di Ninni Andriolo
Prodi: Tremonti farà una finanziaria disperata. Fassino: subito le elezioni, si voti a novembre
da L'UnitÃ
ABBIAMO CAPITO Il leghista Gibelli ha parlato chiaro e ha denunciato, senza peli sulla lingua, che quel «ragioniere torinese» dellâ??ex ministro Siniscalco devâ??essere amico - se non altro per ragioni geografiche - di quellâ??altro torinese di Piero Fassino. Eccola la
spiegazione della piena che preme sugli argini del centrodestra, come fossero quelli del fiume Po dopo mesi di pioggia, rischiando di frantumarli. Quel messaggio di dimissioni spedito al Cavaliere - «Caro Presidente, sono in dissenso quasi su tutto» - è stato scritto da Siniscalco, ma è stato ispirato dal segretario della Quercia. Lo lascia intendere il capo dei deputati del Carroccio che ieri, nellâ??Aula di Montecitorio, ha dato il ben servito «senza rimpianti» allâ??ex ministro dellâ??Economia facendo aleggiare il sospetto di un Siniscalco quinta colonna degli unionardi. Divagazioni di chi cerca di far scambiare il giorno con la notte. Era stato Fassino, dâ??altra parte, ad imporre la discussione sul caso Siniscalco chiedendo la parola a Casini allâ??inizio della seduta. Da lì aveva preso le mosse un dibattito non previsto dallâ??ordine del giorno, ma imposto dalle vicende della notte precedente. Le dimissioni del ministro dellâ??Economia? Dimostrano «il collasso di una maggioranza che non riesce a ritrovare la bussola», aveva denunciato il segretario Ds. Berlusconi faccia «un atto di responsabilità », quindi. Prima si presenti «in Parlamento» poi «si dimetta» permettendo elezioni anticipate «a metà novembre» e «un governo vero» che vari la Finanziaria entro lâ??anno. Il leader della Quercia, poi, aveva inviato un biglietto a Follini, prima che questi prendesse la parola in Aula: «Caro Marco bisogna prendere atto che questa maggioranza non câ??è più e che la cosa più giusta da fare sarebbe andare alle elezioni subito». Fassino aveva concordato via telefono la posizione da assumere con Prodi, Rutelli e gli altri leader dellâ??Unione. «Oggi cala definitivamente il sipario sul governo», annunciava alla Camera, dopo il leader Ds, il presidente della Margherita. Da Milano, nel frattempo, Romano Prodi chiedeva «a nome di tutta lâ??Unione» le dimissioni dellâ??esecutivo e nuove elezioni, senza passare attraverso le maglie dei «governi tecnici». Un â??Berlusconi fatti da parteâ? rilanciato anche da Pdci, Rifondazione, Verdi e Udeur. E che stamattina troverà sponda nel vertice del centrosinistra. Dalla sponda del Polo, ieri, se ne sentivano di tutti i colori in Parlamento. «Se lâ??opposizione ritiene che le dimissioni, pur importanti, di un ministro importante, significhino lo scompaginamento della maggioranza, sappia che si sbaglia», si rassicurava lâ??An La Russa. «Nel catastrofismo della sinistra sono stati dimenticati volutamente i dati ottimistici sull'occupazione che dimostrano che il nostro Paese riesce ad avere delle straordinarie performance», si consolava il forzista Elio Vito. Dalle dune del deserto delle ovvietà svettava il significato politico dellâ??intervento in Aula di Marco Follini. Primo: le dimissioni di Siniscalco «non possono essere derubricate a fatto burocratico». Secondo: «Questa è l'ultima occasione per un chiarimento vero e non finto nella maggioranza. Chiedo al Presidente del Consiglio di non sprecare questa occasione». Traducendo: â??io non affondo la lama dentro una ferita che sanguina, offro il mio contributo per fare uscire la Cdl dai pasticci. Questo, però, significherà prendere sul serio le richieste dellâ??Udc su legge elettorale, finanziaria e leadershipâ?. Un fattore di debolezza, la costrizione a non rompere con il Polo, rilanciato da Follini come arma per uscire dallâ??isolamento di questi giorni. Nel pomeriggio, poi, Follini avrebbe posto il problema Berlusconi in modo più esplicito. Avrebbe detto che il Cavaliere «non è il miglior candidato» da contrapporre a Prodi e avrebbe incassato dal premier lâ??ok sulle primarie per la leadership Cdl. Vento di crisi di governo con il caffè della mattina e accordo ritrovato nel Polo con il the del pomeriggio? «Sì» a Tremonti e «no» a Fazio con la benedizione di tutti? Non proprio, perché se Berlusconi scarica il Governatore, lâ??udc Giovanardi e il leghista Calderoli non si adeguano. Insomma, la toppa Tremonti non sembra in grado di nascondere la falla aperta dal caso Siniscalco. E lâ??Unione rimane incredula di fronte a un ministro dellâ??Economia licenziato e riassunto nel volgere di pochi mesi, come fosse una badante. «Passiamo dalla padella alla brace - commenta Fassino - Tremonti è il principale responsabile del disastro del Paese. La sua nomina è un atto di arroganza». Anche per Dâ??Alema sarebbe «meglio andare immediatamente alle elezioni». E se Arturo Parisi avverte che «Berlusconi dà il meglio di sè quando è disperato», Prodi spiega che «il ritorno al passato non porta vantaggio ma dolore», che non basta «la sostituzione di un ministro» e che, anzi, «siamo già in crisi istituzionale». Qui, conclude, «si distrugge l'Italia».