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Salviamo il regista Jafar Panahi dalla morte
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di Ahmad Rafat *

Salviamo il regista Jafar Panahi dalla morte

Jafar Panahi, Leone d'Oro con "Il Cerchio, è in carcere dal primo marzo. Jafar Panahi è "accusato" di aver iniziato le riprese di un film senza aver ottenuto le necessarie autorizzazioni. Panahi, membro assente della giuria del Festival di Cannes, ha iniziato domenica, nel carcere di Evin dove è detenuto, uno sciopero della fame totale a tempo illimitato. Dal carcere Jafar ha fatto pervenire una lettera.

"Sabato sera gli agenti hanno fatto irruzione nella cella numero 56 dove sono detenuto assieme ad altri, facendoci uscire e costringendoci a passare la notte nel cortile. Il giorno dopo mi hanno condotto all'interrogatorio, accusandomi di aver filmato la vita nella cella. Una notizia del tutto priva di ogni fondamento. Hanno minacciato di arrestare la mia intera famiglia e di rinchiudere mia figlia in un carcere poco sicuro a Rajai Shar.  Da allora non ho toccato ne cibo e ne acqua e continuerò a non toccare cibo o acqua perché non voglio essere sottoposto come un topo da laboratorio a torture fisiche e psichiche per ammettere colpe che non ho. Continuerò il mio sciopero della fame fino a quando non:
1 - incontrerò i miei familiari e non avrò certezza sulla loro incolumità
2 - riuscirò a parlare dopo 77 giorni di detenzione, con il mio legale
3 - sarò liberato senza condizioni fino al processo e la sentenza finale.
Giuro sul cinema in cui credo che fino a quando queste mie richieste non saranno accolte, non toccherò ne cibo e ne acqua, chiedo solo che dopo la mia morte il mio corpo sia consegnato alla mia famiglia per essere sepolto dove loro riterranno più opportuno".

Chi, come me, conosce da vicino Jafar Panahi, non ha dubbi che questo grande regista e uomo generoso, manterrà le sue promesse e continuerà lo sciopero della fame, fino a quando non saranno accolte le sue richieste. Nessuno di noi, amici di Jafar, ha dubbi che lui continuerà fino alla morte, se queste richieste non saranno accolte. La vita di questo grande regista che ha regalato al mondo capolavori cinematografici è seriamente in pericolo. Jafar non è l'unico che rischia di uscire dal carcere di Evin in una bara. Sono oltre 50 i detenuti politici condannati a morte che attendono nel carcere di Evin, e nelle altre carceri della Repubblica Islamica, l'esecuzione della pena.

Qualche giorno fa cinque detenuti politici sono stati impiccato nel carcere Evin di Teheran, tra l'indifferenza generale dei media e dei governi occidentali. Il governo di Mahmoud Ahmadinejad, con l'esecuzione dei 5 detenuti politici, ha voluto lanciare un messaggio chiaro all'Occidente, e un altro agli iraniani. All'Occidente ha voluto dire che non intende cedere alle pressioni politiche e di voler proseguire sulla sua strada ignorando le condanne della comunità internazionale. Il messaggio per gli iraniani, alla vigilia del primo anniversario delle elezioni truffa e l'inizio dell'Onda Verde, era una minaccia: chiunque protesti, anche pacificamente, potrebbe finire sulla forca.

Per fermare il boia in Iran, per salvare Jafar Panahi dalla morte lenta, per porre fine all'agonia di centinaia di detenuti politici, serve una mobilitazione internazionale. TUTTI IN PIAZZA PER SALVARE LA VITA DI JAFAR PANAHI. Il mondo della cultura, il mondo dello spettacolo, i giornali e i giornalisti si facciano carico di una mobilitazione a favore di Jafar Panahi, convocando SUBITO a Roma una manifestazione. TUTTI IN PIAZZA PER ESPRIMERE LA NOSTRA SOLIDARIETA' A JAFAR PANAHI e gli altri detenuti politici iraniani.

*Giornalista iraniano e membro del direttivo dell’Information,Saftey & Freedom

 


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