di Oliviero Beha
Caro Direttore,
il tempo forse è galantuomo ma evidentemente Pasquale Casillo no, almeno secondo il Pm di Salerno, dott. Filippo Spiezia, che ha appena ottenuto dal Tribunale competente il sequestro delle azioni dellâ??Avellino e della Salernitana calcio, pendendo unâ??indagine sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Poca roba, penseranno i lettori, con tutto quello che sta succedendo: crack del pallone a parte, quotidianamente ormai facciamo i conti con le azioni e le minacce del terrorismo islamico.
Mentre politicamente si riaffacciano almeno a sinistra mai sopite questioni come il rigore morale, il rischio della politica politicante e di incarichi e poltrone miracolosamente moltiplicate, una Rai di tutti sempre a repentaglio con la prospettiva di non essere alla fin fine di nessuno.
Ma perché scrivo di Casillo, e che attinenza ha, che so, con la questione morale o con la Rai, visto che almeno con Bin Laden non dovrebbe interferire? Non sarà che da un piccolo caso, appunto, tirando il capo del filo magari si possa srotolare per la pubblica opinione tutto il gomitolo? E il tempo sarebbe dunque galantuomo?
Vediamo. Nel febbraio del 2004 Pasquale Casillo, già allora tuttâ??altro che incensurato, venne invitato alla «Domenica Sportiva», dopo altre due apparizioni concentrate in programmi di Rai Sport il giorno prima. Nessuno, o quasi, ci fece caso, perché quella fu la puntata dello show sub specie milanista del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e le polemiche politiche successive sulla tracimazione mediatica del premier cancellarono dallâ??orizzonte qualunque altra considerazione.
Compresa quella, mia e di pochi altri, a voce e per iscritto, sullâ??inopportunità di tali inviti: per Berlusconi è in ballo la par condicio, per Casillo â?semplicementeâ? una questione di decenza. Decenza che il fatto che chi lo invitasse in Rai fosse stato precedentemente ospite frequente (e documentato) in una tv campana di proprietà del medesimo riduceva ai minimi termini.
Allora ero vicedirettore operativo di Rai Sport, e la ritenni una pessima trovata. Ero anche titolare di una trasmissione di servizio di qualche notorietà , «Radio a colori», destinataria di proteste degli ascoltatori per la questione Casillo. Trasmissione ovviamente chiusa qualche mese dopo. Ma questa è unâ??altra storia...
Così, nel febbraio e poi nel marzo successivo sempre del 2004, mi diedi allâ??insopportabile compito di scrivere lettere, come quel personaggio di Saul Bellow, Herzog: scrissi al Direttore di Rai Sport, al Direttore Generale il cui nome faceva allora Flavio Cattaneo, a tutto il Consiglio di Amministrazione, incluso il presidente ancora in carica e non del tutto scalciata, Lucia Annunziata, al Comitato di Redazione, allâ??Usigrai. Testardo, volevo sapere come fossimo in una â??casa di vetroâ? perché si impantanava lâ??immagine della testata, e quindi dellâ??Azienda, senza necessità apparente. Ebbi solo risposte offensive e ortograficamente eccepibili dal responsabile di testata. Dagli altri, da tutti gli altri, silenzio. Il caso Casillo semplicemente non era un caso, restava per convenienza ed ipocrisia un Casillo.
Adesso câ??è il sequestro delle azioni di Avellino e Salernitana, sequestro che impallidisce per carità di fronte -che so- a quello delle azioni della Banca Antonveneta...,anche se qualche bella prima pagina se lâ??è conquistata pure Casillo.
Mi domando, e domando ai lettori: câ??entra qualcosa questa istruttiva vicenda con una più generale questione morale? Câ??entra con lâ??immagine, e la sostanza reale, della più importante azienda di comunicazione del Paese? Câ??entra con la nuova Rai e lâ??ipotesi di cambiamento mi auguro in meglio? Câ??entra con i vecchi dirigenti? Câ??entra con i segnali da dare allâ??opinione pubblica ?Quanti altri Casillo vogliamo invitare per il futuro? E di chi è lâ??eventuale responsabilità ? Sempre di chi scrive al Direttore, come casualmente sto facendo io in questo momento?