di Bruno Marolo
da L'UnitÃ
QUASI 50 CADAVERI sono stati trovati nell'ospedale di New Orleans, dove secondo il racconto di una dottoressa e di una infermiera i malati terminali bloccati dall'alluvione sarebbero stati messi a morte con iniezioni di morfina. Un magistrato ha ordinato di pro-
cedere alle autopsie, ma nel caos della città distrutta nessuno sembra ansioso di scoprire la verità . Il portavoce dell'ospedale, Steven Campanini, ha dichiarato che alcuni pazienti sono morti prima dell'uragano. «Nessun decesso - ha proseguito - è stato causato dalla mancanza di acqua, cibo o elettricità per gli impianti». Per ora una cosa è certa: per 6 giorni, centinaia di malati sono rimasti isolati nell'ospedale invaso dai profughi, in condizioni igieniche disastrose, in attesa di un soccorso che non arrivava. Gli elicotteri della protezione civile si posavano sul tetto, ma solo per scaricare altri malati. Per sei giorni nessuno ha nemmeno tentato di portare in salvo i pazienti dell'ospedale.
Le responsabilità del governo sono sempre più evidenti e ieri Bush se ne è assunto una parte. Le indicazioni sul numero dei morti sono confuse. Un funzionario dello stato della Louisiana ha dichiarato che ne sono stati trovati 45, mentre secondo l'amministrazione dell'ospedale 44 sono stati raccolti all'interno e tre all'esterno. Le autorità evitano ogni riferimento all'eutanasia, che in Louisiana è punibile con il carcere. Il Mail On Sunday di Londra ha citato le ammissioni di William McQueen, un funzionario dei servizi di emergenza: «Coloro che non avevano speranza di sopravvivere sono stati addormentati con iniezioni di morfina e abbandonati in una stanza buia a morire». Una donna medico e una infermiera hanno raccontato allo stesso settimanale: «Abbiamo diviso i pazienti in tre categorie: quelli che erano in condizioni di sopravvivere, coloro che avevano bisogno di cure urgenti, e i moribondi. In pochi secondi dovevamo decidere tra vita e morte». La dottoressa ha aggiunto: «Ho iniettato la morfina ai pazienti in agonia. E quella sera ho chiesto a Dio di avere pietà della mia anima».
Nessun giornale americano ha pubblicato questo racconto. Ma da altre testimonianze si comprende come l'ospedale fosse diventato l'anticamera dell'inferno. Il Memorial Medical Center di New Orleans ha 317 posti letto. Secondo Dave Goodson, direttore amministrativo, dopo l'alluvione hanno trovato rifugio nelle corsie duemila pazienti e 500 membri del personale, con le famiglie. «Molti impiegati dell'ospedale - ha raccontato Goodson - hanno portato coniugi e figli, pensando che sarebbero stati al sicuro. C'erano molti bambini. Entro martedì sera è diventato chiaro che l'ospedale doveva essere evacuato al più presto. Il generatore ha cessato di funzionare ed eravamo tutti sudati per la mancanza di aria condizionata. Mercoledì abbiamo i serbatoi dellâ??acqua erano quasi vuoti. La Guardia Nazionale è venuta in nostro aiuto ma ha dovuto andarsene per fermare i saccheggi. Abbiamo portato i pazienti sul tetto sperando che gli elicotteri li prelevassero, ma questo non è avvenuto e abbiamo dovuto riportarli in corsia». Joanne Lalla, infermiera di Oncologia, ha descritto la situazione così: «Eravamo come un ospedale da campo in guerra. Non potevamo dare medicinali ai pazienti perchè non era possibile una distribuzione regolare. I posti nell'obitorio sono stati presto esauriti, e abbiamo accatastato i morti nella cappella».
Mentre questo accadeva George Bush faceva i complimenti per il «magnifico lavoro» al direttore per la protezione civile Michael Brown, che in seguito si è dimesso. Ora finalmente ammette: «Vi sono stati gravi problemi a tutti i livelli. Nella misura in cui il governo non ha fatto bene il suo lavoro, la responsabilità è mia».