di Francesco Caccavella
Anche oggi George Orwell avrebbe materiale per una riedizione aggiornata di 1984. L'industria informatica è pronta a diffondere su larga scala un meccanismo che, inserito direttamente nell'hardware del computer, avrà il compito di selezionare quali programmi e contenuti (musica, video, software, documenti) possano essere eseguiti sul pc e quali no. Si chiama Trusted Platform Module (TPM) ed è un sistema di gestione dei contenuti digitali sviluppato dal Trusted Computing Group (TCG) che raggruppa in un unico organismo i più grandi produttori di software e hardware mondiali: Dell, IBM, HP, Intel, Trend Micro, Toshiba, Microsoft e decine di altri.
La parola d'ordine è 'trust', fiducia. Attraverso la cooperazione di hardware e software, i computer potranno scegliere quali sono i contenuti "trusted", affidabili, e quali no, permettendo ai primi di eseguirsi e installarsi e ai secondi di rimanere bloccati senza eseguirsi. Per alcuni è la soluzione definitiva alla sicurezza degli utenti, costantemente sotto l'attacco dei virus; per altri si tratta una delega in bianco ai produttori di software tale da lasciarli decidere cosa fare e cosa non fare con il computer altrui.
L'entusiasmo dell'industria nel Trusted Computing Group ha rimesso in moto i movimenti più libertari della rete, gli stessi che avevano combattuto, con grande successo, la direttiva sui brevetti software dell'Unione Europea. Siti e mailing list cominciano a popolarsi di documenti, informazioni scorrono sulle chat e sui forum. Anche in Italia c'è da alcuni giorni un gruppo impegnato a diffondere i rischi della Trusted Platform. "Siamo partiti in meno di due settimane - spiega a Repubblica.it Riccardo Tortorici, uno dei fondatori del sito no1984.org . "Da una discussione su una mailing list abbiamo dato vita al gruppo, poi da cosa nasce cosa". E sono sorti così un sito, una lista dedicata e un canale di chat.
Il gruppo no1984.org (dal nome del romanzo di George Orwell in cui si immagina un futuro controllato da un grande fratello tecnologico e silenzioso) ha subito iniziato a tradurre tutti i documenti sull'argomento e per il futuro sono previsti progetti di comunicazione e una nuova struttura del sito. I domini sono stati regalati da un partecipante al progetto e gli strumenti informatici messi a disposizione dal Linux User Group di Prato. Si sbaglierebbe a pensare che i membri del gruppo siano tutti fanatici di Linux, il sistema operativo open source. "Ci sono utenti di tutti i sistemi operativi", spiega Tortorici. "La comunità è unita per combattere quello che crediamo sia una violazione dei diritti dell'uomo: ossia la possibilità di scegliere cosa installare e cosa utilizzare sul proprio computer".
La comunità italiana è in buona compagnia. La Free Software Foundation ha subito ribattezzato il motto Microsoft Trustworthy Computing (informatica affidabile) in Treacherous Computing (informatica inaffidabile), sottolineando come delegando ad altri, e non più all'utente, di decidere cosa sia 'affidabile' e cosa no, si rischi di far controllare il computer dalle decisione dei produttori di software e di hardware.
Il Trusted Computing Group tenta di rassicurare gli utenti e getta acqua sul fuoco. La piattaforma di controllo sarà utilizzata esclusivamente per bloccare i programmi nocivi e pericolosi e per aumentare la sicurezza del computer. Non solo: aumenterà la sicurezza dei dati sensibili conservati sui server, l'affidabilità delle password e delle firme digitali. In più potrà essere disabilitata su richiesta e attivata solo con il permesso dell'utente. Anche Windows Vista, il sistema operativo successore di Windows XP previsto per il 2007, integrerà un sistema Trusted Platform. Il disco su cui vengono conservati dati e documenti potrà essere cifrato attraverso chiavi d'accesso conservate sull'hardware, rendendo impossibili accessi non autorizzati, sia via software sia fisici.
Legittimo o non legittimo, il Trusted Platform Module è già realtà . I grandi produttori di hardware stanno dotando processori, schede video, schede di rete di tanti Fritz chip, dal nome del senatore californiano che ingaggiò anni fa una battaglia per promuoverne l'obbligatorietà su tutta l'elettronica di consumo. Ad oggi il Fritz chip equipaggia silenziosamente poco meno di dieci milioni di computer. Un rapporto IDC ne segue i grandi successi: nel 2010 il 95 per cento dei sistemi sarà Trusted Platform. A meno di imprevisti.
*tratto da Repubblica