ugo Dinello
Il disegno di legge bizzarramente chiamato "Per la tutela della privacy" dall'attuale governo della Repubblica è un ectoplasma. Nessuno lo ha visto, nessuno ne conosce ancora il testo, si sa solo che i rappresentanti del presidente del Consiglio hanno graziosamente accettato di "venire incontro" ad alcune richieste sugli aggettivi.
Forse sarà il caso che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi inforni di questo suo "beau geste" anche i suoi rappresentanti in Commissione giustizia del Senato. Perché la bozza attuale e gli emendamenti che il relatore e il governo continuano a portare appaiono sempre di più come i lacci che stringono la museruola alla stampa.
L'ultimo giusto ieri. Al punto 1.2008 il relatore propone che chi pubblichi "in tutto o in parte, anche a guisa d'informazione" atti d'indagine, cioè dica in un articolo ("anche a guisa d'informazione") dell'esistenza di un'indagine, "è punito con l'arresto fino a due mesi".
E non è tutto. Si stabilisce che "la condanna importa la sospensione temporanea dall'esercizio di una professione o un'arte".
Attenzione, chiunque pubblichi notizie di un inchiesta (atti anche a guisa d'informazione), in qualsiasi forma (anche in un blog) verrà sospeso. Se sei un giornalista professionista, un avvocato, sarai sospeso dalla professione. Non potrai più vivere del tuo lavoro. Ma anche se non sei un professionista, se hai una tua pubblicazione, magari su internet, ti verrà impedito di continuare.
Il black out è totale, la notte senza luna che aspetta la nostra Repubblica, con l'andare dei giorni e il delinearsi degli emendamenti da parte del governo e della maggioranza, diventa anche senza stelle. Il buio sulla libertà di stampa sempre più opprimente man mano che il tempo passa e la legge finale si avvicina.
E il bello è che nessuno ne sa niente, perché a parte il nome (questa legge ne ha due o tre) la cortina fumogena, le false notizie di accordi e "limature", sono sparse a piene mani. Il disegno di legge Alfano sembra un ectoplasma?
"In realtà il disegno è chiarissimo - spiega Felice Casson, commissario alla Giustizia in Senato - la libertà di stampa viene limitata in modo ferreo".
Ma può un relatore decidere di imbottire una legge di emendamenti così' liberticidi?
"E' evidente che il segnale viene dall'alto. L'inasprimento continuo delle pene ai giornalisti e agli editori, fa parte di un piano ben preciso. Va bene riconoscere le violazioni, ma qui non c'è una logica del diritto, non c'è perequazione di pena: le sanzioni sono enormi, smisurate".
Ma di quali aperture parlavano allora il ministro della Giustizia Angelino Alfano e i membri del governo?
"Guardi, la volontà di bloccare lo strumentoi delle intercettazioni in toto e di azzerare il diritto di cronaca giudiziaria era manifesta dall'inizio. Poi sono arrivate alcune divisioni interne al Pdl e i segnali d'attenzione del Quirinale. Ma la cosiddetta "apertura" è solo una finta. Si è tolto l'aggettivo "evidenti" dalla richiesta di gravi indizi di reato per poter eseguire intercettazioni anticrimine solamente per mettere altri paletti tecnici molto più rigidi e per colpire ancora più duramente i giornalisti".
E che è Diabolik?
R: "Quasi - ride - la strategia è davvero pazzesca, tecnicamente ineccepibile, raffinata nel raggiungere l'obiettivo finale. La regìa di tutti i singoli emendamenti dimostrano la volontà ferrea di arrivare allo scopo finale. Si vede che il presidente del Consiglio ha messo in campo tutti i suoi giuristi"...
E lo scopo è....
"E lo scopo è quello di fermare tutto. Se non si possono vietare in blocco le intercettazioni si può vietare in blocco ogni notizia sulle indagini".
Può fare un esempio terra terra?
"Avevo fatto un emendamento sul segreto investigativo. Il segreto dell'indagine esiste fino a che la persona oggetta d'indagine non ne viene informata (la cosiddetta discovery). Una volta che le parti hanno a disposizione le carte, che non esiste quindi la necessità del segreto d'indagine, cosa si vuole tutelare? Invece vogliono che rimanda il divieto di scrivere qualsiasi notizia su "attività d'indagine", cioè anche dell'esistenza dell'indagine stessa. E' una cosa grave, che non ha paragoni nelle democrazie occidentali. Noi avevamo proposto: tuteliamo la privacy delle persone che non centrano con l'indagine, ma tuteliamo un diritto fondamentale per una democrazia com'è quello all'informazione. La loro risposta è stata: nessun emendamento su questo punto. Non si sono mossi di un millimetro".
Al bar direbbero...
"... che non gliene frega niente della privacy di chi non c'entra. Loro vogliono bloccare qualsiasi notizia su undagini e procedimenti, evidentemente quelli che interessano a loro. E per questo mettono il bavaglio a tutta la stampa".
Da uomo delle Istituzioni, da giurista: è censura?
"E pure della peggiore specie".