di Michele Mezza
La notizia è di quelle apparentemente minuscole, che scivolano fra le righe delle agenzie specializzate. Di quelle che non sollevano clamore, ne inducono allâ??attenzione. Dal prossimo anno BSkyB, lâ??impero inglese di televisione satellitare, di proprietĂ di Rupert Murdoch, trasmetterĂ in simulcast lâ??intera sua programmazione. DistribuirĂ , cioè, in diretta, anche su internet i contenuti dei suoi canali. E chi se ne frega, verrebbe da dire, pensando ai guai che abbiamo in casa. In realtĂ , se non vogliamo procurarci unâ??altra rigogliosa stagione di convegni e dibattiti dove discutere sul come e il perchĂŠ la comunicazione audiovisiva della gloriosa Europa sia caduta nelle mani di un vecchio australiano, dovremmo alzare entrambe le sopracciglia.
La mossa di BSkyB giunge infatti nel pieno di una vera rivoluzione culturale avviata da Murdoch nei mesi scorsi. â??Il vecchioâ?, dimostrandosi decisamente piĂš vitale di molti pensosi strateghi della comunicazione europea, nella primavera scorsa, lo facemmo notare senza suscitare grandi brividi, partecipò ad un meeting sulla convergenza multimediale ad Atlanta e da lĂŹ lanciò la sua sfida: ho sbagliato ad ignorare la rete- disse- da oggi il mio gruppo deve diventare il motore della convergenza fra TV e Internet.
Un vero urlo di battaglia. Da allora non sono mancate le occasione in cui Murdoch non abbia continuamente richiamato i suoi vertici, soprattutto giornalistici, a riconvertire sulla rete processi produttivi, linguaggi, figure professionali, modelli organizzativi, alleanza editoriali. Con il candore di chi sa che non rischia nulla, lo stesso capo della News Corporation ha indicato i due obbiettivi di massima dellâ??operazione : modernizzare il ciclo produttivo per ridurre vertiginosamente i costi ; agganciare una nuova leva di utenti, che ridia una base sociale alla sua offerta.
Internet è una cultura che riclassifica gli alfabeti. Non solo per velleitĂ intellettuali, ma soprattutto per strategie industriali. Cioâ?? fino ad ora è stato vero per gironi piĂš esterni rispetto al mondo dellâ??informazione e dellâ??intrattenimento: è stato vero per lâ??intera filiera informatica, per il ciclo delle telecomunicazioni, per i segmenti del sapere applicato. Con Murdoch la nuova cultura irrompe nel nostro campo: investe la televisione e non la lasciare certo intatta. Immaginiamo unâ??operazione tipo MTV moltiplicata per mille.
Ma Murdoch mira anche ad un altro traguardo: la convergenza fra rete e Tv, piĂš in generale fra le culture on line e i canoni giornalistici al momento è ancora allo stato nascente. Siamo , diciamo per fare un paragone con lâ??industria del cinema, alle prima sperimentazioni dei fratelli Lumiere . Quando si pensava che con il proiettore ogni famiglia francese avrebbe potuto produrre i suoi documento filamati. Murdoch si candida ad essere nella convergenza multimediale quello che Thomas Edison fu per gli albori del cinema quando , nel 1903, stabilizzò il modello di business di quellâ??eccentrico fenomeno , fondando la prima casa di produzione e la prima catena di cinematografi. Edison diede allora un anima e un senso comune al cinema. Murdoch mira ad essere lui lâ??architetto dei nuovi processi industriali dellâ??informazione di convergenza, selezionando, e rendendola oggettiva, unâ??organizzazione e una cultura del lavoro in rete.
Nella piĂš assoluta solitudine. In un deserto dove figure professionali, sistemi culturali, istituzioni nazionali, tradizionai civili,sindacati di categoria, non sanno ancora darsi una propria bussola di navigazione nel nuovo mondo. E non può non destare allarme persino quanto abbiamo letto nei giorni scorsi sui giornali, ossia che Murdoch non solo si appresta a mutare la sua cassetta degli attrezzi, ma avrebbe in conto di mutare persino anima, spostandosi dal campo conservatore a quello progressista, come lascia intendere il suo feeling maturato con la famiglia Clinton. Una scelta che si combinerebbe lucidamente con lâ??ambizione di diventare uno dei principali gruppi di produzione per la rete : se su internet ci sono giovani libertari allora diventiamo anche noi giovani e libertari.
Sembra questo la pragmatica filosofia dellâ??australiano Tutto puoâ?? cambiare ma non la geometria del potere basato sul controllo della comunicazione . Potrebbe essere lâ??ennesimo incubo da grande complotto, ma potrebbe persino essere verosimile. Proviamo a dargli unâ??occhio.Magari tenendo presente, quando si discute di Rai e di sistema paese , quali siano oggi i competitori di unâ??idea pubblica e partecipata della comunicazione.