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Articolo 21 - Libri
L'Italia del "Federalismo criminale"
L'Italia del

di Pietro Nardiello
In questo Paese si parla tanto di mafie senza, spesso, centrare l’obiettivo principale. Manca, di solito, un’analisi precisa dei fatti con i mass media che preferiscono concentrare la propria attenzione solo sui fatti di sangue. I boss, poi, che ancora mantengono sotto scacco fette di territorio dove trovano ospitalità per la propria latitanza, vengono descritti, a torto, da penne illuminate come gli unici responsabili di tutto quello che di illecito accade nelle contrade di loro competenza assumendo, così, qualità epiche sicuramente ben lontane dalla realtà che li vede invece bravi a delinquere e ad allargare i propri affari criminali ma, senza dubbio, incapaci e allo stesso tempo impossibilitati a gestire un impero economico finanziario composto da investimenti, appalti, congiunture, transazioni, elezioni e tanto altro ancora.
In questo quadro internazionale composto da economisti, corrotti e corruttori, uomini dello Stato, deviato e non, Nello Trocchia, con il suo “Federalismo Criminale” (Nutrimenti edizione), sceglie di analizzare quella “mafia sotto casa” composta da funzionari comunali, sindaci, assessori e boss “che depredano le risorse pubbliche, riducono a deserto  i territori governando, così, intere parti del nostro territorio”.  Si tratta di un aspetto importante che le inchieste giornalistiche solitamente non affrontano perché “considerate storie di provincia” ma anche perché, aggiungiamo, guardando al servilismo strisciante dimostrato da gran parte della stampa in questi ultimi tempi si preferisce non dare fastidio ai politici locali di riferimento.
 Sono 185 i decreti di scioglimento, 182 comuni i comuni sciolti, 2 ASL e una Asp commissariate tutti emanati dal 1991 in poi da quando viene approvato il decreto nr 164 convertito poi in legge, la nr 221 del ’91 con la quale si è dimostrato quanto sia difficile auspicare in questo Paese una sana politica fatta invece di clientele, appalti truccati e summit di camorra che si svolgono a casa di sindaci o assessori o, peggio ancora, nei locali dei comandi dei vigili urbani. Una piaga trasversale che vede protagoniste le regioni del Sud,  Campania, Calabria Sicilia e Puglia ma con degli esempi negativi che raggiungono anche i comuni di Nettuno (Roma) e Bardonecchia (Torino).
Trocchia con la sua convincente analisi riporta motivazioni, nomi e cognomi di quei politici che fanno affari con la criminalità organizzata e che da essa ricevono in cambio valanghe di voti e che dopo un piccolo periodo, quando va bene, di purgatorio ritornano ad occupare le amate poltrone. Si tratta di un’inchiesta giornalistica che mette insieme le carte sempre volutamente occultate. Un ragionamento da brividi che si domanda anche come mai i funzionari, i burocrati della democrazia, coloro che movimentano le carte che hanno una conoscenza assoluta di leggi e regolamenti non siano chiamati a rispondere davanti alla Legge per quanto commesso così come i politici.
Un libro scritto con ottima tecnica giornalistica, provocatorio che, giustamente, non fa sconti a nessuno. Un testo con il quale riflettere, indignarsi e grazie al quale provare a costruire una società più etica. Questo libro, infine, subito dopo la sua uscita nelle librerie avrebbe dovuto scatenare ulteriori inchieste e dibattiti ma, invece, tutto tace proprio come si conviene nella migliore tradizione del buon giornalismo italiano.

Nello Trocchia
Federalismo criminale
collana: Igloo
pp. 384
€ 15.00
prima edizione maggio 2009
Nutrimenti editore

 

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