di Elisabetta Viozzi
Se gli immigrati riusciranno ad ottenere i famosi punti, o crediti, come vengono definiti nel provvedimento, otterranno l’ambito premio alla fine del concorso, il diritto a vivere in Italia legalmente. E’ quello che viene definito accordo di integrazione: chi lo firma si impegna a conseguire entro due anni una conoscenza più che elementare dell’italiano e una conoscenza “sufficiente” dei “principi fondamentali della Costituzione”, delle ”istituzioni pubbliche” e “della vita civile in Italia”. Per farlo, ci sarà un mini-corso gratuito e obbligatorio di “formazione civica”. Alla fine un test di verifica. Le modifiche rispetto alla formulazione precedente sono in favore degli stranieri: se infatti in origine si prevedeva che all'ingresso l'immigrato partisse dalla soglia di zero punti ora chi entra può godere già di un 'bonus' di 16 crediti. Inoltre, grazie al ministro Meloni, saranno esentati quei giovani che hanno completato il ciclo della scuola dell'obbligo, di per sé chiaro segnale di integrazione. Il ministro Carfagna invece ha ottenuto l'esenzione per i disabili e per le vittime della tratta di esseri umani. Però, secondo Livia Turco, presidente del Forum Immigrazione del PD, il permesso di soggiorno a punti rischia di essere solo un ostacolo per l'integrazione.