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Articolo 21 - Editoriali
«Rischia la democrazia, lâ??Italia deve sapere»
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di Federica Fantozzi

Prodi indica la strategia dellâ??Unione: bloccheremo il Parlamento per fermare la truffa elettorale
«Gli italiani saranno dalla nostra parte». Fassino: andremo da Ciampi a denunciare lâ??imbroglio

da L'Unità

«UN FURTO DI VOTI, della vittoria, della volontà popolare che con il referendum del â??93 si è espressa a favore del maggioritario». Venti minuti di buon mattino davanti a oltre 150 parlamentari: è quanto serve a Romano Prodi per chiamare alle armi lâ??Unione e «gli
italiani che hanno a cuore la democrazia» contro il blitz sulla legge elettorale. Due le armi in questione: Parlamento bloccato dallâ??ostruzionismo a tutto campo, Finanziaria compresa, e manifestazioni in piazza.
Il capogruppo Ds Violante annuncia in aula lâ??ostruzionismo: «Vi chiediamo di ritirare la proposta o metteremo in atto tutti gli strumenti possibili perché questa vergogna non venga approvata». Si comincia subito: a fine giornata il numero legale sarà mancato cinque volte, lâ??ultimo salutato dallâ??applauso dellâ??opposizione.
Lâ??Unione ha discusso sulle modalità del filibustering, decisione che Prodi nel suo intervento alla Sala della Regina di Montecitorio aveva demandato ai gruppi parlamentari. Ma ancor prima della capigruppo si è optato per la linea dura: nessuna deroga, né per Finanziaria né per la legge sul risparmio, la posta in gioco non lo consente e le responsabilità «stanno dallâ??altra parte».
Nellâ??assemblea il leader del centrosinistra denuncia: «La maggioranza ha perso il diritto di chiamarsi Casa della Libertà, questo è un colpo di mano». Dopo aver sollecitato deputati e senatori a «impegnarsi al massimo con tutti gli strumenti regolamentari» si dice certo che a fianco ci saranno «i cittadini che appoggeranno la vostra battaglia, la vostra resistenza».
Dove e quando si espliciterà questo linguaggio bellico? Prodi indica già una data, quella del 16 ottobre: «La destra ha trasformato le primarie in un atto di difesa della democrazia». Ecco che lâ??azzardo proporzionalista della CdL ha già raggiunto un risultato: trasformare le primarie unioniste in un referendum sul sistema elettorale. Paolo Cento lo dice chiaro e tondo: «Ã? cambiata la natura, il senso. Vanno trasformate in una mobilitazione di massa in difesa della democrazia». Il capogruppo dei Verdi però è mobilitato anche in difesa di quello che definisce «un elemento aggiuntivo»: la sopravvivenza del suo partito, messa a rischio dalla spranga del 4% e dallâ??alleggerimento del premio di maggioranza.
Cento è pronto «ad andare oltre il regolamento, vi ricordate cosa ho fatto in passato? Quella legge non passerà». Si affacciano immagini di aule presidiate e commessi impegnati nel sollevamento deputati. Anche Clemente Mastella, sebbene proporzionalista convinto, giura di essere allineato con Prodi e rinuncerebbe alle primarie causa stato di necessità: «Primum vivere». Il capo della coalizione però «garantisca i piccoli con un atto politico, faccia gli apparentamenti, la lista Prodi, rimetta in campo lâ??Ulivo...».
Piero Fassino ribadisce lâ??intenzione di appellarsi a Ciampi e invita i moderati della CdL a ripensarci: «Casini, Follini e Tabacci non avallino una truffa ai danni della democrazia». Una legge che Rutelli definisce «una violenza, unâ??astuzia prepotente messa in atto per recuperare una maggioranza che non hanno più nel Paese».
In Transatlantico per ora non si respira preoccupazione spasmodica. Colpa delle assenze, del clima da fine legislatura (50 i giorni di lavori parlamentari residui, secondo Il Sole 24ore), della suggestione che si tratti di una polpetta avvelenata di Berlusconi allâ??Udc. Tanto che, mentre nellâ??Unione si dibatte del presidente della Camera non tanto super partes sullâ??argomento, il Dl Beppe Fioroni scherza: «Fuoco su Casini? Ã? come sparare su San Sebastiano già trafitto. Lâ??ostruzionismo vero lo faremo noi in pochi, loro nella totalità se non hanno pulsioni suicide...». Già: il voto segreto, inevitabile vista la materia, apre il capitolo franchi tiratori. Anche se a sinistra tutti giurano obbedienza e fedeltà.

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