di Ahmad Rafat *
Jafar Panahi, il noto regista iraniano arrestato assieme all'altro stimato regista di documentari, Mohammad Rasoulov, si trova in una cella del famigerato carcere Evin di Teheran. Jafar è stato arrestato a casa sua, assieme alla moglie, la figlia e 15 colleghi. Altri sono stati rilasciati dopo qualche giorno, ma l'autore di "Il Cerchio" , vincitore a Venezia di un Leone d'Oro, a tanti altri capolavori, si trova ancora in cella con l'amico e collega Mohammad. Oggi, l'8 Marzo, giornata internazionale della donna, è stato impedito di lasciare il paese alla più grande poetessa iraniana, Simin Behbahani. Simin, malgrado l'età avanzata, aveva accettato l'invito del sindaco di Parigi di recarsi nella capitale francese per partecipare alla Giornata internazionale della Donna. Il governo di Mahmoud Ahmadinejad ha deciso di dichiarare guerra alla cultura.
L'arresto di Jafar Panahi, stimato in tutto il mondo e definito da molti un genio del neorealismo, non può e non deve essere lasciato solo. Il suo coraggio è stimato da tutti i suoi colleghi iraniani.
"Jafar da anni è in carcere, solo che questa volta lo hanno rinchiuso in una cella", commenta Bahman Ghobadi, l'altro noto regista iraniano, che con il suo ultimo film realizzato in Iran ha ottenuto il premio della sezione "Un Certain Regard" all'ultimo festival di Cannes. Ghobadi dopo aver realizzato "I Gatti Persiani" , un film sul mondo della musica underground in Iran, ha dovuto lasciare il paese e stabilirsi all'estero. "Ormai gli artisti, e non solo i cineasti, tutti vivono imprigionati in Iran, anche se non sempre rinchiusi in una cella", aggiunge Ghobadi. Quando un regime ha paura dei suoi artisti, vuol dire che non ha più l'appoggio della società, dice in conclusione Ghobadi, il quale si associa alla richiesta di lanciare un appello alla RAI e altre reti televisive di inserire quanto prima nel loro palinsesto i film di Jafar Panahi, come un gesto di condanna per il suo arresto e come forma di sostegno agli uomini di cultura che in Iran si battono per una società pluralista e democratica.
"Jafar Panahi è stato eroico, niente e nessuno gli ha impedito di dire la verità", ha commentato Shirin Neshat, la regista di "Donne senza Uomini", il film nelle sale il prossimo 12 marzo, che all'ultimo festival di Venezia si è aggiudicato il Leone d'Argento per la migliore regia. "Stanno facendo tutto quello che possono per intimidire gli artisti, per farli tacere, molti però come Panahi, che è una persona meravigliosa, si rifiutano", aggiunge Shirin Neshat, anche lei sostenendo la proposta di inserire nella programmazione televisiva italiana i film di Panahi.
Per Babak Payami, anche lui Leone d'Argento a Venezia per la migliore regia con "Il voto è segreto", è "quasi un dovere far rivedere i film di Jafar Panahi". "E' la forma più diretta per esprimere la nostra solidarietà con Panahi e Rasulov e il modo più intelligente per far capire al regime iraniano che non si può imprigionare l'arte, la cultura e il cinema che parlano un linguaggio universale".
La proposta congiunta di Articolo21 e l'Iniziativa per la Libertà d'Espressione in Iran di chiedere all'emittenza pubblica, ma anche a quella privata, di programmare film di Jafar Panahi, ha raccolto immediatamente l'adesione del mondo artistico e cinematografico iraniano, ora tocca alla RAI e alle televisioni italiane, di aderire a questa iniziativa, impedendo al governo iraniano di mettere il bavaglio al cinema.
* Portavoce dell'Iniziativa per la Libertà di Espressione in Iran