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Articolo 21 - Editoriali
I familiari delle vittime:«Basta retorica da Bush»
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di Bruno Marolo

11 settembre 2005, l??America boccia Bush
A quattro anni dalla strage la popolarità del presidente crollata al 38%. Le famiglie delle vittime accusano: «Basta retorica». Sotto gli occhi di tutti il disastro Katrina

da L'Unità

LA BANDIERA AMERICANA sta diventando troppo piccola per George Bush. Non basta più per essere distesa come un velo pietoso sui suoi errori, nella ricorrenza dell'11 settembre. Una parte delle famiglie delle vittime è insorta contro il tentativo di usare la lotta al terrorismo per i suoi fini. L'ultimo sondaggio, com-
missionato da Newsweek, conferma che Bush è il presidente più impopolare dagli ultimi trent'anni. Il suo indice di approvazione è precipitato al 38 per cento. Soltanto Richard Nixon, con lo scandalo Watergate, era caduto ancora più in basso, al 34 per cento.
Ieri Bush ha avuto il buon senso di tacere. ? andato a messa di buon mattino, nella chiesetta protestante di St. John, di fronte alla Casa Bianca. Il pastore Luis Leon, di origine cubana, ha predicato altre volte la tolleranza a un presidente che deve il potere agli integralisti religiosi. Questa volta gli ha rivolto parole che potrebbero suonare come una critica: «Se i giovani si sono mai domandati se valesse la pena di votare, l'11 settembre e adesso l'uragano Katrina hanno dato loro una risposta».
Bush non ha battuto ciglio. Nel momento esatto in cui, cinque anni fa, il primo aereo si schiantava contro le torri gemelle, ha osservato un minuto di silenzio sul prato della Casa Bianca, mettendosi sull'attenti davanti a una telecamera. Nel pomeriggio si è imbarcato su una nave da guerra per passare la notte a New Orleans. Oggi visiterà Biloxi, la città distrutta nel Mississippi. Il disastro provocato dall'incompetenza dei suoi protetti insediati a capo dell'agenzia federale di soccorso incombe su di lui. Questa volta non ci sono Paesi da invadere per cercare nella guerra una giustificazione all'incapacità di prevenire un disastro annunciato. La poltrona del presidente è sicura fino al gennaio 2009, ma il suo programma è annegato nell'acqua fetida che ha sommerso New Orleans. La privatizzazione delle pensioni? I tagli permanenti alle tasse dei ricchi? L'occupazione prolungata dell'Iraq? Bush non ha più la credibilità per difenderli.
Coloro che pretendeva di vendicare dicono basta. A New York, alcune famiglie delle vittime del Ground Zero hanno inscenato una protesta contro il progetto di un «Museo della Libertà Internazionale» che Bush vorrebbe costruire sul terreno consacrato dal sangue dei morti. Sarebbe un pretesto per giustificare l'invasione dell'Iraq, presentandola come una risposta al terrorismo. Anthony Gardner sostiene che sarebbe un'offesa al fratello Harvey, sepolto sotto le rovine delle torri gemelle.«"Questo museo - spiega - invece di onorare i caduti trasformerebbe il ground zero in un luogo di controversie senza fine».
A Washington, il ministro della Difesa Donald Rumsfeld ha organizzato una «marcia della libertà» verso il Pentagono. Obiettivo dichiarato: «Ricordare le vittime dell'11 settembre, onorare combattenti e reduci e ribadire i valori della libertà». Chi voleva partecipare doveva registrarsi entro venerdì. L'organizzazione di tipo militare serviva a escludere i dissidenti, ma qualcuno si è fatto ascoltare ugualmente. Nemmeno Rumsfeld poteva negare la parola a Monica Gabrielle, che piange il marito morto nel World Trade Center. «Rispettate la memoria dei nostri cari - ha protestato Monica - uomini e donne innocenti sono stati mandati a morte in Iraq per una follia, usando come scusa le vittime come mio marito. Basta con le marce della libertà, è tempo di marciare per la verità».
La manifestazione promossa da Rumsfeld voleva essere una risposta preventiva alla marcia per la pace che si prepara a Washington per il 24 settembre, quando i ministri del Tesoro di tutto il mondo arriveranno per le riunioni del fondo monetario internazionale e della banca mondiale. Gli organizzatori aspettano 100 mila dimostranti. Tra i movimenti di protesta è nato Bushville.org, che intende costruire una tendopoli per gli alluvionati sul viale erboso tra la Casa Bianca e il Congresso. Il nome Bushville allude alle Hooverville, le baraccopoli dei disoccupati sorte dopo la grande crisi economica del 1929, sotto l'amministrazione inefficiente del presidente Hoover. «Una tendopoli di alluvionati sotto le finestre di Bush - affermano i promotori - sarebbe il segnale che la retorica di questo presidente sull'11 settembre non ci acceca più».

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